Il Salotto - Intervista a Massimo Beccarelli, professore e critico letterario: su Twitter si può (e si deve) fare cultura

Promotore del Premio Letterario La Quara di Borgotaro (PR), giunto quest'anno alla sua terza edizione, con una giuria raffinata composta da giornalisti di quotidiani nazionali e blogger di fama, professore di Lettere presso un istituto comprensivo parmigiano, ma anche critico letterario per Gazzetta di Parma e L'Espresso, Massimo Beccarelli è un uomo pieno di sana sete culturale e grandi energie per diffonderla e stimolarne negli altri.

Negli ultimi anni è stato tra i primi e più attivi promotori della discussione letteraria social che oggi anima quotidianamente Twitter, con hashtag celebri come: #iversicheamo, #classicidaleggere, #bibliotecaideale.

Lo abbiamo incontrato e intervistato per scoprire come si può parlare di libri (e magari contagiare l'amore per essi) attraverso i social media.


Ciao Massimo,
grazie per aver accettato di rilasciare quest’intervista a Critica Letteraria.


Lavori come professore di Lettere in un istituto comprensivo di Borgotaro (PR) e scrivi di libri e social per L’Espresso e Gazzetta di Parma. Come hai scelto questa professione e come è nata la collaborazione con L’espresso e la Gazzetta?

Ho iniziato a pensare di fare l’insegnante durante gli ultimi anni di Liceo Scientifico. Avevo un ottimo insegnante di lettere, che mi ha fatto appassionare allo studio della letteratura, della storia e del latino. La scelta di frequentare Lettere è venuta di conseguenza, come la decisione di proseguire con le scuole di Specializzazione per l’insegnamento secondario. È un lavoro impegnativo, ma che dà anche tante soddisfazioni. Il rapporto con i giovani è sempre molto stimolante, e ti mette continuamente in discussione, richiedendo di sperimentare sempre nuovi metodi e nuovi approcci per relazionarsi con loro nel modo corretto.
La collaborazione con i giornali è nata negli ultimi anni, a seguito della mia attività sui social network. In particolare, la Gazzetta di Parma mi ha contattato dopo avermi fatto alcune interviste legate al successo dei miei hashtag culturali. Con L’Espresso si tratta di una collaborazione nata negli ultimi mesi. Ho avuto modo di entrare in contatto con il Direttore del sito, che mi ha proposto di occuparmi di letteratura e social network sul blog “Letture Social”.

Sei stato tra i primi a fare cultura attraverso Twitter e più in generale i social media, ideando e rilanciando hashtag divenuti celebri come #classicidaleggere, #iversicheamo e #Culturanegliaccountpopolari. Oggi, i libri sono tra gli argomenti principali discussi su Twitter, grazie anche ad account come @casalettori e @Avverbiamente. A tuo parere, come si possono coniugare social media e letteratura-cultura? È possibile parlare di libri in 160 caratteri?  E qual è il modo migliore per farlo?

Sì, effettivamente sono stato uno dei primi a parlare di cultura su Twitter, quando ancora la cosa poteva destare “scalpore”. Allora si segnalava già l’attività di Francesca Chiusaroli con #scritturebrevi, e quella della Fondazione Cesare Pavese e di hashtag come #Leucò. Si sono fatti passi da gigante in questo senso, anche grazie agli account che segnalavi, e non passa giorno che non si parli di cultura e lettura su Twitter.
Ho sempre creduto, e credo sempre più fermamente, che sia possibile fare cultura sui social network. Lo scopo di questi strumenti deve essere quello, prima di tutto, di suscitare interesse e fare avvicinare l’utente al libro. Si può e si deve parlare di libri anche in 160 caratteri, ma questo non deve sostituire l’esperienza di lettura vera e propria, che non può essere elusa. Twitter è utilissimo per condividere saperi, confrontare le proprie esperienze di lettura e, perché no, anche di scrittura, favorendo la crescita di tutti.

Per Gazzetta di Parma curi il blog Lettore di Provincia: come scegli i libri da recensire? Quali sono quelli che apprezzi di più?

In genere, recensisco i libri che mi colpiscono per varie ragioni. Si può trattare di libri famosi e bestseller, ma anche di autori emergenti, alla prima esperienza di scrittura, talvolta persino autori che si sono autopubblicati. Come dicevo, l’unica regola che seguo è parlare di libri che ho apprezzato, per la forma o per il contenuto. Non amo particolarmente le stroncature, perché ritengo che ogni autore riversi nel proprio testo tanto impegno e passione.
In questi casi preferisco non parlarne. Non c’è un genere che prediligo in particolare, ma difficilmente mi appassiono a racconti di fantascienza, se non in rari casi.

Da professore di Lettere, come si insegna ai ragazzi (se lo si può realisticamente fare) ad amare i libri e la cultura? Quali sono le letture che consigli ai tuoi studenti?

Non è mai facile trasmettere la passione per la lettura. Personalmente non amo imporre specifici libri da leggere, ma preferisco dare ai ragazzi una “rosa” di libri tra cui scegliere. Ritengo, d’accordo in questo con Pennac, che la lettura non accetti eccessive imposizioni, ma debba essere un piacere da coltivare in libertà. Insegnando in una scuola media, in genere propongo ai miei alunni libri adatti alla loro età, indipendentemente dal fatto che siano classici o moderni.
Li invito inoltre a frequentare la biblioteca comunale, dove possono trovare i testi da leggere.

Quali sono i libri e gli autori che hanno un posto speciale nella tua biblioteca?

È difficile citare solo alcuni libri e alcuni autori. Sarebbe riduttivo. Mi vengono in mente decine e decine di titoli. Dovendo però fare una scelta, tra i classici non posso non citare Dante Alighieri e la sua “Divina Commedia”, “Senilità” di Italo Svevo e “Il Piacere” di Gabriele D’Annunzio. Tra gli autori del ‘900 ho sempre amato molto Dino Buzzati, in particolare i racconti, oltre a “Il segreto del bosco vecchio” e “Un amore”, ed Elsa Morante de “L'isola di Arturo”. Tra gli stranieri voglio ricordare “Cuore di tenebra” di Joseph Conrad e “Notre Dame de Paris” di Victor Hugo. Poi ci sono libri come “Cuore” di De Amicis e “L'isola del tesoro” di R.L. Stevenson, a cui mi lega il fatto che sono state le prime letture dell'infanzia, o le poesie di Guido Gozzano e Vittorio Betteloni, che mi ricordano gli anni dell'università. Come detto, però, si potrebbe andare avanti a lungo e stilare un lungo elenco. Se poi vi interessano i contemporanei, per sapere i miei gusti basta dare un'occhiata al mio blog Lettore di Provincia.

Da giornalista e blogger culturale, quale pensi che sia il ruolo e il potere del Web nella diffusione della cultura?

Credo che il web abbia enormi potenzialità, e abbia rivoluzionato il nostro modo di fare cultura. A volte non pensiamo neanche più a cosa voleva dire fare una semplice ricerca vent’anni fa. Quanto tempo si perdeva a consultare le enciclopedie in biblioteca, tra scaffali polverosi e difficoltà di reperimento delle informazioni. Senza pensare ai viaggi per consultare un certo libro che risultava di difficile reperimento. Esperienze largamente superate da progetti straordinari come Google Books o Wikipedia, che oggi sembrano normali. Comunque, al di là di tutto, meravigliano le potenzialità di social network come Twitter. Il confronto, lo scambio di esperienze e l’enorme possibilità di accrescimento personale che permette è forse l’aspetto che colpisce di più e che ci fa ben sperare.

Grazie,

Barbara Merendoni