di Paola Marchese
Algra Editore, 2016
pp.184
€17,00
Il boscaiolo è il primo romanzo di Paola Marchese, artista catanese classe ’78. Algra editore, giovane e promettente realtà editoriale etnea, ha fatto bene a credere al potenziale del libro, perché Il boscaiolo è un’ottima prima prova letteraria. Lo è proprio perché niente ha delle tipiche pecche da opera prima: nessun superfluo e sentimentale protagonismo dell’autrice, nessun facile lirismo, nessuna mancanza di oggettività. È un libro che funziona principalmente perché rende bene un espediente spesso usato nella costruzione di narrazioni, ma non sempre con maestria, cioè la commistione tra realtà e fantasia.
Marchese ambienta il suo romanzo nella Sicilia dei Vespri del 1282, scelta interessante e sicuramente apprezzabile data la difficoltà nel reperire fonti e informazioni storiche su quel periodo. Come spiega la stessa autrice nella nota introduttiva al libro, l’ambientazione storico-geografica è quella della Sicilia che si ribella agli Angioini, conquistatori subentrati agli Svevi e appoggiati dal papato ma invisi ai siciliani per il loro cattivo e opprimente governo. Il popolo si ribellò un po’ ovunque in Sicilia, partendo da Palermo, dove iniziarono le rivolte poi note col nome di “Vespri” proprio perché scoppiarono all’ora del vespro del lunedì di Pasqua del 1282. È questo lo sfondo storico su cui l’autrice delinea le vicende fittizie dei due personaggi principali: Lidia, baronessa del feudo etneo di Castelmontalto, e Karl, boscaiolo umile ma misterioso a cui la baronessa è data in moglie dal perfido barone Ruggero.
La storia che inventa Marchese ha un sapore antico, quasi un profumo di fiaba, che a rigore non è perché non c’è nessun intervento del fantastico nell’intreccio: c’è la Sicilia di un tempo molto lontano, ci sono i buoni e i cattivi, c’è la dicotomia tra una nobiltà che deriva dalla casata di appartenenza e una che deriva dal cuore. Contemporaneamente, però, Il boscaiolo è anche una storia moderna, scritta oggi, con personaggi che non sono mai monolitici, non sono degli archetipi con funzioni narrative già note. Sono personaggi che cambiano durante la narrazione, che sbagliano, che non fanno sempre e in ogni caso del bene o del male. Sono quindi personaggi moderni, soprattutto Lidia, giovane donna dalla grande consapevolezza e intelligenza, estremamente decisa nel suo agire, ma il cui sviluppo all’interno della narrazione non è mai scontato (direbbero gli inglesi che la “agency” di Lidia è determinante per l’intreccio del romanzo).
Un libro, dunque, imperdibile per ogni amante di storia siciliana che apprezzerà l’enorme lavoro di ricerca svolto da Marchese (durato due anni, come la stessa autrice ha spiegato in occasione della presentazione del volume a Catania, lo scorso 22 settembre). Una ricerca - evidente fin dalle prime pagine del libro - non solo prettamente storica, ma anche etnoantropologica, che fa del romanzo un piccolo compendio di tradizioni e del folklore della Sicilia.
Un libro, dunque, imperdibile per ogni amante di storia siciliana che apprezzerà l’enorme lavoro di ricerca svolto da Marchese (durato due anni, come la stessa autrice ha spiegato in occasione della presentazione del volume a Catania, lo scorso 22 settembre). Una ricerca - evidente fin dalle prime pagine del libro - non solo prettamente storica, ma anche etnoantropologica, che fa del romanzo un piccolo compendio di tradizioni e del folklore della Sicilia.
Serena Alessi