#sensoridicolo: l'ultima intesa giornata

@gloriaghioni live dall'ultimo evento...

Domenica a Livorno si è concluso “Il senso del ridicolo”: dopo il tripudio di pubblico del sabato, ecco l’ultima tappa per verificare se la scommessa di aggiungere eventi e location è stata una buona idea. Basta poco per accorgersi che la folla non accenna a diminuire; al contrario, code ordinate salutano i padiglioni fin dalla mattinata. 

QUANDO DA UN BLOG PUÒ NASCERE MOLTO ALTRO
Stefano Bartezzaghi dialoga con Claudia De Lillo - foto di ©gmghioni
Il primo incontro ha visto sul palco Claudia De Lillo, nota ai più come Elasti @nonsolomamma, autrice di un fortunato blog che racconta la sua vita familiare, di madre, moglie, vicina di casa, donna lavoratrice… Tuttavia anche il suo nome di battesimo è destinato a essere sempre più riconoscibile, ora che Claudia è anche diventata romanziera (con Alla pari, appena uscito per Einaudi), e che lavora a Radio 2. L’idea originaria del blog nasce dal desiderio di raccontarsi, mantenendo però l’anonimato. Ai tempi (sono già passati dieci anni!), Claudia De Lillo lavorava per una agenzia finanziaria ed era importante non farsi riconoscere: in questo senso, il blog e l’identità di Elasti le permettevano di «sfogarsi senza dare fastidio a nessuno». O almeno, questa era la speranza iniziale: infatti, lo pseudonimo non ha impedito che il successo rendesse ben riconoscibile l’autrice e che i vicini di casa, tirati in causa per aneddoti improbabili, accusassero De Lillo con un “chi ti credi di essere?”. A quel punto, Claudia De Lillo ha compreso che scrivere di chi ci è attorno richiede delle cautele e anche un certo senso di responsabilità. I suoi figli, ad esempio, vengono sempre tutelati e protetti; ora che sono grandi, ad esempio, la mamma chiede sempre se può aggiungere questo o quel siparietto famigliare. Simpatia, voglia di mettersi in gioco e la capacità di comunicare esperienze di vita condivise hanno fatto sì che Claudia De Lillo sia attualmente giornalista per D di Repubblica e speaker radiofonica alle prime ore del mattino su Radio 2 con Caterpillar AM. 
Il tutto prova che il senso del ridicolo non aiuta solo a migliorare la giornata, ma anche la carriera, mettendosi alla prova con un sorriso sulle labbra!

I MATTI: REPERTORI DI FANTASIA E DI VITA 
Foto di ©gmghioni
Per dirla con Manganelli, i matti sono «un capolavoro inutile», fonte inesauribile dell’impensabile.
Al Senso del ridicolo, Paolo Nori porta i repertori dei matti delle città di Bologna, Milano, Torino, Roma, Parma, Cagliari, Andria e Livorno, costruiti nel tempo ed editi da Marcos y Marcos. 
I matti hanno tutti la caratteristica di essere visibili, ma in modo diverso: ogni città ha i suoi luoghi dove dare prova di pazzia: per Bologna, i matti danno prova di stravaganza al bar, mentre a Milano il luogo deputato è la metropolitana. A Torino, poi, sono tutti un po’ domestici, anche quando si trovano all’aperto compiono azioni inadeguate, che solo entro i muri di casa risulterebbero normali. 
Le letture si susseguono, così come le risate degli spettatori, colti alla sprovvista dalle stramberie dei vari personaggi (spesso anonimi). 

TEMPO DI RACCONTARE (E ASCOLTARE) STORIE DI VITA 

Foto di ©gmghioni
Alle 12.30 c’è uno degli incontri più toccanti del festival: sarà che le storie di vita, con il loro sapore autentico, sanno sorprendere; sarà che Matteo Caccia, voce radiofonica di Radio 2 con il programma Una vita, sa esattamente come colpire e arrivare all’interiorità degli spettatori. 
Lui si occupa di “storie”, storie di vita: da due anni, raccoglie brevi racconti divertenti che rivelino qualcosa degli ascoltatori e del loro senso del ridicolo: complesso il tutto, perché siamo naturalmente portati a narrare episodi che ci hanno toccati, spesso in modo negativo. 
Nella prima parte dell’incontro, Matteo Caccia ci porta a riflettere molto rapidamente sui punti fondamentali di un racconto, su quali sono i 7 punti fissi da rispettare (alcuni opinabili e facili da contraddire con un po’ di letteratura). Di certo, è pienamente condivisibile questa affermazione: 
«Quando scrivi qualcosa su te stesso, non temere di apparire vulnerabile: è l’unica condizione per dare vita a una temperatura emotiva». 
Poi, ci siamo immersi nella parte più divertente: Caccia ha dimostrato come due racconti completamente diversi possano far ridere, a volte per la stessa sindrome che ci porta a scoppiare a ridere ai funerali. 
Ma sono gli ultimi venti minuti, quelli più forti e toccanti, in un crescendo di emozioni opposte: Caccia e la sua equipe hanno provato a raccontare un secolo intervistando e facendo raccontare 25 tappe di età particolarmente rappresentative ad altrettante persone comuni. Il risultato? Risate e commozione, perché la carrellata porta alla luce piccole grandi storie, in cui immedesimarsi o semplicemente lasciarsi trasportare.

 
HUMOUR INGLESE: REGISTRO LOGORO E STANTIO DEL SENSO COMUNE? 

Foto di ©gmghioni
Parte da questa domanda l’incontro con Andrea Cane, editor di UTET. Inizialmente, l'ospite pensava di dedicarsi poco al tema centrale, forse sorpassato, e poi dirottare la conversazione verso altri più stimolanti lidi; poi, si è reso conto che il materiale trovato online portava a interessanti riflessioni sullo humour, che non è un contenuto, ma un atteggiamento, un modo vero e proprio di porsi nei confronti della vita. 
Che cosa muove lo humour? In parte il desiderio di prevenire le critiche degli altri, prendendosi in giro da soli con la cosiddetta “self deprecation”; in parte, una forma di arroganza, per la serie “ok, ho questi difetti, e allora?”. La stessa regina Elisabetta testimonia quanto lo humour inglese sia tutt’altro che defunto o in calo: lo provano video simpatici che desacralizzano incontri ai vertici con una battuta di spirito e l’espressione apparentemente impassibile della regina. 
D’altra parte, a tutti i livelli lo humour va piuttosto di moda: basti osservare quanto è seguito l’account Twitter di VeryBritishProblems, a cui le persone inviano tutte le situazioni considerate iperbolicamente imbarazzanti per un inglese e un nonnulla per gli altri popoli. 


QUANDO LE NOTIZIE FANNO SENSAZIONE (A TUTTI I COSTI) 

Foto di ©gmghioni

Quanto può essere ridicola la rassegna dei quotidiani? Marianna Aprile (giornalista di «Oggi») e Alessio Viola (celebre volto di Sky24) ci mostrano il potere dei giornalisti di far ridere (più o meno consapevolmente) con i titoli degli articoli: tra sensazionalismo, giochi di parole a costo di perdere il senso della notizia, tocchi di blasfemia e di politicamente scorretto, le slide provocano veri e propri boati di risate. Il non-sense si nasconde dappertutto, e così i tentativi rocamboleschi di ottenere il click su questo o quel link: Aprile e Viola giocano con il “click-baiting” e ci mostrano come anche in sala si nascondano notizie potenzialmente sensazionali: basta saperle camuffare ed stravolgere gli aspetti più utili a fare lo scoop! 
Sicuramente questo incontro, demistificante nei confronti del giornalismo e anche ammiccante verso gli spettatori, ha colto appieno il messaggio del senso del ridicolo: sincere congratulazioni per il ritmo dell’incontro, serrato e irresistibile, e per la capacità dei relatori di tenere desta l’attenzione e criticare il mondo in cui loro stessi vivono e lavorano.


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a cura di Gloria M. Ghioni

Un ringraziamento particolare al direttore artistico del festival, Stefano Bartezzaghi, e alla splendida organizzazione e disponibilità di Stilema.  

PS - i contributi sul festival in realtà... non sono finiti! Presto leggerete le parole di alcuni dei partecipanti e anche altre curiosità!