Una giornata alla XX edizione del Festivaletteratura


Per me ogni anno il Festivaletteratura significa la fine dell'estate. Ma non è mai una fine triste, è più quell'eccitazione settembrina, con il sole, i colori, i ricordi di agosto che piano piano cambiano forma, lasciando spazio a una nuova stagione dell'anno, che non vive solo sul calendario. Quest'anno il Festival compie vent'anni e la solita atmosfera di festa è ancora più percepibile, tra le strade, nelle piazze, tra le chiacchiere della gente. 
Come ogni anno il mio sabato al Festlet è anche un po' una corsa contro il tempo, perché se è vero che tutto a Mantova è a portata di mano, il tempo tra un evento e l'altro sistematicamente si dilata un po' prendendo una dimensione tutta sua. Appena il tempo dell'ultimo applauso e ti rendi conto che sei già in ritardo per l'incontro successivo.
Ma a questo ci sono ormai abituata, e forse è anche un po' il bello dell'evento. 

A proposito di vent'anni, ho cominciato la giornata con un evento all'insegna del numero 20, un format di incontri proposto quest'anno proprio per celebrare la ricorrenza. Si chiama "Il libro dei vent'anni" e ha chiamato 20 scrittori ospiti del Festival a raccontare a Federico Taddia, nel tempo di 20 minuti, il libro che li ha cambiati quando avevano vent'anni. Un modo per far parlare i ventenni di oggi con i ventenni di ieri, condividendo pagine e letture che anni fa hanno acceso in loro una "miccia di pensieri e sentimenti". Piero Dorfles, giornalista e critico letterario, popolare anche in tivù come conduttore della trasmissione “Per un pugno di libri”, ha scelto L'uomo senza qualità di Robert Musil, un libro incompiuto come i migliori libri sanno essere, che racconta - pur senza una trama - quanto è difficile trovare un senso all'esistenza. Il protagonista Ulrich è smarrito in una realtà senza coordinate di significato, immerso in un'atmosfera languida di Finis Austriae e, come tutti i possibilisti, vive in "una tessitura più sottile, una tessitura di fumo, immaginazioni, fantasticherie e congiuntivi".

"L'uomo senza qualità è il romanzo dei miei vent'anni perché mi ha insegnato il valore della ricerca sotto la superficie delle cose", ha detto Dorfles, che in chiusura ha citato Giuseppe Pontiggia (Non chiedetevi se i classici sono abbastanza attuali, chiedetevi se voi siete abbastanza attuali per i classici) e ha recitato Pioggerellina di marzo di Angiolo Silvio Novaro, riportando tutto il pubblico tra i banchi di scuola degli anni '50. 


Dopo l'incontro, è arrivato il consueto appuntamento alla Tenda dei libri di Piazza Sordello, alla scoperta della piccola biblioteca a tema che ogni anno viene allestita. La protagonista di questa edizione è Alessandria d'Egitto. La selezione di testi, a cura di Elisabetta Bartuli e Luca Scarlini, racconta l'esplorazione storica e letteraria di un mito, una città-biblioteca che è stata la patria dei filologi più sapienti, poi araba, neo-greca, ebraica, ottomana. Callimaco, Ungaretti, Kavafis, Marinetti, Forster, Plutarco, Luzi sono solo alcuni dei nomi di questa biblioteca a scaffale aperto in cui si tengono anche quotidiane letture collettive. 

Nel pomeriggio alla Casa del Mantegna si è tenuto l'incontro con Louise O'Neill, autrice di Solo per sempre tua, edito da Hot Spot, nuovo marchio Crossover della casa editrice Il Castoro. L'autrice è stata presentata da un'energica Giulia Blasi
Dalla scuola femminile, frequentata fino ai 18 anni, all'anoressia e alla bulimia, passando per il lavoro per la rivista Elle, O'Neill ha raccontato come è arrivata a questo libro, una distopia che racconta un futuro in cui il corpo femminile viene ricreato in laboratorio e le donne sono allevate in isolamento dal resto della società perché imparino a coltivare solo l'ossessione di un corpo perfetto, per essere scelte dagli uomini e poi buttate via. Nel libro, come lei stessa ha raccontato facendo riferimento anche ai suoi studi, si sentono echi da Margaret Atwood e Aldous Huxley
Solo per sempre tua è un romanzo molto femminile nel senso che è quasi interamente una storia di donne, ma anche se gli uomini non sono il focus della narrazione il sistema patriarcale domina tutto, invisibile. Nel mondo di questo libro le donne non sono istruite ma costruite come ingranaggi di un sistema non reale. 

Molto interessanti le riflessione di O'Neill sulla nostra società, dalla cui osservazione ha tratto naturalmente spunto per immaginare il contesto di questa storia:
Viviamo tutte nella stessa società, totalmente immerse negli stessi messaggi di stampo patriarcale. La tendenza che abbiamo a giudicare noi stesse e le altre è un comportamento acquisito, proprio di questo sistema [...] Mentre noi ci sforziamo di essere sempre più magre, di assottigliare noi stesse e i nostri bisogni, di occupare sempre meno spazio, gli uomini conquistano tutto lo spazio del potere sociale. 
La messa in discussione del sistema patriarcale passa nel libro anche attraverso il racconto delle ripercussioni che esso ha sugli uomini stessi, oltre che sulle donne:
Il sistema patriarcale colpisce sia donne che uomini perché costringe entrambi a conformarsi a modelli sociali imposti, a rispettare determinati gradi di maschile e femminile dettati dall'alto. Perché se è vero che oggi esistono molte famiglie che crescono le proprie figlie come fossero dei figli - essere un maschiaccio è oggi socialmente accettato - esistono molte resistenze (e anche un certo imbarazzo) se un bambino ama giocare con le bambole o travestirsi in maniera buffa. 
Nonostante ci siano nel libro degli espedienti letterari, legati ai personaggi e all'ambientazione, che scivolano un po' nel didascalico (vedi la scelta di dare alle donne i nomi delle dive e delle modelle del nostro tempo, mentre agli uomini quello di scienziati e famosi pensatori della storia umana), il valore di Solo per sempre tua sta nella sua tensione narrativa e ideale che estremizza un modo di pensare, promuovere e strumentalizzare il corpo femminile che a noi è molto vicino, spesso inconsapevolmente. In chiusura di incontro il dibattito si è spostato anche sull'Irlanda, paese natale di Louise O'Neill, in cui esiste una legge sull'aborto annoverata tra le più severe in Europa e si stima che ogni giorno 12 donne si rechino oltre frontiera per cercare di abortire, e sull'Italia e sul suo recente #FertilityDay:
Quello che succcede in Italia e in Irlanda è ancora una volta l'esempio della sfiducia di una società maschile nei confronti della capacità di scelta riproduttiva delle donne. Ma se non avete fiducia nella nostra capacità di scelta, come potrete fidarvi della nostra capacità di crescere e allevare i nostri figli?
L'ultimo incontro della giornata è stato, infine, quello con Evgeny Morozov dal titolo "Condivisione totale. Il sociologo è stato presentato dalla giornalista de L'Espresso Stefania Maurizi.
Non è tutto oro quello che luccica nel mondo di Internet e la prova sta nel furto quotidiano di un gran numero di dati di cui siamo complici ogni giorno, immettendo sulla Rete i nostri dati personali che si tramutano in profitti per i colossi di Internet. Morozov ha dato il via all'incontro raccontando come siano cambiate le sue prospettive sul mondo della Rete e sui giganti del silicio da quando lavorava in una NGO a oggi. Se Internet e le piattaforme di reti sociali erano inizialmente percepite anche come uno strumento capace di cambiare le situazioni politiche dei paesi in cui vigono regimi autoritari, negli anni Morozov ha iniziato ad analizzare l'uso repressivo che questi stessi governi fanno della Rete.

L'intero incontro è stato scandito da una domanda: qual è il significato dell'espressione "Internet Freedom"? Libertà di internet o libertà tramite internet? Il senso dell'interrogativo sta nel non cadere in un eccessivo cyber-ottimismo, senza negare tuttavia la forza di democratizzazione del Web.
Le aziende della Silicon Valley rappresentano oggi un potere non solo economico, ma anche simbolico e culturale e la loro crescita è un fenomeno soprattutto sociale. Oggi sono loro gli unici soggetti ad avere controllo dell'infrastruttura tecnologica ed economica che sta alla base dello sharing di dati sulla Rete. Morozov ha sottolineato l'importanza che le istituzioni pubbliche diventino capaci di un controllo tecnologico su base territoriale, per evitare che la digitalizzazione si trasformi in quello che già è: la privatizzazione e la commercializzazione dei dati.

Il valore dell'incontro è stato, come avviene con i libri di Morozov, la condivisione di una domanda  - e di una relativa messa in discussione - fondamentale sul concetto di digitalizzazione. Non è tecnofobia, è un allarme sulla trasformazione dei nostri dati in merci di scambio.

Un'unica nota: l'approccio all'incontro di Stefania Maurizi ha spesso portato la discussione su un piano in cui l'approfondimento tecnico (che la platea probabilmente si aspettava) veniva meno. Nello sforzo di calare le problematiche su un terreno quotidiano a noi vicino, credo che in certi casi siano stati banalizzati alcuni temi della discussione come il concetto di privacy digitale e la necessità di un'educazione ad una condivsione consapevole.

Finito l'incontro, un ultimo giro per Mantova. La mia immagine della fine dell'estate è il tramonto rosato che rende ancora più gentile il profilo della città. Anche quest'anno una fine dolce e piena di nuove aspettative.


Claudia Consoli