#Scrittorinascolto - Il ritratto in negativo di Chiara Moscardelli in "Volevo solo andare a letto presto"


«Quando a scuola c'era sciopero ero l'unica ad entrare. Adesso, alla mia età, vorrei fare filone!»
Si apre subito, Chiara Moscardelli: alla presentazione del suo nuovo libro, Volevo solo andare a letto presto, spiattella senza vergogna dettagli intimi sulla sua infanzia e la sua vita presente, con una naturalezza che non ti aspetteresti dalla Chiara della Gatta morta. È fatta così: ha imparato a controllare le debolezze, anche grazie alla scrittura, che per lei è stata terapeutica.

Ma partiamo dall'inizio, partiamo dall'ambiente: non è la consueta presentazione. Niente abiti formali, nessuna distanza tra autore e pubblico: Chiara non ama mettersi sul piedistallo, preferisce circondarsi fisicamente dei suoi interlocutori, invitarli alla sua tavola, mangiare qualcosa insieme. L'effetto? Un clima informale, disteso, in cui ci si parla sopra e, perché no?, si devia anche dall'argomento prinicipale. Lo spazio giusto per le confidenze. Forse questo è necessario perché Chiara in ogni libro mette un pezzo di sè: ognuno dei suoi personaggi in qualche modo la rispecchia (nel primo romanzo, la protagonista era lei), e per una ragazza timida e impacciata è più facile aprirsi in questo modo.

Con Volevo solo andare a letto presto, Chiara ci offre un pezzo della sua infanzia, ma in negativo: se Agata Trambusti  è cresciuta con la madre (anzi, Rosa) in una specie di comune, con poster di dubbio gusto in camera, senza regole né televisione, per Chiara è vero il contrario. «La mia mamma? È completamente diversa da Rosa, mi ha cresciuta in maniera  asburgica! Sono stata educata a un senso del dovere che rasenta l'assurdo!». E così, nel gioco di rovesciamento, se Chiara avrebbe voglia di scrollarsi di dosso quel senso di responsabilità che ancora oggi la opprime, Agata crescendo si impone un severo protocollo per recuperare il controllo della sua vita.

Una cosa che Chiara e Agata hanno in comune, invece, è l'assenza del padre: la precisissima Agata cerca punti di riferimento probabilmente perché non sa chi sia l'uomo a cui deve le sue "gambe forti".

Agata è ordinata in modo maniacale, è apprensiva e ipocondriaca, e ognuna delle sue manie la rende amabile e familiare: non solo perché ogni episodio è trasfigurato dalle sue idiosincrasie (fino al punto che, quando bacia l'uomo di cui è innamorata, pensa ai virus che lui le sta passando!), ma perché in un certo senso ci rappresenta tutte. Agata è una ragazza carina, ma quando si guarda allo specchio si vede grassa, brutta, indesiderabile. Fa krav maga ma è così convinta di essere debole che salire due rampe di scale le toglie il fiato.

Agata pratica l'autosabotaggio ogni giorno della sua vita. Che è poi quello che facciamo tutte, secondo Chiara, quando ci obblighiamo a dipendere da un uomo, quando ci diciamo che la gravidanza è indispensabile, che da sole e senza famiglia non ce la facciamo; lo facciamo quando invece di aiutarci le une con le altre ci giudichiamo in base a parametri imposti da decenni di maschilismo.
L'autrice con le bookblogger invitate

Si può essere d'accordo o meno, ma è certo che per Chiara giungere a sentirsi indipendente è stato un cammino lungo, rispecchiato dall'evoluzione delle sue eroine: dalla ragazza inetta della Gatta morta, a quella insoddisfatta del suo lavoro di Quando meno te lo aspetti, ad Agata che, con tutte le sue manie, è pur sempre un'affermata curatrice di mostre.
«Nell'ultimo anno è cambiato tutto per me: con i libri mi sono molto fortificata. Anche se non mi sono fidanzata!»

Se avete amato Chiara per i suoi libri, con questa nuova "puntata" potrete accedere a un altro pezzo della sua personalità. Ma attenzione (spoiler!!!): Volevo solo andare a letto presto appartiene al (non altrimenti rappresentato) genere del "comigiallo", un giallo sorretto da una commedia. Potrebbe essere un nuovo inizio: da divoratrice di puntate della Signora Fletcher, Chiara vorrebbe dedicarsi a qualcosa di più seriale. C'è una nuova giallista dietro l'angolo?