Milano, Mondadori Megastore, via San Pietro all'orto
20 ottobre, h. 18
Perché studiare latino, oggi? È una domanda ricorrente, che popola la cronaca di quest'ultimo anno: la risposta si può trovare in libreria, dando voce (e lettura) ad alcune pubblicazioni recenti che si occupano della legittimità del latino e del greco nel nostro presente. Sì, perché Il presente non basta, suggerisce Ivano Dionigi sulla copertina del suo nuovo saggio, e se ci predisponiamo ad ascoltare La lezione del latino, invitati dal sottotitolo, il risultato sarà sorprendente. Fin dalle prime pagine, intraprendiamo un viaggio nel tempo, approfittando della «chiave del latino» per aprire «lo scrigno della nostra storia, della letteratura, del passato».
Dobbiamo allontanarci dal riuso e dalle distorsioni intepretative in epoca fascista, che hanno reso il latino una lingua elitaria, dalla retorica tossica: molto meglio, come sostiene Gramsci in una pagina dei Quaderni del carcere, impiegare il latino per capire a che punto siamo oggi.
I classici infatti, per citare Eco, «sono quelli che vi hanno fatto odiare a scuola e che avete riscoperto da adulti»; e, ancora, non si sono esauriti con il tempo, ma hanno sempre qualcosa di nuovo da dire. I classici, secondo Dionigi, «hanno una forza antagonista contro il potere» e «resistono alla moda», intesa in senso etimologico, ovvero come una tendenza fortemente legata al momento.
Si può fare a meno dei classici? Forse sì, ma si sta infinitamente peggio, e i nostri governanti dovrebbero capire perlomeno il valore (anche economico, oltre che culturale) del nostro infinito patrimonio nel segno di Roma.
Il prof. Dionigi durante l'incontro con i blogger a Milano. |
Il latino è una lingua morta, fortunatamente morta, così ce ne spartiamo l'eredità. Questi tentativi di riportarla in vita a tutti i costi sono avvocati sbagliati per una giusta causa.
Molto meglio puntare sul fascino delle etimologie e delle filiazioni, che hanno portato alcune parole-chiave del lessico a imporsi in italiano: la loro storia può portare tanti detrattori del latino a cogliere tutte le potenzialità di questa lingua, che, tra i tanti pro, ci insegna a parlare meglio la nostra.
Un'opportunità da vagliare non è quella di dividere le materie in modo brusco, ma far condividere la stessa aula dall'insegnante di materie umanistiche (che siano storia e filosofia, o italiano e latino) e dal cosiddetto "animatore digitale" (termine oscenamente inesatto e antipatico): tecnologia e storia si possono fondere, insegnando come la prima possa e debba essere continuamente usata come strumento e non come fine.
IL LATINO E L'HIC ET NUNC MODERNO - I nostri tempi stanno attraversando un «monoteismo tecnologico»: in questo ingigantimento delle nostre opportunità tecnologiche, che ci rendono infinitamente facile e veloce avere informazioni, abbiamo l'impressione di vivere in un eterno presente. Se gli spazi si allargano, per cui con pochi click possiamo sapere che cosa avviene dall'altra parte del mondo, non si può dire la stessa cosa per il tempo: in una rincorsa continua dell'hic et nunc, le nuove generazioni vivono da «provinciali di tempo», senza una vera coscienza storica. In questo «inferno dell'uguale», in cui le stesse parole fanno da eco ad atteggiamenti e pensieri identici, come capire il presente, se non si ha il pathos e l'eros della diversità?
Occorre ridimensionare la centralità del presente, rivederlo in prospettiva. Allora anche al potere deve esserci qualcuno con un'ottica universale, che non sia asservito al presente. D'altra parte la traduzione di "novus" non è "nuovo", ma "ciò che ancora non ha nome", ovvero qualcosa che appare all'improvviso e a cui occorre dare il nome prima che si trasformi in un monstrum. Chi ha il potere deve essere in grado di fare questo, dare un nome al "novum", distinguendolo dal "notum". Qualche esempio dalle cronache? Innanzittutto il fenomeno migratorio non può essere visto come un'ondata passaggera: secondo Dionigi, è un fenomeno che va etichettato e di cui preoccuparsi per tempo. Allo stesso modo, anche la solitudine enorme dei ragazzi e degli anziani, va riconosciuta e combattuta, prima che diventi impossibile parlare di "noi", in questa ipertrofia egoica.
Occorre ridimensionare la centralità del presente, rivederlo in prospettiva. Allora anche al potere deve esserci qualcuno con un'ottica universale, che non sia asservito al presente. D'altra parte la traduzione di "novus" non è "nuovo", ma "ciò che ancora non ha nome", ovvero qualcosa che appare all'improvviso e a cui occorre dare il nome prima che si trasformi in un monstrum. Chi ha il potere deve essere in grado di fare questo, dare un nome al "novum", distinguendolo dal "notum". Qualche esempio dalle cronache? Innanzittutto il fenomeno migratorio non può essere visto come un'ondata passaggera: secondo Dionigi, è un fenomeno che va etichettato e di cui preoccuparsi per tempo. Allo stesso modo, anche la solitudine enorme dei ragazzi e degli anziani, va riconosciuta e combattuta, prima che diventi impossibile parlare di "noi", in questa ipertrofia egoica.
La responsabilità degli adulti è anche questa:
Per comprendere al meglio il messaggio del tempo dei latini e la loro dinamicità, Dionigi ci consiglia due autori, tra di loro fortemente antitetici: Seneca, secondo cui l'altra faccia del tempo è la morte, e Agostino, che battendosi contro Seneca, risponde a tutte le domande principali dell'esistenza e ha uno sguardo totale, d'aquila, sullo scorrere del tempo.Oggi immaginiamo di passare la fiaccola della storia di generazione in generazione, o pensiamo che dietro di noi ci siano solo cimiteri?
LA LINGUA LATINA NON È STATICA - Non immaginate che il latino sia statico, ma cambia nel tempo, come qualsiasi lingua. Allora ecco che Twitter, potenzialmente adattissimo per ospitare una lingua tanto sintetica che richiede solo 30 o 40 caratteri per un intero motto, non basta più: come spiegare, ad esempio in un tweet quanto cambia il significato di una parola apparentemente scontata come "populus"?
Dunque, ampia voce ai classici, che sono sempre "esotici", qualcosa che non scade, al contrario dei quotidiani che vengono continuamente superati dall'aggiornamento della notizia online: e poi, ben vengano occasioni come le letture dei classici che Dionigi e altri studiosi tengono a Bologna. Ritrovare anche 1500 persone ad ascoltare letture e interpretazioni dei classici dà speranza e conferma che la lezione del latino non è certo esaurita.
GMGhioni
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