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La strada del ritorno è sempre più corta: il viaggio a ritroso di Valentina Farinaccio

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La strada del ritorno è sempre più corta
di Valentina Farinaccio
Mondadori, Milano, 2016

pp. 216
€ 18



La strada del ritorno è sempre più corta è il primo romanzo di Valentina Farinaccio, giornalista e critico musicale, autrice di La sindrome di Bollani (2009) e di Yesterday. Storia di una canzone (2015).
Non a caso, sono molti nel libro i richiami al mondo della musica, tanto che la loro presenza potrebbe dirsi quasi un tratto distintivo dell'autrice. Dalla passione per il Festival di Sanremo alla bellissima immagine dell'amico immaginario d'infanzia Ringo Starr, il personaggio di Vera bambina, in particolare, è strettamente legato all'immaginario musicale.
"Cosa aveva Ringo di speciale, rispetto a Paul, John e George?
Niente, niente di speciale o di sacro. Solo, mi pareva facile da toccare. Là dietro, seduto alla batteria come su una giostra, sembrava che pensasse ai fatti suoi, alla maniera di un comune mortale che sta facendo una cosa ma che con la testa è chissà dove."[1]
Il romanzo si distingue per l'originalità della sua struttura, basata su un'alternanza costante del punto di vista. La narrazione ci trasporta attraverso le generazioni, affidando di volta in volta la parola a un protagonista diverso della medesima vicenda.
Il romanzo narra la storia della famiglia di Vera, da quando quest'ultima era bambina a quando diventa un'adulta, una giovane donna alle prese con un amore finito e una bizzarra carriera nel mondo degli oroscopi.
Gli altri componenti della famiglia, da Giordano, padre aspirante scrittore dai capelli rossi, all'arcigna nonna Santa, alla stravagante madre Lia, compaiono talvolta come personaggi di secondo piano e talvolta come narratori in prima persona.
La strada del ritorno è sempre più corta è una storia con tanti volti e tante voci, una storia che si intreccia per poi dipanarsi lentamente, rivelando pian piano al lettore segreti e verità non dette.

Ringo Starr, la libreria di Giordano, il camion del nonno, la cucina di Santa, il passato di Lia sono i tasselli di una storia che si avvolge su se stessa, che si svela a tratti e a tratti si complica, spingendo il lettore a proseguire la lettura con curiosità, per decidere a quale voce credere, a che versione dare ascolto ma forse soprattutto per ricostruire una propria e personale versione dei fatti, amalgamando i frammenti della storia.
Forse il maggior punto di forza del libro è proprio questo: non esiste un'unica verità, non c'è una sola voce, compaiono invece punti di vista diversi, ricordi, parole, rimpianti, tentativi di spiegazione che a volte concordano e altre volte invece stridono tra loro.
I personaggi prendono la parola a turno, ciascuno con la propria voce, i propri segreti, le proprie paure e speranze, riflettendo se stessi non solo nella propria voce narrante ma anche nelle immagini che forniscono degli altri.

Partendo da quella che inizialmente sembra la storia di una bambina che ha visto il proprio padre morire troppo presto, proseguendo la lettura ci si addentra in una realtà più complessa, in cui il vero e il falso non sono ovvi né scontati.
"Io e Ringo giocavamo a nascondino, ma essendo lui immaginario, finiva che me ne stavo delle ore chiusa nell'armadio, accucciata sotto la scrivania di papà o tra il frigo e il forno, insieme alla scopa e alla paletta. Stavo bene con lui. Rispettava i miei spazi ma appena lo chiamavo veniva da me. Impazzivo per i suoi capelli (un caschetto che non era pignolo come quello di Paul, né sfacciato come quello di John e George, ma liscio e voluminoso; via via che i capelli crescevano faceva quella mossetta con la testa per scostarselo dagli occhi. Volevo i capelli esattamente così ma non ci riuscivo mai, dato che avevo dei ricci che, pure allisciandoli con l'acqua, l'effetto lo tenevano pochissimo. Costringevo mamma a portarmi dal barbiere - le dicevo che Ringo non va di certo dalla parrucchiera! - e gli mostravo una sua foto perché mi facesse il suo stesso caschetto.)"[2]
Da romanzo famigliare, capace di addentrarsi nella psicologia dei personaggi anche attraverso il gioco di specchi delle molteplici voci narranti, in un secondo momento il libro si apre verso sfumature quasi giallistiche.
La lettura avanza a ritmo serrato da quando si capisce che tutto ciò che si dava per scontato non è così chiaro e che la verità dei fatti deve ancora essere scoperta. Il lettore procede nella scoperta della vera storia degli ultimi giorni e della morte di Giordano insieme a Vera, condividendone l'emozione, la rabbia e l'estenuante voglia di arrivare a capire come sono andate realmente le cose.

Un primo romanzo senza dubbio di notevole interesse, una lettura consigliata a chi ama i romanzi capaci di addentrarsi nella psicologia dei personaggi, a chi si appassiona alle saghe famigliari, ma anche a chi vuole sperimentare una narrazione inconsueta e stimolante, che pagina dopo pagina si fa sempre più accattivante.

Il modo migliore per concludere la recensione di un libro profondamente intriso di musica, è forse quello di lasciarvi con la canzone che la cantautrice Erica Mou gli ha dedicato. Potete ascoltarla qui: https://www.youtube.com/watch?v=_v8vl4tUir8
Buon ascolto e buona lettura.

di Natalia Guerrieri



[1] Valentina Farinaccio, La strada del ritorno è sempre più corta, Milano, Mondadori, 2016, p.145.
[2] Ibidem.