di Atticus Lish
Rizzoli, 2016
Traduzione di A. Cristofori
560 pp.
20 €
Crudo, essenziale, violento, emotivamente
dirompente: l’esordio letterario di Atticus Lish è un pugno nello stomaco che
ha la forza di raccontare con forza e lirismo l’ineluttabilità di due vite ai
margini. Il New York Times ha descritto Preparativi per la prossima vita
come «la storia d’amore più delicata e meno sentimentale dell’ultimo decennio»;
descrizione azzeccata se si considerano il plot e l’atmosfera di questo bel
romanzo americano regalatoci, dopo cinque anni di lavoro, da un uomo che a 43 anni
riesce a dare alle stampe un lavoro denso di pathos e per nulla banale.
Un romanzo americano, si
diceva. Già, perché la matrice geografica di Preparation for the Next Life –
negli Stati Uniti uscito nel 2014 per una piccola e coraggiosa casa editrice,
Tyrant Books – è l’altra cifra stilistica di un testo che iscrive con dolce
irruenza la storia di due giovani, Zou Lei e Brad Skinner, in una New York che
è una Babele di dolore, caos urbano ed emarginazione. Una New York lontana anni
luce dallo scintillio un po’ yuppie e dall'entusiasmo raccontati da una certa
letteratura, ma che al contrario riproduce molto bene l’idea di una trappola
metropolitana post 11 settembre.
A parte alcuni flashback che ci
conducono direttamente nella Cina settentrionale e in Iraq, dove si svolgono rispettivamente l'infanzia di Zou Lei e la missione di Skinner, la narrazione del romanzo di Lish si
svolge nella Grande Mela, nel quartiere multietnico di Flushing
(Queens), tra interni scuri e sordidi ed esterni dove predomina un caos multiforme di
insegne colorate, l'odore acre dei vicoli, il brusio attutito della metropolitana,
i graffiti, le abitudini e i costumi di un’umanità eterogenea proveniente da ogni angolo della terra.
Zou Lei è un’immigrata
clandestina entrata in America attraverso il confine messicano. Musulmana, per
metà cinese-han, per metà uigura, ha trascorso l’infanzia nella polvere dei
deserti del nord della Cina, ha perso il papà in guerra e ha la determinazione
di una giovane donna che non desidera altro che costruirsi una vita nel modo
più onesto possibile: lavorando. Brad Skinner è invece un reduce del conflitto
iracheno, un ragazzo che ha provato a emanciparsi da un passato di incertezza attraverso l’arruolamento e che ora si trova a dover fare i conti con
le conseguenze più subdole e dolorose lasciategli dalle esperienze al fronte.
Cicatrici sulla pelle e cicatrici nella mente. Il congedo anticipato ha
restituito Skinner al suo paese di origine ma la sua è un’esistenza di ansie,
paure, medicine, tormenti e stati allucinatori.
Pizzicata dalla polizia in
quanto irregolare, Zou Lei si è fatta alcuni mesi di prigione, toccando con mano
le conseguenze del Patrioct Act. Terminata la detenzione, eccola a New York, la
città «dov’erano tutti clandestini come lei, si sarebbe persa nella folla e
avrebbe tenuto la testa bassa. Non le importava di vivere come gli americani.
Le bastava di essere libera e per la strada. Preferiva le truffe, la
tubercolosi, l’affollamento. Sapeva cavarsela». Zou Lei è una lavoratrice e
corre, adora la corsa, una corsa che l'aiuta a tenersi in forma e a scrollarsi di dosso i pensieri. Anche Skinner è a New York
da clandestino, un clandestino di sé stesso alla ricerca di qualcosa, qualcuno
che lo aiuti a dimenticare l’inferno di piombo cui ha preso parte.
L’incontro tra Zou Lei e Skinner sarà un incontro tenero di due solitudini, la
sintesi fragile e ostinata di due vite ai margini, una fusione in lega di due
metalli preziosi destinata però irrimediabilmente a sfaldarsi.
Preparativi per la prossima
vita è un romanzo che tiene il lettore avvinghiato alla pagina e al respiro dei
personaggi. Attraverso lo stile scarno e avvolgente di Lish traspaiono la
complessità della relazione tra i protagonisti e il magma urbano di una New
York che ricorda le atmosfere di Blade Runner. Il parlato di Zou Lei, un inglese
stentato di chi si affaccia per la prima volta in un paese lontano (ottima la
resa in italiano grazie alla traduzione di Alberto Cristofori) accresce il
realismo di un romanzo che ha anche un valore politico. Un romanzo che sa
essere lieve senza scivolare nello zucchero; un romanzo articolato, complesso
ma non di maniera.
Si legge tutto d’un fiato l'esordio di Lish ma – un po’ per la materia trattata, un po’ per
il modo in cui la si tratta – anche il lettore più accanito avrà bisogno di pause di riflessione,
attimi di sospensione durante i quali si ha come il bisogno di distogliere gli occhi dalla pagina,
forse per digerire, forse per visualizzare la paura, la violenza, il
sacrificio, la tenerezza di queste vite così ostinate e allo stesso tempo così
fragili. Esistenze che, a pensarci bene, sono parte integrante del percorso di
ognuno di noi.
Vincenzo Sori
Vincenzo Sori