Che fine ha fatto Tim Burton (scomparso a dire la verità già da un po', almeno da Alice in the wonderland), con la sua arte di stupire lo spettatore con forti emozioni intrise di un realismo magico sospeso tra l’immaginario e il fantastico? Ma, soprattutto, dove è finito il mondo di Ransom Riggs, autore della trilogia caso editoriale, e dei suoi ragazzi speciali che invitano a restare fedeli e
particolari a se stessi in un mondo che tende invece a livellare tutto?
Queste le domande sorte spontaneamente in molti momenti della visione di Miss Peregrine - La casa dei ragazzi speciali (Miss Peregrine’s Home For Peculiar Children nel titolo originale). Io non ho letto i libri da cui il film è tratto, quindi avrei potuto rappresentare lo spettatore ideale per l'ultima fatica di Burton: nessun pregiudizio letterario avrebbe influenzato la mia opinione, nessuna aspettativa mi avrebbe fatto storcere il naso. Eppure, nonostante questo, ho lasciato l'Auditorium della Conciliazione a Roma con l'amaro in bocca. Con Burton alla regia, pensavo di assistere a un'onesta rappresentazione delle atmosfere psicologiche, storiche ed immaginative dei testi letterari di Riggs; del resto è il regista di capolavori come Edward mani di forbice e Nightmare Before Christmas, con cui ha consegnato a una generazione di spetattori le chiavi per le porte della fantasia e del sogno e che ha insegnato che no, niente è impossibile. Ciò a cui ho assistito, invece, è stato il tentativo di creare un blockbuster hollywoodiano pronto a sbancare i botteghini solo per il nome inciso in calce alla locandina, non per il reale valore del prodotto.
Miss Peregrine - La casa dei ragazzi speciali racconta del giovane Jacob (Asa Butterfield), ossessionato dai mostri che popolano i racconti di suo nonno Abraham (Terence Stamp), unico sopravvissuto allo sterminio della sua famiglia di ebrei polacchi. In seguito alla tragica morte del nonno in Florida, Jacob si reca in una piccola isola del Galles alla ricerca di un gruppo di bambini orfani dal talento speciale, ospitati e accuditi della misteriosa Miss Peregrine, di cui il nonno gli ha molto raccontato durante la sua infanzia.
La trama svela tutti gli elementi utili allo sviluppo di una pellicola burtoniana. Dopo le prime battute del film, purtroppo, si ha la netta percezione che sarebbe stata invece la noia la vera marca distintiva del film. Ambienti e personaggi vengono mostrati in un’atmosfera che fa subito serie tv horror ma che disorienta senza portare da nessuna parte, se non nella triste stanza di una psicologa (Allison Janney) o in un Galles dove, tolti gli splendidi scenari naturalistici, niente risulta accattivante. Uno spiraglio sembra aprirsi appena giunge in scena Eva Green (Miss Peregrine), bellissima e perfetta nella sua mise gothic, forse la svolta giusta per accelerare il ritmo della pellicola. E invece niente. Ancor più desolante risulta l'impossibilità che viene data allo spettatore di affezionarsi a qualcuno dei personaggi: Jacob non esprime alcun sentimento forte, è il buono della situazione, ma non si riesce mai ad essere dalla sua parte; i bambini speciali appaiono e scompaiono dalla scena come delle mere comparse, saltimbanchi di un grandioso circo di effetti in CGI (coadiuvati da un 3D di buona qualità) che non riescono a fare breccia nel cuore dello spettatore perché di loro si sa davvero poco; i villain sono cattivi di terza categoria, la cui forza si estingue in poche decine di minuti, svilendo il peso metaforico e immaginativo del loro contraltare reale e letterario.
Allora Miss Peregrine - La casa dei ragazzi speciali di Tim Burton rappresenta una triste conferma non della tanto frequente supremazia del precedente letterario sulla versione cinematografica, quanto del momento buio del regista. Aspettiamo tutti, con attesa e trepidazione, che questa parentesi si chiuda al più presto.
Federica Privitera