Generazione 1.00 euro remix
di Antonio Incorvaia e Alessandro Rimassa
Feltrinelli, Zoom Wide (Ebook)
Dicembre 2016
Pp. 162
€ 5,99
"Rispetto a Generazione 1.000 euro, il primo libro, il problema non si è risolto anzi. Si può affermare senza timore di venire smentiti che quello che una volta si definiva, quasi con vergogna, il precariato è diventata una condizione identitaria di moltissime persone, per di più in aumento. Ecco perché se il primo era un libro di denuncia, un libro che voleva porre in risalto un tema tenuto sottaciuto che coinvolgeva una generazione, questo libro è una semplice storia, un'opera di narrativa che racconta qualcosa che, chi più chi meno, sa come sia un qualcosa reale".Con queste parole i due autori, Antonio Incorvaia e Alessandro Rimassa hanno introdotto il loro Generazione 1.000 euro Remix, ebook edito da Feltrinelli Zoom Wilde, durante l'incontro con i blogger e gli addetti ai lavori di giovedì 15 dicembre 2016.
Un incontro valido, validissimo per comprendere appieno quanto le trasformazioni verificatesi all'interno del mondo del lavoro da, grosso modo, il 2008-2009 in poi (ovvero nel momento dell'esplosione della "Grande Crisi"), abbiano portato anche a massicce ed ingenti modificazioni della nostra stessa società. Ciò che prima era vissuto quasi come un "tabù", il già citato precariato, e ciò che prima era assimilabile all'obbiettivo di una vita, "il posto fisso", hanno ora una percezione completamente ribaltata: il precariato è ormai latamente considerato come uno "stato delle cose", se non da accettare supinamente quantomeno non un motivo valido per piangersi addosso, mentre il posto fisso è ormai ritenuto una chimera, se non un orpello, un po' obsoleto, di un passato che non tornerà.
Incorvaia e Rimassa notificano tutto ciò con la "potenza" della narrativa, ovvero raccontando una storia "uguale e diversa" rispetto a quella del primo libro. Uguale perché i nomi dei protagonisti, segnatamente quello di Claudio e tutti gli altri, sono gli stessi, diversa perché non si va a ricalcare pedissequamente la trama del libro di dieci anni fa (caso editoriale, specialmente per le sue modalità di pubblicazione e per l'eco che ha avuto, in Italia), bensì questa è, totalmente, una storia nuova. Una storia con al centro Claudio, un giovane libero professionista, alle prese con le mille sfide, i mille trabocchetti e le mille difficoltà di avere, oggi, una partita IVA in Italia. Nel corso della storia, (a dire il vero sin dalle prime, primissime frasi) si mette in evidenza come, nonostante le trasformazioni della società, anche italiana, sopra citate, ancora al giorno d'oggi dire "faccio l'avvocato, faccio l'ingegnere, faccio il giornalista" dia la sensazione a chi l'ascolta del raggiungimento di qualcosa di concreto, di nobile, di riconosciuto. Invece se, alla stessa domanda, ovvero "che lavoro fai?", uno risponde "faccio il social media manager", immediatamente nell'altra persona viene quasi da chiedersi "sì ma come lavoro vero, che fai?". A questo proposito i due autori hanno le idee molto chiare:
Tutto ruota alla storia della società italiana. Si prenda ad esempio la cultura e l'idea che si ha di essa. In Italia nulla può essere davvero culturale se non affonda le radici, e pure le mani ed i piedi verrebbe da dire, nella tradizione. Anche nelle agenzie pubblicitarie si ragiona allo stesso modo: c'è sempre l'eterno derby tra tradizione VS innovazione. Da questo ne consegue che tutte le professioni nuove, non "ordinate", ovvero non rientrati in Ordini o categorie professionali stratificate nel tempo, non vengano prese sul serio. Tuttavia è ragionevole pensare che, magari più lentamente che in altri Paesi, le cose cambino anche qui.
Generazione 1.000 euro Remix è un ebook che si legge senza troppi problemi: talvolta si ride, il più delle volte si riflette, senza però, forse, quell'ansia che si aveva nel leggere il primo romanzo ("no, io non farò questa fine"). Anche sulle definizioni, sulle categorie da apporre all'uno come all'altro libro, i due autori vogliono fare un distinguo:
Il primo libro era nato come un tentativo, bisogna dire riuscito, di denunciare una situazione che, secondo noi, era nel migliore dei casi sottostimata, nella maggioranza degli altri assolutamente non raccontata dal mondo della comunicazione italiana. In questo caso l'intento era molto diverso: era, semplicemente, raccontare una storia che fosse sì rappresentativa di questi anni ma senza il côté di denunzia del precedente
Per tutto il racconto vediamo Claudio arrabattarsi come può in un mondo massicciamente ostile nei suoi confronti, e per quanto riguarda le tutele (pari a zero) del suo lavoro e per quanto riguarda l'opprimente pressione fiscale. Quindi, a molti dei blogger presenti (tra cui, un buon numero, riveste proprio il ruolo di social media manager) è venuto spontaneo chiedersi se, alla fin fine, questo sia o meno un racconto con un messaggio positivo al suo interno, un “anche se il mondo è difficile comunque, se ci si applica e si crede in se stesso può riuscirci”. Su questo punto i due autori, alcune delle volte non in completo accordo (“da buoni amanti della discussione non possiamo vedere le cose esattamente in modo uguale, anzi!”), la pensano allo stesso modo:
Il nostro Paese è afflitto, tra le tante cose, della sindrome dell’autocommiserazione perenne: io non sono riuscito a raggiungere quel dato traguardo non perché io non ne sia stato capace, non ne avessi avuto le capacità, ma perché qualcuno me l’ha impedito, il sistema è corrotto e non funziona: la colpa non è mia, è degli altri. Certo che il sistema non funziona, certo che spesso e volentieri vale più una spintarella nel momento e nel luogo giusto che un buon curriculum, ma non per questo non si deve avere la consapevolezza, a volte, di aver fatto le scelte sbagliate
Ecco una delle parole-chiave, direbbero i creativi del mondo della comunicazione una delle “key-words”, più importanti all’interno di questo libro. Generazione 1.000 euro Remix è la presa di conoscenza, la piena presa di coscienza, del periodo storico in cui si vive, con i suoi pro, la possibilità di realizzarsi nel proprio campo di appartenenza, la fine dei lavori meccanici e ripetitivi, la possibilità di continuare a crescere ed ad evolversi, e con i suoi contro, il non poter fare progetti a lungo raggio, la mancanza di sicurezza e la non protezione sindacale.
Uno degli aspetti più curiosi di questo libro è, poi, il continuo uso-abuso, del tutto deliberato, degli inglesisimi (che in italiano, tecnicamente si chiamerebbero anglicismi). Nel settore in cui lavora Claudio, le parole straniere, di totale ascendenza inglese, abbondano in maniera, spesso e volentieri. Quasi ingiustificata. A questo proposito noi di CriticaLetteraria abbiamo proprio fatto una domanda apposita, chiedendo direttamente ai due autori se vedono come un bene o come un male tale fenomeno:
Non credo sia corretto dirsi favorevoli o contrari a tutto questo. Noi del libro ci abbiamo solo giocato, non abbiamo preso una posizione netta, anche perché non l'abbiamo né vogliamo averla. Per carità, l’integrità di una lingua è un fattore molto importante, però volersi abbarbicare in un’aurea di, presunta, assoluta purezza ed integrità crediamo sia sbagliato, sbagliatissimo. Una lingua è, per forza di cose, una cosa viva, almeno per quanto riguarda le lingue che si parlano: cristallizzarla decreterebbe la sua morte
Al termine dell'incontro e di una più approfondita rilettura di Generazione 1.000 euro Remix rimane, forte, l'impressione di avere davanti due autori, Antonio Incorvaia e Alessandro Rimassa , preparatissimi, che sono perfettamente in grado di giocare e scherzare a piacimento con la letteratura, creando anche storie di grande levità. Forse i dubbi più forti permangono quando gli stessi scrittori affermano la quasi totale positività del nuovo mondo lavorativo, dato che, alle volte, si ha più che la "libertà di vivere la propria vita come si vuole" di avere "la libertà di morire come si vuole". Infatti il discorso di non essere (quasi) mai pagati il dovuto (leggasi anche la concorrenza al ribasso) è il grande argomento del libro e della questione in generale.
In questo senso è illuminante una riflessione di Rimassa, arrivata quasi in conclusione della presentazione:
In Italia le partite Iva e i liberi professionisti sono quasi 12 milioni: credo che qualsiasi forza politica firmerebbe oggi per avere un simile bacino di utenza elettorale. Eppure nessun partito si fa portavoce di queste esigenze, benché meno il Governo. Tuttavia sorge spontaneo un dubbio: ma davvero serve un partito per riconoscerci, rendersi consapevoli di essere tutti sulla stessa barca e far sentire la propria voce a livello di categoria? Ecco ciò, ancora al giorno d'oggi, manca: forse - gli fa eco Incorvaia - sarebbe il caso di, come si fa con un buon remix, prendere una base solida e comprovata, la precarietà, e metterci sotto una bella batteria in quattro, la consapevolezza di chi siamo noi e di quanto facciamo, con impegno e professionalità, tutti i giorni: non sarà elegantissima ma è una scelta efficace. Si è in tanti e si hanno tutte le possibilità del mondo di contare qualcosa!
Mattia Nesto