Il segreto dell'uomo solitario
di Grazia Deledda
Ilisso, 2011
Prefazione di Aldo Maria Morace
pp. 168
€ 11 (cartaceo)
€ 4,90 (ebook)
Il segreto dell’uomo solitario è un romanzo del 1921, pochi anni prima della consacrazione del Nobel per la scrittrice sarda, e subito dopo il successo del romanzo La Madre, che per molti critici è romanzo di chiusura di un ciclo deleddiano fecondo, in cui tutti i temi più cari alla scrittrice erano stati ampiamente svolti e canonizzati, rendendo necessaria una nuova fase, seppur senza cesure nette o cambi di rotta sconvolgenti, come fa notare in apertura di prefazione Aldo Maria Morace.
Arriva dunque una nuova fase per la Deledda, un desiderio di rinnovamento che possa tener fede al suo tacito patto coi lettori ma nel contempo aprirle prospettive nuove, più personali, più ardue. In questo romanzo i cambiamenti più evidenti sono nella struttura, nell’ambientazione e nella dialettica con il lettore.
La struttura porta una ripartizione non più in capitoli, vista anche l’impossibilità, a livello testuale, di cadenzare in un ritmo ampio la trama non molto articolata e che ruota attorno ad una ambivalenza tra mondo interno ed esterno del protagonista, elevata in chiave generale all'eterno confine tra eros e thanatos, che è la vera chiave interpretativa di tutto il romanzo.
Cristiano è il protagonista, la sua ricerca di solitudine, il suo incessante bisogno di essere invisibile, di non generare positività, di chiudersi nel proprio mondo e soprattutto in se stesso dimostrano una paura verso la vita che solo nella fase finale del romanzo risulterà giustificata, ma che già dalle prime pagine ingenera sospetto, inducendo a pensare a fobie e paranoie represse.
Non voleva far piacere a nessuno, lui; e a nessuno concedere famigliarità: per questo appunto salutò la donna con cortese freddezza e dopo averla fatta entrare, la pregò di andare avanti: poi chiuse e la seguì, guardandola alle spalle.
Il suo mondo è la sua casa, ma non vi sono riferimenti precisi, solo barriere più o meno superabili, nella cerchia ristretta di persone che egli ammette alla sua vista e ai suoi bisogni. Il bisogno è un’altra delle chiavi interpretative, bisogno di esistere solo per se stessi, che verrà poi superato nell’esistenza nuova, generata da un amore nato anch’esso dal bisogno.
Le figure femminili sono funzionali all’accrescersi dei bisogni. Così da un bisogno carnale, di possesso, di ripudio estremo della sua vita precedente nasce la relazione con la contadina Ghiana, completamente sottomessa al suo volere.
Egli trasse il denaro: e mentre con una mano glielo dava, con l'altra le stringeva il braccio attirandola verso la cameretta. Ella depose di nuovo il paniere, e lo seguì silenziosa, intascando il denaro con un lieve tremito della mano.
E da un bisogno di riscoprirsi infine di nuovo più simile a se stesso nasce l’innamoramento con un’anima tormentata come quella di Sarina, votata anch’essa al sacrificio, nell’estrema cura del marito malato Giorgio. Due confini che si lambiscono sono quelli di quest’uomo e questa donna, che un destino beffardo fa incontrare, costringe a rapporti di vicinato, fa infine scoprire tormentati da uno stesso male, sebbene a ruoli inversi, in una sorta di gioco degli specchi e di ribaltamento che rende vittime entrambi della malattia mentale. Il primo per avvenimenti personali e per impossibilità di varcare quei confini estremi dell’affetto materno, la seconda in quanto vicina ad un uomo malato che la confina nella dimensione del dolore, imprigionando la sua voglia di vivere.
Solo con la morte dello sventurato arriverà per tutti la catarsi, e con essa i dialoghi si faranno più serrati e le barriere cadranno per far parlare l'anima.
Più tardi venne l'altra e le ombre si dileguarono. E per giorni e settimane parve che la luce sola regnasse sulla terra. Anche le notti erano chiare, illuminate dalla luna: una luna così limpida e lucente che sembrava un astro nuovo appena creato, e al vederla sorgere, nel crepuscolo di rosa, sempre più grande e più vivida dava l'impressione che dovesse trasformarsi in sole.
In un contesto così tormentato, cambia anche l’ambientazione, non può essere la Sardegna, terra di origine; molti ipotizzano che l'ambientazione sia quella delle vacanze condotte quell'anno dalla scrittrice a Cervia. La natura assume quindi una dimensione cristallizzata, il sublimarsi della condizione dei protagonisti non le permette di emergere, non la rende “casa”, “approdo”, rifugio o origine, solo limite, tra il dentro e il fuori, tra le tempeste interiori e quelle naturali, tra il calore imprigionato nei corpi distanti e l’ovattata immaginazione di sé dentro un mondo non meglio identificato.
Distinse la traccia del loro passaggio, e mentre col piede tentava istintivamente di sollevare l’erba calpestata, guardava la sua siepe per assicurarsi ch’era impenetrabile. Era impenetrabile, sì: sul cielo cremisi del crepuscolo pareva la muraglia nera d’una cittadella fortificata, con guglie sottili, pinacoli e merli.
Il contatto con il reale avviene ancora una volta attraverso la figura più semplice, Ghiana, anch’essa imprigionata dai limiti personali di un matrimonio imposto, ma capace di tagliare via i fili di quei legami per abbracciare scomodamente la vita, spinta anche da un bisogno di elevazione sociale, che la renderà infine àncora di salvezza per il nuovo Cristiano.
Pochi dialoghi e molta vicenda interiore, tormento e paura, scelta o abbandono. Attraverso questi binomi si snoda la dualità centrale amore-morte, quell'eros e thanatos che in una trama circolare parte dall'interno dei protagonisti e sfocia nella vita esteriore, nei rapporti sociali, nel rapporto con la natura, senza far indovinare fino alla fine quale di queste due estreme istanze vincerà.
Poi, un giorno, passato il primo impeto di dolore e di sdegno, andò in cerca del suo bambino.
La fine del tormento, nell'ultima frase, pausata da un vuoto nella pagina, sarà la liberazione da ogni vincolo per tutti i protagonisti e l’abbandono del rifugio fittizio, verso una nuova vita. L'amore nuovo e più solido, oltre ogni paura, vincerà il confine di morte e pazzia e lascerà ognuno correre verso il proprio destino.
Samantha Viva
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