L'uomo che non fu giovedì
di Juan Esteban Constaín
Traduzione di Andrea Rigato
Fazi Editore, 2016
pp. 190
€ 16,50
(Fata viam invenient)
Cos'hanno in comune Jorge Bergoglio,
Casanova, Aby Warburg, Benedetto XVI, John Lennon, e G.K. Chesterton?
La risposta è la più semplice che si
possa immaginare. Niente.
Se non il fatto di far parte di un
novero di aneddoti di implacabile astuzia contenuto in un romanzo
trascinante da poco uscito per Fazi Editore e partorito dalla penna
(geniale!) di Juan Esteban Constaín.
L'uomo che non fu giovedì ricalca il titolo di un giallo scritto da Gilbert Keith Chesterton,
romanziere e pensatore inglese primonovecentesco, noto ai più in
quanto creatore della figura di padre Brown, una sorta di lontano
progenitore dei vari don Matteo della televisione italiana.
Chesterton è una figura molto controversa, soprattutto per le sue posizioni religiose e la sua tumultuosa conversione, nel 1922, al cattolicesimo. Il tutto suona ancor più singolare se pensiamo che Jorge Bergoglio, l'attuale Papa Francesco, è stato uno dei promotori di una causa per la sua canonizzazione.
«Era stato prima agnostico, poi anglicano, e poi, in quell'anno provvidenziale, era entrato a far parte della Chiesa romana e ne era diventato uno dei più accesi difensori, grazie alla sua "genialità colossale" - l'espressione è di George Bernard Shaw - ma soprattutto grazie alla sua penna caustica e implacabile, a quella miscela di ironia e compassione con cui si occupava di tutte le cose degli uomini: partendo dai romanzi di Dickens o dai testi di Chaucer o dai sillogismi di San Tommaso, per arrivare all'importanza di non correre dietro al nostro cappello, in strada, se lo perdiamo a causa di una folata di vento, perché niente rivela la condizione umana più del ridicolo.»
E noi ci troviamo a Venezia, a
Carnevale, a pedinare il narratore, professore di storia dei giorni nostri,
chiamato da una sua ex professoressa e amica per una questione di
massima segretezza che riguarda proprio la tentata beatificazione di
Chesterton, venuta a galla nel marasma degli scandali vaticani degli ultimi anni.
The Young Pope (la
fiction-evento del 2016, scritta e diretta da Paolo Sorrentino)
docet: se c'è una cosa che nel duemilasedici sa ancora stuzzicare la
nostra più irrefrenabile curiosità è proprio quello che si cela
dietro ai placidi giardini e dentro le ricche stanze dei palazzi del
Vaticano. Quell'intreccio di celeste meraviglia, intrighi terreni e
pance porporate che riposa al segreto der Cupolone.
L'uomo che non fu giovedì apre una
finestra sul cerimoniale complesso di un processo alla santità, e lo
fa esasperando quel quanto di grottesco c'è nell'apparato
ecclesiale, alla Fellini, (o alla Sorrentino, appunto) ma senza
arrivare alla dissacrazione vera e propria, in un valzer gioioso e composito, in un
intreccio colto e avvincente che mescola sacro e profano, realtà e
surreale, storia, religione e magia.
Giulia Marziali
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