di Alessandro Robecchi
Sellerio, 2017
pp. 432
€ 15 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
«Le vite sono questo, sono intrecci incomprensibili, inestricabili, sporchi... la giustizia, la verità, che cose insulse, e vi piacciono tanto, vero? Sa perché? Perché vi danno l'impressione di contare qualcosa, di decidere qualcosa... Stupidaggini, Carlo, cazzate. Ci pensi, ogni tanto. Le cose fanno il loro corso indipendentemente da noi, anzi, spesso contro di noi». (p. 407)
Un nuovo mistero avvolge Milano nel terrore: i corpi di due imprenditori vengono ritrovati a poca distanza di tempo. Su di loro, la firma dell'assassino: un sasso, appoggiato in bella vista sui cadaveri. Per Ghezzi e Carella c'è un caso complesso da risolvere, ma presto le indagini si fanno segrete, perché il caso viene affidato ad agenti moderni e all'avanguardia, o che perlomeno rispondono benissimo alle esigenze mediatiche. Sì, perché Milano non è più la stessa da quando si parla del killer dei sassi: la cronaca nera interessa ormai più del sesso; da quando ci sono stati i ritrovamenti, tutti ne parlano, dal centro opulento ai quartieri popolari. E anche l'azione del romanzo si sposta proprio tra questi due poli, a sirene spiegate, ché tanto - ormai - Ghezzi e Carella hanno già infranto il loro dovere, occupandosi di un caso passato ad altri... Certo, quando viene trovato un terzo cadavere, con la stessa firma del sasso, la questione si complica e il filo sottilissimo che i due stavano tessendo si rompe. Che fare, dunque? "Fortunatamente", diremmo noi lettori, ma "sfortunatamente", commenterebbe Ghezzi, anche Carlo Monterossi, vecchia conoscenza, resta invischiato nel caso. Ghezzi continua a pensare che il creatore dell'appuntamento televisivo più amato, Crazy Love, sia una grana in più da risolvere: pare complicare le indagini, mettendosi più e più volte in pericolo, con quel suo amico e agente, Oscar... Eppure ogni volta - vorremmo ricordarlo, a Ghezzi - Monterossi
finisce per dare il giusto "la" alle indagini. Certo, è un
incontentabile e un inappagato cronico, a cominciare dal fatto che
detesta il programma che gli ha dato la notorietà e una buona agiatezza
economica, ma Carlo Monterossi ci sa fare con la gente, e spesso è
proprio la sua capacità di intrufolarsi tra le insicurezze dell'altro a
far scaturire confessioni intere o, perlomeno, indizi.
E allora via, noi lettori siamo pronti per seguire Ghezzi nei quartieri disagiati delle case popolari, salire con Monterossi in case con appesi quadri di Morandi alle pareti, ma anche a bere con loro un caffè in un bar tutt'altro che raccomandabile.
«Le cose vanno lente, poi partono a razzo come se qualcuno avesse mollato il freno» (p. 347). Potremmo usare questa citazione come didascalia dell'intero romanzo: anche quando le indagini sembrano arrivare a un punto di stallo, o rallentare così tanto da far quasi disperare, la bravura narrativa di Robecchi fa sì che ci sia sempre un dettaglio curioso, un indizio sottotraccia che rende anche noi lettori dei piccoli investigatori, e le nostre ipotesi si sprecano. Riusciremo a essere più bravi e rapidi rispetto a Ghezzi e Carella? In fondo, conosciamo abbiamo un vantaggio in più: sappiamo in presa diretta anche le novità di Monterossi...
Rispetto al precedente Di rabbia e di vento dello scorso anno, Torto marcio traccia con ancor più acredine su un letto di amarezza la discrasia tra le classi sociali opposte di Milano: nel capoluogo lombardo, lusso e miseria, che sembrerebbero inconciliabili, sono due facce della stessa medaglia. Mai destinate a incontrarsi, se non con una pistola in mano e un sasso in tasca. Ma sarà davvero così? Tutto fa pensare a qualcosa di ben più profondo, anche perché le ipotesi di rapina cadono subito... Ed è proprio nella profilazione dei dubbi e nello smentire i pregiudizi, tra falso cinismo, parziale compassione e ironia pungente, che Robecchi riconferma bravura e piacevolezza, in un romanzo che è ben più di un noir. Ha il potere di far pensare.
GMGhioni
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