di Maurizio De Giovanni
Einaudi, 2016
pp. 355
€ 14,50
Nonostante il titolo di questo romanzo sia lo stesso della serie,
in realtà l'ispettore Lojacono era già apparso in un libro
precedente, Il metodo del coccodrillo:
non comparendo però gli altri componenti del gruppo dei Bastardi e
non essendo ambientato nel commissariato di Pizzofalcone, esso può
essere considerato un prequel della saga trasposta sul piccolo
schermo con Alessandro Gassmann nel ruolo del protagonista.
Lojacono è un poliziotto
siciliano trasferito a causa delle parole di un collaboratore di
giustizia che lo accusa di connivenza con la mafia. Giunto a Napoli
sembrava destinato a passare il resto dei suoi giorni in ufficio,
lontano dalla strada e dalle indagini. Aver risolto il caso del
Coccodrillo (di cui si parla appunto nel romanzo sopra citato) ha in
parte riabilitato il suo nome, ma lo ha anche reso antipatico ai
colleghi che non hanno saputo fare meglio dell'ultimo arrivato. Il suo superiore è stato quindi ben felice, appena se ne è presentata
l'occasione, di mandarlo ad un altro commissariato, quello di
Pizzofalcone; si tratta di un distretto piccolo ma molto popoloso che
comprende parte dei Quartieri Spagnoli e arriva al lungomare. Dopo
che l'arresto di alcuni sbirri corrotti ha reso necessario un
rinnovamento dell'organico, Pizzofalcone è diventato la meta degli
indesiderati dagli altri commissariati. Reietti come Lojacono.
Bastardi, appunto.
La squadra con cui si trova a combattere il crimine viene
presentata come il resto dei personaggi attraverso brevi capitoli: sono ritratti
molto ben fatti, quelli di De Giovanni, che soltanto seguendo per
qualche momento le vite dei protagonisti riesce a renderli
fortemente veri. I Bastardi di Pizzofalcone sono poliziotti
complicati, molto umani; l'autore li avvicina con eleganza riuscendo
a metterne in luce la psicologia senza nulla aggiungere al racconto
delle loro azioni e dei loro pensieri: c'è Ottavia Calabrese,
l'informatica del gruppo, dipinta con tratti originali nel suo
rapporto col marito affettuoso e il figlio autistico, che odia
entrambi; Francesco Romano, detto Hulk, che fatica a contenere i suoi
scatti d'ira, un violento consapevole del proprio problema; Giorgio
Pisanelli, la voce storica del quartiere, che nelle mura di casa
nasconde un dolore infinito. Ci sono poi Alessandra
Di Nardo detta Alex, agente assistente con la passione per le armi e
l'ingombrante presenza nella sua vita di un padre generale in
pensione e Marco Aragona, un giovane spericolato in auto e con in
testa troppi film polizieschi.
Con questo ricco repertorio De Giovanni intesse un canto
sommessamente dolente, senza picchi tragici ma che si fa carico delle
difficoltà della vita. Esemplare il caso di Ottavia: il racconto
dell'attimo in cui il possibile annegamento del figlio autistico in
piscina le fa pensare ad un'esistenza finalmente libera è narrato
con delicatezza e tocca il lettore proprio per l'assenza di
patetismo, per la forza di verità che trasmette. Allo stesso modo,
lo scrittore non fa di Francesco Romano, il marito violento, uno
stereotipo buono per un romanzo a tema ma gli dona invece un'umanità
che non serve a giustificare le sue azioni ma a rendere il
personaggio reale e ad affrontare l'argomento senza banalizzarlo
chiudendolo in frasi fatte per renderlo più docile. I guai sul
lavoro sono in realtà aspetti secondari: è nella loro esistenza che
tutti i Bastardi di Pizzofalcone hanno problemi e sono questi a
renderli così interessanti.
Neanche il tempo di ambientarsi che già arriva il primo caso da
affrontare: la moglie di un notaio è stata trovata morta a casa sua,
uccisa da un colpo in testa inferto con una di quelle sfere che
contengono neve finta. Il marito era via, ma è nota la sua relazione
extraconiugale con una rossa avvenente; che si tratti di un delitto
passionale?
Io gli direi che la colpa di tutto è l'amore. Che ci si mette di traverso sulla strada dell'amore corre sempre un grosso rischio. Perché l'amore è forte, e quando va verso il mare non conosce ostacoli e travolge e abbatte e frammenta, e si porta via i pezzi.
Come nel primo volume, la voce
narrante dà spazio a vari personaggi: è in terza persona (tranne
alcuni casi in cui si fa uso del discorso diretto) ma contiene il
punto di vista della persona che sta seguendo, così i commenti
inseriti nella prosa derivano dai pensieri di chi è in quel momento
al centro della scena. Anche quando fanno solo un'apparizione
fugace tutti i personaggi riempiono il romanzo di scampoli di vita, esistenze
che compongono un mosaico penetrante. Tra queste figure c'è
l'irresistibile Donna Amalia, che innesca una seconda indagine relativa ad una ragazza
che sembra essere tenuta prigioniera nel proprio appartamento. Anche
in questo caso, lo scrittore sceglie una soluzione dell'enigma
originale che evita i cliché e va ad approfondire il carattere dei
personaggi.
Vista la situazione, dalla risoluzione del caso d'omicidio dipende
anche il destino del commissariato di Pizzofalcone, ancora sotto
minaccia di chiusura se non dimostra la sua utilità portando a casa
risultati. Sembra proprio un caso di corna, ma la svolta finale
confermerà l'interesse non banale di De Giovanni per i tormenti
dell'animo umano. Come spesso capita in questo genere di romanzi, più
che la scoperta di come sono andate le cose conta l'atmosfera evocata
dalle pagine e il modo in cui i personaggi riescono a parlarci delle
loro difficoltà, che ce li fanno sentire vicini. In ogni caso, è
dalle indagini “laterali” che arrivano i colpi di scena più
gustosi; quasi all'ultima pagina ci aspetta infatti una rivelazione che
colpisce inaspettata e geniale, da vero maestro del genere. Ed è solo l'inizio di una lunga serie.
Nicola Campostori