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Alla luce del mito - Costruire il futuro a partire dal mitopensiero.

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Alla luce del mito
di Marcello Veneziani
Marsilio nodi, 2017

pp. 167

€ 16,50 (cartaceo)
€ 9,99 (e-book)



Fin da quando ho iniziato ad apprezzare i libri la prima cosa che corro a leggere è la dedica che gli scrittori mettono all'inizio delle loro storie. 

Ebbene, quella di Marcello Veneziani, in apertura de Alla luce del mito, mi ha incuriosita fin da subito:
"Dedicato a chi ama i miti e non li confonde né con la verità né con la finzione".
"Ed allora - mi sono domandata -, sotto quale prospettiva Veneziani avrà voluto analizzare la mitologia, la sua funzione nell'immaginario dei popoli antichi ed i frammenti che ne rimangono nella società di oggi?".

Possiamo iniziare col considerare che la grande sfida che si è posta l'opera di Marcello Veneziani (vedremo nel prosieguo se sarà riuscito a vincerla o meno) è stata quella di attualizzare il mito, o meglio di cercare di contestualizzarlo all'interno della nostra collettività, giungendo fin dal principio ad un'importante conclusione: la narrazione mitologica, oggi come nel passato, è fondamentale perché in grado di muovere le moltitudini, di convincere le folle, prova ne siano le ideologie del Novecento (altro modo di chiamare i miti politici) che sono riuscite a cambiare (spesso tragicamente) la Storia dell'umanità :
" (...) Il mito è per la storia quel che l'anima è per il corpo (...) ".
Questo concetto è stato ribadito in un'intervista dallo stesso autore:
" (...) I miti non sono soltanto quei grandi racconti del mondo antico, greco, orientale, classico. Esistono sotto traccia o perfino in modo vistoso nella società contemporanea, nel gioco e nell'arte, nel cinema, che è la principale fabbrica di miti contemporanea e nella pubblicità, che vende miti in forma di marchi (...). Molti mitoidi della nostra epoca sopravvivono in forma di idoli, di feticci, di totem e di tabù (...) ".
Il mito, però, non è solo trasfigurato nella pubblicità ed in altre forme di espressione consumistica, ma costituisce un modo diverso ed ulteriore di vedere la realtà, di immaginare in una prospettiva diversa quello che altrimenti sarebbe allineato in un puro e semplice conformismo:
" (...) Dal vedere altrimenti sorge lo spirito critico (...) ".
Veneziani, infatti, reputa che ci sia anche un modo positivo di vedere il mito, una maniera di approcciarsi allo stesso in maniera giusta, che rechi conforto a quanti se ne appropriano, tanto che la sua più alta espressione è oggi contenuta nel romanzo:
" (...) Il romanzo è l'espressione più articolata del mito, ma con una differenza essenziale: il racconto romanza la vicenda accaduta a uno o più protagonisti che si svolge in un tempo e in un luogo definiti. Il mito racconta invece una storia universale, impersonale, che non si esaurisce in epoche, luoghi e soggetti precisi. E' una storia non conclusa, a differenza del romanzo, ma esemplare, destinata a ripetersi (...) ". 
Ingente è il numero di autori e studiosi richiamati (più o meno esplicitamente) dallo scrittore e filosofo; solo per citarne alcuni: Platone, Jung, Borges, Galimberti, Tolkien, Pavese e moltissimi altri, in un continuo rimando a vecchie e nuove teorie sul mito che trovano nuova linfa in questo libro che non può definirsi né un testo specialistico di filosofia, sfuggendo ai tradizionali canoni accademici , né un saggio.

Piuttosto possiamo immaginarlo come un insieme di riflessioni, di frammenti di pensieri tenuti insieme dal collante del mitopensiero, come Veneziani definisce
" (...) questa nuova e originaria ricerca dell'essere tramite il mito (...) ".
In conclusione, pare che l'obiettivo che l'autore si era prefissato all'inizio dell'opera sia stato raggiunto: egli ha dimostrato che il mito rimane ancora e sempre essenziale alla vita dell'essere umano.

Il mito, infatti, consente un'apertura dei nostri orizzonti laddove i falsi miti indotti dal consumismo restringono la nostra visuale.

Le società del passato si basavano su miti fondanti, su narrazioni che le accomunavano e consentivano loro di guardare nella stessa direzione.
Oggi la globalizzazione ha reso i confini geografici liquidi, la scienza e le tecnologie hanno azzerato le distanze, ma il mito può e deve ancora essere fondamento delle comunità (seppur globali).
" (...) Sulla barca, in mare aperto, disponiamo di due remi: uno è il mito, l'altro è la scienza. Se remiamo da un solo versante, rinunciando all'altro remo, compiamo un giro vizioso, ruotando intorno a noi stessi. Se li alterniamo ritmicamente, da ambo i versanti, procediamo nella rotta. La meta è ignota. Navigare necesse est (...) ".

Il mitopensiero è l'ossatura, il fulcro di ogni società, perché solo attraverso di esso il singolo individuo riesce a percepire la prospettiva del futuro ed a porre le basi dei propri sogni sui sedimenti del passato.