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#CriticaLibera - To be continued: la serialità nelle narrazioni da Madame Bovary a Breaking Bad, passando per Montalbano.

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Cosa hanno in comune Breaking Bad e il romanzo d'appendice dell'ottocento? Siamo andati al convegno "To be continued", il 16 marzo a Milano, per scoprirlo.

La risposta è una, semplice e lampante: la serialità. In barba a un'Italia che "non legge più" il fenomeno delle narrazioni seriali sembra non conoscere crisi. Siamo costantemente a caccia di storie, poco importa che si traducano nella forma di Grey's Anatomy o nei romanzi di Elena Ferrante: l'importante è che, giorno dopo giorno o mese dopo mese, continuino.

La serialità risponde, di fatto, al nostro "bisogno compulsivo di storie", come lo definisce Bruno Pischedda, docente di Letteratura italiana contemporanea all'Università Statale di Milano. Aspettare il seguito di una vicenda sapientemente lasciata aperta è un sentimento del tutto naturale, che tocca la nostra curiosità (e, aggiungerei, la nostra scarsa propensione all'attesa e al lasciare in sospeso). 

Non stupisce quindi che, dal lato della produzione, il pensare alle proprie opere come narrazioni in divenire è un'operazione vincente, Ed è un espediente, appunto, vecchio come il mondo, al quale aveva già pensato Balzac (o, un po' più tardi, il nostro Collodi) e che è stato ripreso dalla televisione e dal cinema (pensiamo al cliffhanger - tecnica usata  soprattutto in televisione caratterizzata dall'interrompere un episodio proprio "sul più bello").

Storie parcellizzate, fluenti, che si evolvono e che spesso continuano nella mente dei lettori/spettatori, dove talvolta vivono una vita propria. Il caso emblematico è Montalbano, che da venticinque anni "sgambetta infaticabile sul palcoscenico della narrativa italiana", per usare la simpatica espressione di Mauro Novelli. E in effetti ce lo immaginiamo tutti, acuto e indenne al trascorrere del tempo, episodio dopo episodio, a condurre le sue indagini, uscirne vittorioso e dopo aver messo in carcere chi di dovere, farsi una bella nuotata nel mare di Vigata. Eppure non ci stanchiamo. Può darsi che qualche puntata abbia dei buchi neri (causati da un piccolo sonnellino, inevitabilmente conciliato sia dai paesaggi siculi ristoratori che dal ritmo pacato della narrazione), ma non ci importa: Montalbano è bello per questo. Le ultime due puntate, andate in onda proprio questo mese, hanno registrato un record di ascolti (una cosa come il 44% di share), numeri da capogiro che si spiegano sicuramente sulla base del rapporto ormai familiare col personaggio, al quale il pubblico italiano si è affezionato. Non è un caso, e anzi dovremmo esserne fieri, che sia stato venduto all'esempio più virtuoso di televisione pubblica in quanto a qualità: la Bbc.

Per altro, Il commissario Montalbano, segue un tipo di serialità che Sandrone Dazieri (che invece ha scritto un'altra serie italiana di successo, Squadra Antimafia) definirebbe "debole". Il che non significa "cattiva" o di scarsa qualità, ma che la narrazione è basata un ritorno dell'eroe, una reiterazione confortante di determinate situazioni narrative. Sull'altro piano, ovviamente, la serialità "forte", quella per esempio di Lost, dove si assiste a un progredire della vicenda e a un'evoluzione dei personaggi più marcata.

Il nostro bisogno di storie sembra non esaurirsi. Varia al variare del medium, magari, ma si mantiene saldo nella sua essenza. Da McLuhan in avanti sappiamo quanto il medium non sia indifferente al messaggio, anzi, "il medium è il messaggio". Così una riflessione conclusiva è a parer mio d'obbligo nel momento in cui in Italia è sbarcato Netflix: il paradiso dei contenuti disponibili in maniera comodissima (dite pure addio allo streaming estenuante!) a bassissimo prezzo, piattaforma che apre un mondo agli amanti delle serie Tv. Netflix però fa una cosa, che a lungo andare (o forse l'ha già fatto) cambierà il modo di costruire le narrazioni seriali. Non distilla gli episodi a ritmo regolare, settimana dopo settimana, come faceva la vecchia televisione, ma quando una serie esce, la rende disponibile nella sua interezza. Così, noi spettatori, attendiamo con ansia il ritorno della nostra serie preferita (e segniamo sul calendario in rosso la data del 9 giugno per Orange is the new black), ma nel momento in cui essa sarà online, la consumiamo anche in un fine settimana, quattro puntate alla volta. Come influisce questo aspetto sulla produzione? A noi scoprirlo, nelle prossime puntate.

Queste e altre riflessioni sul tema sono disponibili su Tirature 17. Da una serie all'altra, l’annuario curato da Vittorio Spinazzola che fa il punto sullo stato dell’editoria in Italia, scaricabile gratuitamente in versione digitale dal sito di Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori.