Saper leggere l’architettura
di Mario Docci e Emanuela Chiavoni
Laterza, 2017
pp. 212
euro 25,00
In principio fu Bruno Zevi, che nel suo Saper vedere l’architettura, pubblicato da Einaudi negli anni Cinquanta, mise l’accento sulla diffusa e preoccupante ignoranza a proposito dei linguaggi utili alla comprensione e all’apprezzamento degli edifici urbani ed extra-urbani, sia pubblici che privati. Proprio a lui, alcuni decenni dopo, si ricollegano ora Mario Docci e Emanuela Chiavoni con un testo scritto a quattro mani che già dal titolo, Saper leggere l’architettura, vuole porsi sulla falsa riga dell’illustre predecessore, e che nell’apparentemente minima sostituzione della particella verbale – “leggere” al posto di “vedere” – già testimonia un passo avanti rispetto a una condizione passata: come se, data ormai per acquisita una percezione meno passiva degli edifici da parte di uno spettatore sempre più sollecitato dalle “sirene” del design, si volesse fornire anche all’osservatore meno esperto in materia una serie di strumenti teorici utili per decodificare le varie tipologie di costruzione che lo circondano o che potrebbe avere modo di visitare in giro per il mondo.
La coppia di autori – due accademici d’esperienza – si trova concorde nell’individuare nel disegno l’elemento principe di una metodologia utile sia alla progettazione che all’analisi a posteriori di architetture già esistenti: il disegno, dunque, come enunciano Docci e Chiavoni nella Premessa, viene impiegato «come strumento operativo, e come mezzo critico», perché
«solo il disegno può rappresentare un’opera architettonica e uno spazio urbano in un grafico di modeste dimensioni, permettendo la scomposizione in diverse rappresentazioni di più facile lettura così da selezionare, fra gli infiniti punti che costituiscono un edificio, quelli caratterizzanti l’opera».
Così, dopo una prima parte del volume in cui – in modo assolutamente chiaro e “transitivo” – trovano spiegazione sia la metodologia adottata sia i principali fondamenti teorici dell’analisi grafica e i diversi linguaggi assunti dall’architettura nel corso dei secoli, ecco che nella seconda sezione (la più consistente) sono raccolte le schede illustrative di alcune tra le opere più significative della storia dell’architettura, dall’antichità greca e latina fino alla contemporaneità europea e americana: ben 47 focus – si va dal Partenone e dai Propilei di Atene all’Auditorium Parco della Musica e al Museo nazionale delle Arti del XXI secolo (MAXXI) di Roma, passando per edifici culto del Novecento internazionale quali la Villa Savoye di Parigi e il Guggenheim Museum di New York – tutte accompagnate, ovviamente, da plurime e bellissime illustrazioni a mano libera corredate da didascalie. Un volume utile e ben congegnato, con un pregio affatto scontato: ricordare al lettore – anche al più profano – come l’architettura faccia parte delle nostra vita, e quanto possa essere semplice apprezzarla a dispetto di ogni respingente e settario specialismo.
Cecilia Mariani