di Enrico Franceschini
Editori Laterza, 2016
pp. 191
€ 10,00
€ 8,99
A pochi giorni dall'attentato terroristico che ha sconvolto Londra ed il mondo intero, ci troviamo a commentare un libro del giornalista e scrittore Enrico Franceschini che può aiutarci ad alleggerire la tensione di questi momenti difficili.
Londra Italia, edito da Laterza, prende le mosse da un'idea molto originale, quella di immaginare Londra come una comunità nella quale migliaia di italiani si cimentano nei mestieri più disparati (dal barbiere al barista, dall'avvocato all'attore, dal dentista all'economista).
La realtà è nient'affatto diversa da quella che il corrispondente de "La Repubblica" descrive, perché si stima che la Little Italy anglosassone costituisca la città con il maggior numero di italiani al di fuori della nostra penisola.
Londra Italia, edito da Laterza, prende le mosse da un'idea molto originale, quella di immaginare Londra come una comunità nella quale migliaia di italiani si cimentano nei mestieri più disparati (dal barbiere al barista, dall'avvocato all'attore, dal dentista all'economista).
La realtà è nient'affatto diversa da quella che il corrispondente de "La Repubblica" descrive, perché si stima che la Little Italy anglosassone costituisca la città con il maggior numero di italiani al di fuori della nostra penisola.
Lentamente scopriamo una Londra popolata dai volti e dalle voci di nostri connazionali che hanno fatto la scelta di inseguire i propri sogni in un Paese che, per le tante opportunità che offre, può tranquillamente definirsi come l'"America dell'Europa".
Dal finanziere definito "il lupo della City" agli editori da Oscar, dall'anchorwoman divenuta il simbolo dell'edizione in lingua inglese di Al Jazeera ai medici ed ai librai, dalla generazione Erasmus ai musicisti ai cantanti ed ai giornalisti, pare che esista davvero per tutti un posto all'ombra del Big Ben.
Dietro le parole dei tantissimi nostri connazionali che hanno scelto di lasciare il Bel Paese si legge spesso l'amarezza per una patria che non è riuscita a tutelare le loro aspettative, e che ha lasciato che le raccomandazioni e le scorciatoie valessero più delle competenze e dei meriti personali.
Non è tutto oro, però, quello che luccica, perché molti raccontano anche delle difficoltà affrontate lontano da casa, della segreta speranza di poter tornare un giorno a casa per restituire quanto di buono si è imparato lontano, come dice la pesarese Sara Marino:
" (...) Londra te la sudi, la devi conquistare, ma se lo fai finirà per ripagarti dei sacrifici e ti renderà orgoglioso di quanto hai raggiunto, da solo, senza chiedere aiuto a nessuno. Anch'io sono orgogliosa di essere arrivata dove sono senza passare da scorciatoie e raccomandazioni, ma amo il mio paese la mancanza della famiglia è sempre un tarlo che mi rode in testa. Tanti connazionali che sono emigrati qui, in fondo sperano un giorno di tornare...e io stessa coltivo la speranza di poter sfruttare quello che ho imparato all'estero, di poterlo restituire al mio paese (...) ".Nelle parole di una poesia di Edward W. Said risuona un po' di questa consapevolezza, di questa malinconia propria di tutti gli emigranti:
L'uomo che considera dolce la propria patria è ancora un tenero principiante; colui per il quale ogni territorio è come il proprio suolo natio è già forte; ma perfetto è colui per il quale l'intero mondo è come una terra straniera.
L'animo tenero ha concentrato il proprio amore su un unico posto nel mondo; l'uomo forte ha esteso il proprio amore a tutti i luoghi; l'uomo perfetto ha estinto il proprio.Franceschini ha dichiarato in un'intervista:
" (...) Mi piacciono quegli italiani capaci di adattarsi, integrarsi, mostrare all'estero il nostro "genio", la nostra proverbiale "arte dell'arrangiarsi", ma nell'accezione più positiva dell'espressione stessa: la capacità di tirare fuori il meglio ed investire le proprie energie per costruire qualcosa di nuovo (...) ".
Un capitolo davvero emozionante è quello intitolato "L'architetto volante", dedicato ad Annamaria Anderloni, la quale è fortemente convinta che la soluzione dei problemi dell'Italia sia proprio l'Europa ed auspica che in futuro le persone possano acquisire un'autentica cittadinanza europea.
Londra Italia è stato scritto prima della Brexit, prima che il Regno Unito uscisse dall'Unione Europea, dunque forse d'ora in avanti potranno esserci dei cambiamenti e delle difficoltà maggiori per quanti vorranno lavorare in questo Stato.
Ancora, possiamo sperare che tra qualche anno Enrico Franceschini raccolga in un nuovo volume le esperienze di tante altre persone che non si sono arrese ed hanno continuato a lottare per quello in cui credevano, che non sono state costrette ad abbandonare la propria terra, ma lo hanno fatto liberamente, senza dover scappare da un posto che li aveva convinti che i loro sogni non valessero abbastanza.