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L’acqua che nasconde colpe e memoria nella Torino di Perissinotto

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Quello che l’acqua nasconde 
di Alessandro Perissinotto 
Piemme, 2017 

pp. 300 
€ 18,50 (cartaceo) 
€ 9,99 (ebook) 



Nell’ultimo romanzo di Alessandro Perissinotto ci sono tutti gli ingredienti giusti per fare funzionare una storia e renderla intrigante: c’è un triangolo avvincente tra i personaggi principali, c’è un quarto personaggio – descritto magistralmente – che è la città in cui si svolge il romanzo, Torino, e c’è l’intreccio abilissimo della Storia con la s maiuscola con la storia che scrive l'autore. Anzi, l’intreccio tra la rimozione della memoria storica e la rimozione della nostra memoria personale, della nostra di storia.
In questo intreccio si innesta il leitmotiv dominante della trama che è quello dell’errore e della colpa: come nel fortunato romanzo che valse a Perissinotto l’accesso alla cinquina del Premio Strega del 2013, e la cui eredità è confermata dallo stesso autore nella nota che apre il libro, anche in questo caso le colpe sono sempre quelle dei padri. “Dottore, ci dica, è colpa nostra?” chiedono insistentemente i genitori dei piccoli pazienti malati in cura dal protagonista della storia, Edoardo, un famoso genetista in odore di Nobel.
Colpe dei padri ma anche colpe del passato che ritorna: gli stessi anni sessanta e settanta sembrano una colpa, tant’è vero che una delle prime volte in cui nel libro si accenna a quel periodo storico vengono dipinti quasi come fossero un’amante, di cui Susan, la moglie del protagonista, “non ebbe il minimo motivo di sospettare”. E le colpe nel romanzo si trasmettono atavicamente di generazione in generazione, sostituendo le vittime coi carnefici. Seguendo questa logica che non fa sconti Perissinotto fa di Edoardo un bambino torturato in manicomio e poi (ma il futuro è sempre relativo nel libro, in realtà i piani temporali sono costantemente intrecciati) un medico che a sua volta usa i bambini per i suoi esperimenti di genetica, mentendo a loro e ai loro padri. 
A metà tra giallo e thriller psicologico, ma anche romanzo di ricostruzione storica, Quello che l’acqua nasconde porta con sé un mistero fin dal titolo: cosa nasconde l’acqua? In realtà nel romanzo non è solo l’acqua a nascondere, nasconde anche il linguaggio, anche quando sembra dire qualcosa, come ad esempio quando si legge: 
Ciò che Susan non mi disse per nulla fu quello che accadde il lunedì davanti all’ospedale e non me lo disse per la buona ragione che neppure lei lo sapeva. 
A rivelare al lettore che il linguaggio nasconde è uno strano narratore, Aldo, che è personaggio, ma è anche onnisciente e fa continui rimandi a future rivelazioni, dette però da un momento temporale in cui sono già passate. 
Quello che l’acqua nasconde è un libro ben scritto, da comprare e consigliare, che conferma Perissinotto come lo scrittore che narra Torino e gli anni di piombo, partendo però da una contemporaneità necessaria per non fare apparire quegli anni troppo distanti, per meglio scavare nella memoria da non rimuovere più. 

Serena Alessi 
@serealessi