Cremlino di zucchero
di Vladimir Sorokin
Atmosphere Libri, 2016
Traduzione di Denise Silvestri
pp. 193
16 €
Qualche tempo fa un articolo ha colpito più di un appassionato lettore. L'articolo in questione, apparso su Linkiesta con il titolo "Il paradosso dei racconti: piacciono a scrittori, lettori ed editori, ma richiedono troppa fatica" di Andrea Coccia, andava ad evidenziare un paradosso: nonostante i racconti brevi siano reputati ottimamente da lettori e da scrittori, specialmente in Italia, libri così se ne vedono raramente. Perciò quando si è avuto tra le mani questo Cremlino di zucchero di Vladimir Sorokin, edito per Atmosphere Libri, una positiva curiosità è scattata quasi automaticamente: un libro di racconti, di racconti sulla Russia e sul suo popolo, ambientati in un futuro prossimo futuro distopico, il 2028. Ingredienti certamente curiosi ed interessanti ed in più la firma di Sorokin, autore del fortunato romanzo "La Coda", faceva davvero ben sperare. Diciamo che le aspettative sono state, in larga parte deluse: la qualità media dei racconti di Cremlino di zucchero è modesta, il volume non è organico (pare quasi come se fosse state terminato in fretta) ed alcuni episodi sono proprio dimenticabili. Eppure vi sono anche un paio di brani veramente ottimi e che lasciano nel lettore una strana sensazione a metà strada tra la curiosità e l'inquietudine.
Mettiamo ordine a quanto detto. I racconti sono molto diversificati e, benché qualche personaggio ritorni, non presentano dei veri e propri protagonisti. Il principale attore è, come abbiamo ricordato prima, il popolo russo, colto in un momento di grandi turbolenze per la Nazione. In tutti i racconti infatti si assiste infatti ad un Paese, giustappunto la Russia, che boccheggia dopo un paio di crisi internazionali, affogando in un vortice di povertà, violenza e malaffare che ricorda, in modo voluto, i periodi più bui dello zarismo, della dittatura sovietica e del "secondo impero" putiniano. In questo scenario si muove una tecnologia diffusa anche tra gli strati più umili della popolazione (le pellicce "vivipare", i videogiochi in 4D), una evidentissima presenza della cultura e della lingua cinese (insegnata a scuola e comunemente utilizzata) e una sorta di demonizzazione dell'occidente, in special modo per quanto riguarda gli americani.
Ma chi sono i vari protagonisti dei racconti? Sono, anzi appartengono, ad ogni tipo di classe sociale e "tipo umano", ovvero, in ordine sparso: una ragazzina ciarliera ed allegra, un gruppo di barboni, un membro dei servizi segreti, un attore del cinema, un nano da circo etc. Un manipolo quindi di attori davvero variegato che certamente rappresentano un'evidente qualità del libro ma che, spesso e malvolentieri, non si traduce poi in un una piena resa nel racconto. Ad esempio il brano con il gruppo di barboni non ha mordente: lo si legge e non rimane niente, non si comprendono i perché l'autore abbia voluto raccontare proprio quel genere di storia.
Anche il racconto con protagonista un funzionario di Stato che si intrattiene con alcune ragazze in una casa di tolleranza, è mal costruito e mal descritto e, soprattutto, ancora una volta non si comprende il senso di una simile narrazione.
Infatti il legame che hanno tutti i racconti (questa sì, un'ottima trovata) è la presenza di un fantomatico "Cremlino di zucchero", da cui il titolo, ovvero di un dolce che, tutte gli anni nella domenica del Natale ortodosso, viene consegnato ai bambini di Russia dalle mani del caritatevole sovrano. Nel primo racconto viene descritta la cerimonia in modo suggestivo. Eppure questo filo rosso, quest'elemento comune, molte volte appare stiracchiato e come inserito a forza.
Tuttavia c'è un brano che è possibile considerare un vero e proprio gioiello. Il testo in questione è "Underground" ed è una sorta di sogno onirico causato dall'ingerimento di alcune pasticche in cui una ragazza, una giovane ragazza del popolo, si tramuta in un animale felino che, per le strade di Mosca e sulla Piazza Rossa, si mette a caccia di nobili e della famiglia Reale. Qui la penna di Sorokin è acuta, penetrante, fa davvero vivere la strana e misteriosa mutazione, tanto da chiedersi quanto fosse reale e quanto fosse, diciamo così, psicotropa.
Ma, purtroppo, "Undergroung" è un episodio isolato. Il resto dei racconti, come sostenuto in precedenza, sono mediocri, con una qualità che ondeggia in alto (raramente) ed in basso (spesso) come in una sorta di montagne russe letterarie. Peccato perché il materiale narrativo, se trattato meglio, sarebbe potuto essere realmente fecondissimo. Ma, un po' come nei brindisi russi, siamo convinti che Sorokin non si fermerà qui: dopo aver gettato un bicchierino di vodka lasciandolo frantumare al suolo, la voglia di fare un altro brindisi è cosa più che naturale.
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