Michela Zanarella è una poetessa padovana che vive a Roma. Si dedica alla scrittura dal 2004 e in poco più di dieci anni ha pubblicato svariate raccolte poetiche, ottenuto prestigiosi premi internazionali (come il Naji Naaman’s Literary Prizes 2016) ed è stata tradotta in otto lingue (tra cui arabo e giapponese). Ambasciatrice per la cultura nel mondo, è alla direzione di Writers Capital International Foundation.
L'abbiamo intervistata a poche settimane dall'uscita di Le parole accanto, raccolta poetica pubblicata da Interno Poesia con il progetto di crowdfunding che l'editore Andrea Cati ci aveva illustrato in questa intervista, qualche mese fa.
Cara Michela, innanzitutto grazie per averci concesso quest’intervista. Come prima cosa, qual è stato il tuo percorso formativo come poetessa e chi sono gli autori che ispirano il tuo lavoro?
Ho iniziato a scrivere dopo essere sopravvissuta a un incidente stradale. La poesia è arrivata in modo inaspettato, quasi come un dono. Non avevo mai scritto nulla prima di allora, ma da quel preciso istante non ho più smesso di farlo.
La poesia è entrata nella mia vita come qualcosa di magnetico e necessario. Ho iniziato a leggere i grandi poeti del passato: Pascoli, Foscolo, Leopardi, Ungaretti, Montale, Quasimodo, Luzi, Pasolini, Merini, per citarne alcuni. Anche i poeti maledetti mi hanno sempre affascinato: Rimbaud, Baudelaire, Verlaine: c’è qualcosa in loro che mi attira e credo che sia un bene nutrirsi delle opere di chi ci ha preceduto nella scrittura.
Le parole accanto è diventato libro grazie a un progetto di crowdfunding avviato da Interno Poesia, in cui i lettori sostengono l’autore e la sua opera, venendo coinvolti in prima persona nella realizzazione del libro. Ci puoi spiegare come è avvenuto il tuo incontro con l’editore Andrea Cati e la scelta di questo percorso?
Ho conosciuto Andrea Cati tramite il sito Interno Poesia. È una piattaforma contemporanea di poesia che seguo da diverso tempo, perché propone testi di autori noti e meno noti del panorama letterario nazionale e internazionale. Nel sito era segnalata la possibilità di inviare il proprio manoscritto in lettura per una eventuale pubblicazione con la formula del crowdfunding. Diciamo che all’inizio l’idea mi ha incuriosito, anche perché ero spinta a scoprire questa nuova realtà editoriale. Non sapevo bene cosa fosse, ma a istinto ho provato a inviare la mia raccolta di poesie Le parole accanto. Dopo diversi mesi sono stata contattata dall’editore stesso, che si è espresso positivamente in merito alla possibilità di pubblicare il manoscritto. Successivamente ho incontrato di persona Andrea Cati che mi ha spiegato nel dettaglio la funzionalità del progetto. Sono i lettori a sostenere l’autore con una sorta di prevendita dell’opera. Grazie al loro impegno economico la realizzazione del libro è avvenuta, superando di gran lunga il tetto preposto dalla piattaforma Produzioni dal Basso. Avendo superato i duemila euro, il libro è stato stampato ed è ora disponibile in tutte le librerie digitali e non.
Venendo a un’analisi più profonda del testo, perché la scelta di dividere l’opera in due parti, di cui una che raccoglie i componimenti dedicati ai grandi poeti del passato e del presente?
Il libro è effettivamente diviso in due sezioni. La prima parte riguarda gli affetti, i luoghi dell’infanzia, le origini, le emozioni legate alle persone care che hanno condiviso con me la crescita. La seconda parte è un omaggio ai poeti che in qualche modo sono stati un riferimento per la mia scrittura: Pier Paolo Pasolini, Alda Merini, Elsa Morante, Jack Kerouac, Dino Campana e altri ancora. Questa apparente separazione non vuole essere una scissione del volume, ma una sorta di continuità di un percorso di scrittura che si è evoluto negli anni, facendo emergere stati d’animo, emozioni, contaminazioni, percezioni di varie formazioni poetiche. Tali tematiche sono state messe in luce anche dalla prefazione di Dante Maffia e dalla postfazione di Antonino Caponnetto.
Leggendo le tue poesie, mi pare che il tema ricorrente di questa raccolta sia il legame: la relazione dell’individuo con la sua terra d’origine, con il padre e la madre, con il partner. Lo si evince anche dalla scelta dei termini più ricorrenti: radici, tralci, “sguardo ancorato”, legata, stringere, “radice che confina col mio sangue”. Come si estrinseca il rapporto tra tensione poetica e legami intimi dell’individuo? L’una è l’espressione degli altri o, viceversa, rappresenta una via di fuga? In altre parole, poesia è evasione o introspezione?
Poesia è evasione e introspezione allo stesso tempo, la poesia va oltre le situazioni minimali degli affetti, delle relazioni parentali, è qualcosa di molto più profondo e alto al contempo. La poesia eleva le situazioni, le rende nobili e uniche, come se tutto fosse qualcosa di inafferrabile all’occhio e alla mente umana. Hai detto bene: il legame è al centro della raccolta, tra spiritualità e carnalità. Ogni singola parola è soppesata dalla volontà di centellinare le esperienze vissute, fino a renderle indelebili e incise nella storia.
Come ben osserva Dante Maffia nella prefazione, le tue poesie hanno un fascino narrativo, dato probabilmente dall’essenzialità pur tuttavia elegante del linguaggio: questo aspetto “terreno” della poesia, che si contrappone al carattere aulico e oscuro che qualcun altro tenta a tutti i costi di inseguire, è replicato nei tuoi componimenti da una descrizione dell’amore come sentimento anche corporeo, materiale. Mi riferisco al frequente uso di parole come sangue, vene, pelle, utilizzate per dare forma e colore al sentimento. È così?
Si, è esattamente così. L’amore lo intendo come dicevo prima carnale e spirituale, in un abbraccio unico di quell’essenza che va oltre la nostra materialità. Quando si ama il sentimento infatti va oltre il tempo, le dimensioni e lo spazio.
Un altro aspetto relativo alla tua raccolta che mi ha colpito, ancora una volta nella descrizione dei sentimenti, è il richiamo alla distanza, all’assenza come parte integrante del legame che ci unisce a chi amiamo; al contempo, la scelta emblematica del titolo, Le parole accanto, sembra suggerire una duplice natura dell’amore: distanza (di corpi) e prossimità (di pensiero)?
Le parole accanto è qualcosa che va oltre il verbo: accanto a cosa? Accanto alla vita? Accanto alla morte? Ci sono situazioni dell’esistenza che ti fanno entrare in contatto con realtà spesso contrastanti, fatte di distanze e vicinanze, assenze e presenze, luci e ombre, silenzi e rumori. Tutto fa parte di un percorso definito che si espande dentro e fuori di noi.
In un componimento scrivi:
Non conosce menzogna il fiore
che sa accettare il mutare della terra
per trovare fiato accanto
ai tralci di una vite.
Sbaglio a leggere questa come un’affascinante metafora dell’esistenza, come capacità di accettare il cambiamento e, al tempo stesso, di trovare riparo dall’eccessivo sconvolgimento che esso comporta, trovare un rifugio, una “tana”? E quale può essere, per l’individuo moderno, questo rifugio?
Non sbagli affatto, la tua interpretazione è assolutamente corretta. È una metafora della vita ciò che ho scritto come riflesso delle tematiche leopardiane, che sono e rimarranno per sempre attuali. Non esiste rifugio per l’individuo moderno se non la propria riflessione interiore. Bisogna saper apprendere cosa è il pensiero. Nessuno ormai è consapevole dell’importanza di questa grande capacità dell’uomo.
Un altro tema del tuo libro è la perdita, il lutto. Penso al passaggio:
Preferisco cercare il colore della neve
anche se questo comporta
affrontare il rumore
di un cancello chiuso
e di una panchina verde
svuotata di noi.
Il dolore può essere risorsa per l’arte o rappresenta, invece, un ostacolo?
Il dolore è un passaggio inevitabile per l’essere umano. Lo considero quindi una risorsa e non un ostacolo al pari della felicità, perché, in ogni caso, ciò che ci riserva la vita è sempre un dono, e se c’è un lato più complicato da affrontare, bisogna trovare la forza di rialzarsi e riprendere consapevolezza della bellezza che ogni giorno appare davanti a noi.
Una delle tue ultime poesie è dedicata ad Ashraf Fayadh, poeta arabo detenuto in carcere per apostasia a causa delle sue opere. Qual è, secondo te, il ruolo dell’arte nella società contemporanea?
Ho scelto di dedicare una poesia ad Ashraf, perché ogni poeta deve sentirsi libero di esprimersi e non temere per la propria vita. L’arte ha un compito ben preciso, una funzione civile, e come tale sta a ognuno di noi fare in modo che non venga sottovalutata l’importanza della poesia e di ogni forma di espressione in genere.
La tua poesia è stata tradotta in moltissime lingue (tra cui rumeno, portoghese, arabo e giapponese) e hai ottenuto prestigiosi premi internazionali. Ci sono già prospettive di traduzione all’estero del tuo ultimo lavoro? E quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Si, a breve uscirò tradotta in edizione inglese con una casa editrice americana; ovviamente sono felice di poter essere letta fuori dai confini nazionali. Sicuramente tra i miei progetti c’è la promozione della raccolta Le parole accanto e altre situazioni editoriali che sono in lavorazione. Vi terrò sicuramente aggiornati. Potete comunque seguirmi sulla mia pagina Facebook e sul mio blog personale www.michelazanarella.it
Michela Zanarella era già stata intervistata dalla nostra redazione qualche anno fa, in occasione dell'uscita del suo Sensualità. Leggi qui recensione e intervista a cura di Dario Orphée.
Barbara Merendoni