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#CriticaNera - Tra serialità "debole" e complessità: "Gelo per i Bastardi di Pizzofalcone" di Maurizio De Giovanni

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Gelo per i Bastardi di Pizzofalcone
di Maurizio De Giovanni
Einaudi, 2014

pp. 320
€ 14,50

Dopo qualche mese assieme, i Bastardi hanno raggiunto una quotidianità lavorativa fondata sulla routine. Ed è proprio in un giorno qualunque che al commissariato di Pizzofalcone arrivano due casi: l'omicidio di un uomo e una donna, fratello e sorella, trovati morti nel loro appartamento, e delle presunte molestie sessuali a danno di una dodicenne per mano del padre.
È difficile levare dal commissariato il marchio che si sono lasciati dietro i colleghi corrotti ed infatti quel presidio è ancora a rischio chiusura. Più d'uno, ai piani alti, vorrebbe affidare un caso importante come un duplice omicidio a qualcun altro: in una Napoli colpita da un rigido clima invernale i Bastardi dovranno lottare per affermare il proprio valore e le ricerche diventano anche una lotta contro il tempo; o trovano il colpevole o l'indagine passerà ad altri.
Le ricerche sui due morti però non portano a nulla: il fratello era un dottorando nella Facoltà di biotecnologia nulla nella sua vita sembra giustificare il delitto. La sorella invece era stata assunta come modella per un servizio fotografico, scatenando la rabbia del fidanzato, che già in passato aveva dimostrato un temperamento possessivo. È lui il colpevole? Oppure è il padre degli assassinati, recentemente uscito di prigione dove era stato proprio per omicidio?
Il tema della violenza sui bambini è delicato, muove corde profonde radicate in tutti noi e proprio per questo viene spesso usato nei noir, che più di altri libri vogliono toccare i fili scoperti dell'umanità. Romano e Aragona si trovano davanti una ragazzina indifesa, schiacciata in una situazione che non sa come affrontare, col dolore provocato dal padre, una figura che invece dovrebbe garantire protezione. Ma la madre difende il marito, sostenendo che la figlia si sia inventata tutto; lascia però trasparire delle incertezze, e in un caso come quello bastano a spingere i poliziotti ad approfondire. Arriveranno ad una rivelazione sorprendente. De Giovanni sceglie sempre soluzioni non banali che in un sol colpo offrono trame avvincenti e dànno conto della complessità degli esseri umani.

Attraverso gli ormai consueti capitoli in corsivo vengono introdotti, tra gli altri, due personaggi ambigui, il padre del fratello e della sorella ammazzati e il fidanzato di lei, che covano ciascuno per proprie ragioni una rabbia che potrebbe essere sfociata nel delitto. Come al solito questi incisi sono tra i passaggi più intriganti del romanzo perché ci avvicinano a uomini noir, che parlano in prima persona rivelando il loro lato oscuro.

L'autore mantiene la coralità dei romanzi precedenti dedicati ai Bastardi, dando il giusto spazio a tutti i componenti del gruppo, tanto che Lojacono, che pure potrebbe essere il ruolo centrale, non ha più peso degli altri e tutti i personaggi hanno la loro rotondità. Il punto forte della serie, d'altronde, sono proprio i protagonisti, le loro sfaccettature, i loro problemi, la loro verità, la capacità dello scrittore di creare attraverso di loro spaccati di umanità. E' un po' frustrante dunque non trovare in Gelo una vera e propria evoluzione, uno sviluppo delle loro contraddizioni e dei nodi irrisolti. In sostanza tutti i poliziotti mantengono inalterata l'identità con cui erano stati caratterizzati sin dall'esordio; anche il ripetuto riepilogo delle puntate precedenti, le spiegazioni dei fatti accaduti prima di questa storia (già presenti in Buio), se da una parte mirano a rendere ogni romanzo indipendente dagli altri e fruibile anche a chi non abbia letto il resto della saga, dall'altra rimandano sempre alle situazioni iniziali, come se i personaggi non si fossero allontanati da esse. Ritroviamo infatti Alex alle prese col suo rapporto col padre, severo e inconsapevole dell'omosessualità della figlia, Romano intento a gestire i suoi accessi d'ira e l'abbandono della moglie, Pisanelli stretto tra il tumore alla prostata e la depressione; l'amore-odio di Ottavia per il figlio autistico, una delle creazioni più toccanti di De Giovanni, non trova uno scatto narrativo per continuare ad essere fecondo. Ritorna anche frate Leonardo, un'altra grande invenzione di De Giovanni. A conti fatti è un serial killer, raccontato però con stilemi estranei a quelli generalmente usati in questi casi, tanto che pare strano accostare al religioso tale definizione; un'ulteriore prova della bravura dell'autore nel donare autenticità ai suoi personaggi. Le motivazioni per cui Leonardo uccide valgono da sole la lettura del romanzo.
Solo la seconda metà del libro regala dei piccoli progressi nelle relazioni di Lojacono (con Laura Piras) e di Alex (con la dirigente della polizia scientifica Rosaria Martone). Ma la serialità potrebbe essere sfruttata maggiormente per costruire un percorso umano su delle basi che, lo ripeto, sono ottime. Riprendendo le definizioni di Sandrone Dazieri riportate da Elena Sizana in un articolo per Critica Letteraria, possiamo dire che questo capitolo sfrutta una serialità “debole”, ovvero “una reiterazione confortante di determinate situazioni narrative”, mentre la profondità dimostrata da De Giovanni fa nascere il desiderio di una serialità “forte” in cui si possa assistere ad “un'evoluzione dei personaggi più marcata”.
Con lo scorrere delle pagine, comunque, i casi affrontati acquistano consistenza e rendono anche questo libro una lettura molto piacevole, confermando De Giovanni come uno degli autori di punta del noir contemporaneo italiano.

Nicola Campostori