di Michael Cunningham
Emons, 2017
Letto da: Isabella Ferrari
Regia: Flavia Gentili
Durata: 7h e 8m
Traduzione: Ivan Cotroneo
Edizione testo: 1999, Bompiani
€ 15,90 (cd)
€ 9,54 (mp3 zip)
"Viviamo le nostre vite, facciamo qualunque cosa, e poi dormiamo - è così semplice e ordinario. Pochi saltano dalle finestre o si annegano o prendono pillole; più persone muoiono per un incidente; e la maggior parte di noi, la grande maggioranza, muore divorata lentamente da qualche malattia o, se è molto fortunata, dal tempo stesso. C'è solo questo come consolazione: un'ora qui o lì, quando le nostre vite sembrano, contro ogni probabilità e aspettativa, aprirsi completamente e darci tutto quello che abbiamo immaginato, anche se tutti tranne i bambini (e forse anche loro) sanno che queste ore saranno inevitabilmente seguite da altre molto più cupe e difficili. E comunque amiamo la città, il mattino; più di ogni altra cosa speriamo di averne ancora".
Basterebbero queste poche poetiche righe a descrivere Le ore, romanzo scritto da Michael Cunningham e vincitore del Premio Pulitzer nel 1999, qui riproposto in un audiolibro letto dall'attrice Isabella Ferrari.
L'intera narrazione è incentrata sulla vita di tre donne che vivono le loro esistenze in epoche e luoghi differenti, ma tutte accomunate da un'opera di Virginia Woolf: La signora Dalloway.
Il primo personaggio che Cunningham ci presenta è proprio la Woolf, vittima delle gravi crisi depressive che la condurranno al suicidio; il secondo è Laura Brown, madre e moglie nell'America degli anni Cinquanta vittima di profonda insoddisfazione; infine abbiamo Clarissa Vaughan, un'editrice che vive a New York nel 2001 con la compagna e la figlia e che si occupa amorevolmente anche dell'amico ed ex fidanzato Richard, gravemente malato di AIDS, il quale anni prima le aveva affibbiato il soprannome di "Mrs. Dalloway" per via della rassomiglianza col personaggio nato dalla penna della Woolf.
All'apparenza queste tre donne non hanno davvero nulla in comune ma, in realtà, tutte loro sono vittime di una sofferenza segreta, di un senso di oppressione latente causato dall'essere imprigionate all'interno di esistenze non volute, figure intagliate in materiali troppo rigidi per riuscire a modellare i loro desideri, le loro emotività.
Virginia sente quelle voci che già in passato l'hanno condotta sull'orlo del baratro e tenta con tutte le sue forze di opporsi loro, di combattere contro una vita che ormai è scandita solo da medicine e sensazioni ovattate.
Laura è incinta del secondo figlio e prova disperatamente ad indossare la maschera di una devota madre e moglie che la società le ha imposto, mentre prepara una torta per il compleanno del marito, ma si trova sempre più spesso a misurarsi con i suoi demoni interiori.
Infine Clarissa è alle prese con i preparativi della festa in onore di Richard, vincitore di un prestigioso premio letterario, e fatica a confrontarsi con quest'uomo ormai privo di filtri, le cui parole la la costringono a fare i conti con sé stessa e con una vita vissuta con una forza ed una sicurezza che forse non le sono mai appartenute.
Le ore è innanzitutto un romanzo introspettivo, psicologico, è una storia che scorre su doppi binari: alcuni sono visibili come le vite che conducono Virginia, Laura e Clarissa, altri sono celati al mondo ed in parte anche agli occhi delle tre donne perché sono formati da quei momenti, da quelle ore, appunto (dal titolo inizialmente scelto dalla Woolf per La signora Dalloway), che esse vorrebbero vivere alla luce del sole ma che, per convenzioni sociali o scelte personali, sono costrette occultare.
La storia di Cunningham è ricca di elementi che si ripetono ciclicamente in tutte e tre le vicende, come il bacio che compare nelle vite di tutte le protagoniste, il tormento per il raggiungimento della perfezione, l'idea del suicidio, i continui richiami a La signora Dalloway che, in un modo o nell'altro, influenzano i percorsi di Clarissa, Laura e della Woolf stessa.
Da questo bellissimo romanzo è stato tratto nel 2002 anche il film The hours, per la regia di Stephen Daldry, che ha regalato il Premio Oscar per la migliore attrice protagonista a Nicole Kidman, intensa interprete di una Virginia Woolf in preda al demone della malattia mentale che non le lascerà scampo e la porterà a togliersi la vita.
È un romanzo intenso e profondo quello che ha scritto Michael Cunningham, la cui bellezza erompe dal meraviglioso trittico femminile che l'autore ha tratteggiato meravigliosamente, una storia che ci appartiene perché le preoccupazioni, le ansie e i sogni delle protagoniste sono in parte anche i nostri.
Quelle ore che il bellissimo personaggio di Richard è preoccupato di dover ancora vivere raccontano la nostra vita, così piena di belle esperienze, di ambizioni ancora realizzare ma, al contempo, anche di momenti incerti e di altri ancora tristi.
In definitiva, ho trovato questa storia uno straordinario inno alla vita, un assordante elogio dell'imperfezione, il cui significato non è difficile da cogliere.
Nella conta delle ore, nel computo di un'esistenza intera tutti noi sappiamo che dovremo far fronte a quello che il destino ci ha riservato: a volte sarà bellissimo, altre difficile, ma sempre ne varrà la pena perché, come scrisse il filosofo statunitense Ralph Waldo Emerson:
"È proprio quando è abbastanza buio che riusciamo a vedere le stelle".
Ilaria Pocaforza