Fisiologia del fumatore
di Théodose Burette
a cura e con traduzione di Mara Bevilacqua
Armillaria, 2015
pp. 176
Cartaceo euro 12,00
E-book euro 4,99
Non importa che apparteniate alla categoria dei fumatori incalliti o a quella degli anti-tabagisti convinti: leggetelo lo stesso, Fisiologia del fumatore, il volumetto a firma del francese Théodose Burette – professore, storico, scrittore, saggista e traduttore di classici latini quali Ovidio e Orazio, vissuto tra il 1804 e il 1847 – pubblicato da Armillaria nel 2015 con la cura e la traduzione dall’originale di Mara Bevilacqua. Leggetelo perché non solo vi illuminerà sulle abitudini e consuetudini a proposito del fumo nella Francia di primo Ottocento, ma perché, in apparente contraddizione con il suo oggetto, sarà proprio il genere in questione – la “fisiologia”, appunto – a rivelarsi come una vera e propria boccata d’aria fresca.
Per tutti i profani, una Fisiologia delle Physiologies, ovvero una chiara spiegazione delle origini e delle caratteristiche di questo peculiare formato letterario, è fornita dalla previdente Bevilacqua nelle pagine introduttive precedenti il trattatello:
«nel terzo e quarto decennio del XIX secolo, in Francia fanno furore le physiologies, libretti economici che trattano con piglio ironico gli argomenti più disparati, allo scopo di descrivere caratteristiche e comportamenti di un tipo umano, di una classe sociale o professionale, ma anche di luoghi pubblici, oggetti e tendenze del momento».
La Physiologie du fumeur – questo il titolo originale dell’opera – si pone quale degna rappresentante della categoria, poiché Burette, con irresistibile brillantezza e gusto del paradosso, vi delinea usi, riusi e abusi del fumo in una prosa che, come ben esplicita ancora Bevilacqua, «ribolle della verve dell’autore, il quale intreccia un indubitabile amore per il tabacco con un gustoso vigore espressivo, non di rado declinato in vis polemica - la voce dello storico sottotraccia - che rende la lettura tanto godibile».
Dedicato al popolo francese, animato da un costante e significativo spirito nazionalista che decreta, previa argomentazione sui generis, la superiorità del tabacco transalpino rispetto, per esempio, a quello belga o tedesco (su tutti si erge l’insuperabile “caporal”, «re di tutti i tabacchi»), la Fisiologia del fumatore non può prescindere da una ricostruzione storica: si scopre così, per esempio, che dopo essere giunto in terra di Francia nella data spartiacque del 1560, il tabacco venne dapprima “degradato” e utilizzato alla stregua di farmaco e poi demonizzato dalla categoria dei medici, finché marinai e soldati non conquistarono il privilegio di fumare pubblicamente e ovunque. Dopo essersi pronunciato sulle questioni tecnico-economiche riguardanti la gestione pubblica e il monopolio del prezioso corroborante, Burette concede una disamina sulle diverse specie di tabacco e sulle differenze tutt’altro che trascurabili tra sigari, sigarette e pipe, e non manca di dispensare Consigli a un giovane fumatore sul modello del vero fumatore, come il seguente:
Ma ancora non basta: il tabacco è trattato nelle sue implicazioni cattoliche e religiose, sociali e politiche (dal nazionalismo alla riforma elettorale passando per il sanculottismo), sentimentali e sessuali, artistiche e letterarie (impossibile immaginare un pittore o uno scrittore privo della sua pipa!) e finanche mediche: il fumo sarebbe così salutare che secondo l’autore anche gli animali dovrebbero fumare, e non solo il fumo avrebbe dimostrato di avere efficacia contro il colera e lo scorbuto, ma addirittura la dentatura di un fumatore sarebbe migliore di quella di un non tabagista, e con la cenere bianca avanzata dai propri sigari sarebbe possibile confezionare in casa una polvere dentifricia economica e miracolosa (basta attendersi alla ricetta allegata)!
«il vero fumatore non è colui che fuma sempre; quello è solo un goloso. Il buongustaio indugia e fuma quando può».
Ma ancora non basta: il tabacco è trattato nelle sue implicazioni cattoliche e religiose, sociali e politiche (dal nazionalismo alla riforma elettorale passando per il sanculottismo), sentimentali e sessuali, artistiche e letterarie (impossibile immaginare un pittore o uno scrittore privo della sua pipa!) e finanche mediche: il fumo sarebbe così salutare che secondo l’autore anche gli animali dovrebbero fumare, e non solo il fumo avrebbe dimostrato di avere efficacia contro il colera e lo scorbuto, ma addirittura la dentatura di un fumatore sarebbe migliore di quella di un non tabagista, e con la cenere bianca avanzata dai propri sigari sarebbe possibile confezionare in casa una polvere dentifricia economica e miracolosa (basta attendersi alla ricetta allegata)!
Già arricchito dalla presenza di utili note esplicative, di una bibliografia minima di approfondimento, e del testo integrale in lingua originale, il volumetto è completato da un’Appendice a firma di Michele Trionfera – che svela interessanti retroscena, o meglio antefatti, circa la vicenda editoriale del testo – e da un Dispetto di Massimo Roscia, ulteriore riflessione-divagazione in bella prosa sull’argomento in questione, il cui incipit, neanche a dirlo, è proprio «un sottile filo di fumo grigio». Da leggere tra una boccata (anche d’aria, si intende) e l’altra.
Cecilia Mariani