di Boris Battaglia
Armillaria edizioni (collana I Cardinali), maggio 2017
pp. 200
€12.00 (cartaceo)
€ 4.99 (Ebook)
Corto Maltese, la famosa serie dedicata a uno dei personaggi cult del miglior comic europeo, compie cinquant'anni: nel 1967 apparivano infatti, per la prima volta, le tavole su cui veniva presentato il leggendario marinaio maltese capace di mettere in crisi, una volta per tutte, lo statuto di eroe-protagonista di storie d'avventura così come il fumetto italiano lo aveva fino ad allora inteso. A renderlo possibile fu l'iniziativa dell'editore Fiorenzo Ivaldi che mise a disposizione dell'arguta matita di Hugo Pratt le pagine della sua nuova rivista, Sgt. Kirk: nasceva così Una ballata del mare salato, primo capitolo della saga che, inizialmente e nelle intenzioni dell'autore, doveva restare uno e unico, tutt'oggi considerato uno dei capolavori del disegnatore veneziano.
" È il luglio del 1967 e in tutte le edicole italiane compare una rivista che ha, come il nuovo disco dei Beatles, un sergente in copertina."
Così Boris Battaglia, nel suo denso saggio Corto. Sulle rotte del disincanto prattiano, edito da Armillaria, ci introduce a quell'importantissimo anno – da lui considerato il primo dei mitici Settanta, il decennio più lungo di quel “secolo breve” che ci siamo da poco lasciati alle spalle – che vede la nascita dell'opera più significativa ai fini della definizione di un'estetica prattiana. La giovane casa editrice celebra il cinquantesimo compleanno del noto gentiluomo di fortuna con una pubblicazione che ci offre un'analisi della saga al contempo diacronica e sincronica, la cui proposta ermeneutica si avvale di un approccio semiotico nonché di solide basi teoriche – “quelle travi rovesce” atte a sostenerne tanto le argomentazioni quanto a dare notizia delle fonti prese in considerazione – enumerate nella folta bibliografia che, in coda al volume, l'autore mette a disposizione del lettore.
Dalle seminali tavole di Una ballata del mare salato sino a Mu, ultimo episodio pubblicato sulla rivista Corto Maltese tra il 1988 e il 1989, l'indagine di Battaglia non si preoccupa soltanto di fornire alcuni indispensabili strumenti per orientarsi cronologicamente (a questo fine, ogni capitolo che fa il punto su uno o più episodi della saga è preceduto da un funzionale "Intermezzo”, breve sinossi a uso di coloro che non hanno letto o non ricordano quella particolare pubblicazione) all'interno della complessa creazione prattiana ma soprattutto ne offre un'interpretazione mirata a evidenziare la formidabile opera di teorizzazione condotta dal fumettista attraverso le rivoluzionarie sceneggiature, la costruzione di strisce e personaggi, l'innovativa rielaborazione del materiale inerente alla narrativa d'avventura, l'audace utilizzo di un linguaggio stratificato che, nel tracciare le inusitate traiettorie su cui i protagonisti si “muovono”, in realtà non fa altro che portare avanti, ininterrottamente, una riflessione su se stesso e sulle proprie possibilità espressive.
E se “fiumi di inchiostro” sono stati versati per mettere a nudo il rapporto di intertestualità che lega Corto Maltese al mito e a differenti modelli letterari impliciti ed espliciti, Boris Battaglia, in virtù della natura metalinguistica della serie, non esita a smentire alcune consolidate tesi interpretative.
Non esiste nostalgia della letteratura in Corto Maltese e non esiste nostalgia tout court (se mai, la parola chiave che definisce lo sguardo del personaggio di Pratt sul mondo è disincanto) e se è vero che il marinaio intrattiene un rapporto dialettico con l'Ulisse omerico, qui il topos del ritorno viene meno. Anzi, è il medesimo concetto di movimento lineare da un punto all'altro dello spazio a entrare profondamente in crisi: è proprio la natura del fumetto, costituita da momenti statici, da vignette che si concretizzano come eterno presente, a vanificare ogni tentativo di allontanamento da parte di Corto Maltese. Ecco perché nel suo personaggio non è presente
"alcun desiderio di ritorno, nessuna nostalgia né per un luogo né per un tempo lasciati, persi, mitici. Corto non è un eroe romantico, non è una rilettura prometeica, perché l'eroe rifiuta di rassegnarsi a circostanze a cui è impossibile rimediare nonostante il coraggio e l'intelligenza; Corto è piuttosto un eroe rassegnato, il cui continuo desiderio di andare è frustrato dal fatto che, nel fumetto, non c'è alcun luogo dove andare perché il fumetto è una struttura fatta di attimi continuamente presenti."
Allorché Pratt parlò di "letteratura disegnata", ci avverte l'autore, lo fece per sbarazzarsi di quegli intellettuali che, complice la duratura influenza dell'estetica crociana, consideravano il fumetto un genere minore. In realtà, la sua opera sottolinea fino a che punto ogni paragone tra linguaggio letterario e linguaggio grafico non abbia ragione d'esistere: in quest'ultimo è lo sguardo del lettore a essere vero e unico protagonista, a definire i percorsi di senso temporali e narrativi. Differenza che stabilisce l'identità del fumetto come sistema espressivo complesso, avulso da qualsiasi catalogazione all'interno di un genere più ampio e la cui eccezionalità risiede nell'essere alieno alla linearità imposta dallo spostamento dello sguardo nello spazio fisico tipico della fruizione letteraria.
Ma Corto Maltese non è solo riflessione del fumetto sul suo farsi e tra i molti delicati punti affrontati dall'autore di questo volume vale la pena, senza anticipare troppo al lettore, citare almeno alcuni di essi tra cui quelli relativi, a livello più specificatamente contenutistico, alla peculiarità dello sguardo sull'Altro che percorre l'opera prattiana, ben esemplificata dal ribaltamento di ogni stereotipo relativo ai luoghi dell'avventura, ribaltamento che sovente si concretizza in un uso sfacciato e originale dei topoi che vi ricorrono. Così, quando Corto Maltese incontra Cush tra le dune del Rub al - Khali, il suo ruolo non collimerà con quello del “buon selvaggio” disponibile a fare da spalla all'eroe di turno come tradizionalmente accade nel fumetto o nel romanzo popolare afferente al genere: è lui ha fissare le coordinate etiche dell'azione fino a relegare Corto nei panni dell'osservatore e a sovvertire dunque i termini del discorso. Speculazione sull'alterità che Battaglia evidenzia anche nel richiamare lo stratagemma di Pratt di far parlare gli indigeni figiani in dialetto veneziano (la propria lingua materna):
"Usare il dialetto veneziano al posto di una lingua inventata (e il fumetto gli avrebbe dato grande libertà d'invenzione grafica in questo senso) non è solo una finezza stilistica, una trovata narrativa, ma una incontestabile presa di posizione sul mondo."
Una così decisa presa di posizione può apparire contraddittoria se messa a raffronto con l'assenza di trasporto ideologico costantemente messa in scena a caratterizzare il gentiluomo anglo-gitano, e che spesso assurge al ruolo di veicolo di ineffabile ambiguità. In effetti, l'atteggiamento impassibile, quando non apertamente ironico – ma comunque sempre scevro da giudizi di tipo morale – che confluisce nel personaggio corrisponde a un'idea di progresso storico che può realizzarsi anzitutto attraverso l'agire individuale e al discernimento critico ma mai tramite un'incondizionata adesione a una struttura narrativa – non importa che si tratti di religione o di un'ideologia politica – usata al fine di arricchire di senso la propria esistenza o di giustificare il proprio (o l'altrui) sacrificio.
Questi sono solo alcuni dei molteplici aspetti sviscerati in Corto. Sulle rotte del disincanto prattiano, utili a iniziarci alla parabola etica ed estetica che le avventure di Corto Maltese hanno rappresentato all'interno della prolifica opera di Hugo Pratt e a renderci edotti riguardo alla proliferazione di senso di cui spesso sono proprio le coordinate formali a farsi tramite. Per questa ragione il breve saggio di Battaglia non dovrebbe per nessuna ragione mancare nella biblioteca di tutti gli appassionati della nona arte: il dettato piacevolmente scorrevole e la ricchezza di spunti di riflessione lo rendono un ineguagliabile strumento da tenere a portata di mano qualora si decida di accostarsi a quel tascabile oceano di distanze e compresenze significative, in cui decade il dualismo tra realtà e sogno, tra fabula e intreccio, che è il mondo di Corto Maltese, ma che è, anche, l'essenza stessa di ogni fumetto.
Nike Gagliardi
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