Bizzarrie della
provvidenza
Erri De Luca
Giulio Einaudi Editore
pp. 51
€
8
Nelle pagine di questa sezione si narrano comportamenti sgangherati ma provvisti di giustifica sacra. “Navigare es preciso”, dicono i Portoghesi, dove “preciso” sta per obbligatorio.
Così è la bizzarria della provvidenza, la deviazione urgente di un singolo diventa apripista del percorso di tutti gli altri. Gli imbizzarriti di queste pagine sono esploratori.
L'intento di Erri De Luca
in questo libretto è dare voce a tutte le anomalie di un singolo
che, dopo essere state esplicitate, appartengono anche alla
molteplicità. Affronta, com'è sua peculiarità una varietà
disarmante di argomenti attraverso i versi racchiusi in poco più di
una cinquantina di pagine. Progetto ambizioso, anch'esso tipico
dell'autore controverso e discusso quale è De Luca. Tra le righe
trovano eco tematiche eclettiche come il giardino dell'Eden, il dono
nell'accezione più ampia, il carpentiere come metafora di vita, le
azioni importanti, la mitologia e le parabole rielaborate secondo
l'opinione dello scrittore, ancora il senso più profondo di amare e
uno spazio a parte per gli ultimi, che De Luca non definisce tali,
bensì “Gl'improvvisi”. Ai detenuti e alla vita nelle carceri, ai
viaggi della speranza e all'isola che accoglie loro in un caldo
abbraccio come Lampedusa è dedicato questo paragrafo. Ma respira tra
una pagina e l'altra anche la grande passione della montagna, grande
amore mai taciuto dello scrittore.
Salgo alle montagne - Salgo alle montagne, do le spalle al resto. Sbuffo fiato alla roccia e scaldo il vuoto. Non mi avvicino a niente, il cielo non si scala. Salgo alle montagne a starmene lontano, raggiungere un confine e ritornare, allenamento da contrabbandiere.
Lampedusa e le altre - Nelle isole i poteri vedono una prigione naturale nelle onde una distesa di cavalli di frisia. Nelle isole gli uccelli migratori vedono l'appoggio per una sosta e poi rialzare il volo.
Tra chi la usa da muraglia aggiunta e chi da spalla per posare il viaggio, decido che hanno ragione le ali.
Discrete e romantiche
dichiarazioni d'amore strampalate -o dato il titolo, bizzarre- con Il
tuo naso, un concentrato di luoghi comuni da smontare espresso tra le
parole delle Dicerie sulla terra, o piccole fiabe in versi come Il
latitante, Erri De Luca affascina anche con le poesie. Ha
l'encomiabile capacità di trasformare parole vuote in magnetici
legami forti tra il lettore e il messaggio che intende trasmettere.
La sua comunicabilità e immediatezza è vincitrice nella terra della
carta e delle parole, cullando il lettore tra le sue righe dense di
riflessioni anche ingombranti. Come quando discute di vita e di
morte. Come quando dedica dei versi alla sua infanzia a Napoli,
comparandola a quella meno gloriosa dei bambini bosniaci.
Infanzia - Incassavano colpi da pugili, schivavano calci, schiaffi, cinghiate,
la metà bastava a farli viola. Salivano strilli di dolore puro non chiedevano aiuto.
Poi c'erano le febbri, i digiuni e le dissenterie. Dell'infanzia di Napoli ricordo il tempo di Erode.
Quando imparai la strage degli innocenti non mi fece impressione. I bambini di Napoli non erano innocenti, ma colpevoli tutti di nascita e di luogo.
Ho conosciuto in Bosnia una ferocia simile, i cecchini miravano ai bambini per segno di bravura su bersagli difficili.
Eppure li ho visti giocare sulle macerie dei bombardamenti: giocare alla guerra, giocare alla fame, giocare alla morte.
Miniera - Si scendeva nel buio come un secchio nel pozzo
a raschiare il fondo come si scala un cielo in cerca dell'uscita. Il minerale si sfaldava insieme al minatore, l'ossigeno era nero. Dacci oggi il ritorno quotidiano, risparmiaci dai crolli. E così siamo.
Alessandra Liscia