di Paola Rondini
Intrecci edizioni, 2017
pp. 174
€ 14 (cartaceo)
C'è una verità insopprimibile, anche nel nostro presente ultra-tecnologico: il tempo passa e ci cambia, interiormente ed esteriormente. Sembra una realtà scontata, ma non è proprio così, in un'epoca che cerca di scongiurare in ogni modo l'idea della morte. Greta Lensi lo sa, con i suoi cinquant'anni, i lineamenti regolari e quel corpo che può sembrare ancora quello di una trentenne, se visto da lontano. È l'invecchiamento che non sopporta, o semplicemente lo scontro quotidiano con la nuova se stessa, così difficile da accettare. Per questo e per altre ragioni, che si scoprono via via nel romanzo, Greta si rivolge a un'importante clinica fiorentina di chirurgia estetica, dove opera il dott. Giacomo Selvi, tanto rinomato quanto attraente, tanto responsabile in sala operatoria quanto disinibito nelle relazioni con donne molto più giovani di lui.
La vita di entrambi i protagonisti non ha mai avuto un tentennamento, fino ad ora: Greta va alla clinica con la certezza di rientrare a casa finalmente cambiata; Giacomo entra in sala operatoria con la sicurezza di un nuovo successo. Ma la mattina in cui Giacomo deve operare Greta, qualcosa accade: lungo la via percorsa ogni giorno, a un semaforo, il chirurgo viene avvicinato da un anziano elegantissimo. Per un attimo Giacomo pensa che il vecchio gli voglia vendere qualcosa e, invece, appena abbassa il finestrino riceve un foglio in bella scrittura, con frasi apparentemente sconnesse, firmate da tal "Crepapelle". Quando il chirurgo riparte, la giornata riprende come prima, ma in sala operatoria qualcosa di nuovo sconvolge Selvi: la paziente è già sedata, ma il suo bisturi non incide la carne, tentenna. E in pochi minuti Selvi si trova a fuggire dalla sala operatoria, nonostante il suo comportamento sia del tutto irrazionale, passibile di denuncia da parte di Greta. A nulla valgono le insistenze del direttore della clinica: Selvi parte e Greta si sveglia uguale a prima, più intontita dalla anestesia e completamente frastornata dalla frustrazione dei suoi desideri. Il direttore della clinica offre di riprogrammare un nuovo intervento a spese dell'ospedale, ma in men che non si dica, la donna sale su un treno, anche lei in partenza.
Mentre i due protagonisti si trovano ad affrontare un momento di crisi parallelamente, alla scoperta di nuovi aspetti del loro carattere, la narrazione viene interrotta da flashback intermittenti che raccontano di "Crepapelle", riportano indietro nel tempo, a una storia di sofferenza ben diversa, che ha poco a che fare con l'estetica e molto con la lotta per la sopravvivenza.
I due piani temporali arrivano via via ad avvicinarsi perché quell'incomprensibile messaggio su carta di bella grammatura ossessiona il chirurgo e, forse, l'unica via per la salvezza è comprendere chi sia questo "Crepapelle", quale la sua storia,...
Se il tema è decisamente attuale e il momento epifanico è ben strutturato, anche lo stile riflette una certa consapevolezza, con la ricerca di una lingua letteraria, metaforica, tutt'altro che banale. Spiace solo perché un libro di questa intensità e con tante potenzialità sarebbe stato necessario un editing più approfondito: molti refusi, punteggiatura omessa, accenti, virgolette chiuse al posto di aperte e viceversa stridono con la piacevolezza di un testo che avrebbe senza dubbio meritato un trattamento più attento. In ogni caso, la forza del romanzo surclassa e rende trascurabili problemi testuali che trascurabili non sono.
GMGhioni
La vita di entrambi i protagonisti non ha mai avuto un tentennamento, fino ad ora: Greta va alla clinica con la certezza di rientrare a casa finalmente cambiata; Giacomo entra in sala operatoria con la sicurezza di un nuovo successo. Ma la mattina in cui Giacomo deve operare Greta, qualcosa accade: lungo la via percorsa ogni giorno, a un semaforo, il chirurgo viene avvicinato da un anziano elegantissimo. Per un attimo Giacomo pensa che il vecchio gli voglia vendere qualcosa e, invece, appena abbassa il finestrino riceve un foglio in bella scrittura, con frasi apparentemente sconnesse, firmate da tal "Crepapelle". Quando il chirurgo riparte, la giornata riprende come prima, ma in sala operatoria qualcosa di nuovo sconvolge Selvi: la paziente è già sedata, ma il suo bisturi non incide la carne, tentenna. E in pochi minuti Selvi si trova a fuggire dalla sala operatoria, nonostante il suo comportamento sia del tutto irrazionale, passibile di denuncia da parte di Greta. A nulla valgono le insistenze del direttore della clinica: Selvi parte e Greta si sveglia uguale a prima, più intontita dalla anestesia e completamente frastornata dalla frustrazione dei suoi desideri. Il direttore della clinica offre di riprogrammare un nuovo intervento a spese dell'ospedale, ma in men che non si dica, la donna sale su un treno, anche lei in partenza.
Mentre i due protagonisti si trovano ad affrontare un momento di crisi parallelamente, alla scoperta di nuovi aspetti del loro carattere, la narrazione viene interrotta da flashback intermittenti che raccontano di "Crepapelle", riportano indietro nel tempo, a una storia di sofferenza ben diversa, che ha poco a che fare con l'estetica e molto con la lotta per la sopravvivenza.
I due piani temporali arrivano via via ad avvicinarsi perché quell'incomprensibile messaggio su carta di bella grammatura ossessiona il chirurgo e, forse, l'unica via per la salvezza è comprendere chi sia questo "Crepapelle", quale la sua storia,...
Se il tema è decisamente attuale e il momento epifanico è ben strutturato, anche lo stile riflette una certa consapevolezza, con la ricerca di una lingua letteraria, metaforica, tutt'altro che banale. Spiace solo perché un libro di questa intensità e con tante potenzialità sarebbe stato necessario un editing più approfondito: molti refusi, punteggiatura omessa, accenti, virgolette chiuse al posto di aperte e viceversa stridono con la piacevolezza di un testo che avrebbe senza dubbio meritato un trattamento più attento. In ogni caso, la forza del romanzo surclassa e rende trascurabili problemi testuali che trascurabili non sono.
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