L’importanza dei luoghi comuni
di Marcello Fois
Einaudi, 2013
pp. 139
€ 12,50
Il ritratto di famiglia sarebbe presto fatto: un papà, una mamma e due figlie gemelle, Alessandra e Marinella. Peccato che, quando le bambine avevano otto anni, il pater familias se ne sia andato, mettendo in atto una strategia dell’abbandono alla quale le piccole avrebbero reagito in modo diametralmente opposto, finendo col divaricare sempre di più, nella crescita, quell’alterità che tanto le distinguerà nei caratteri a dispetto della specularità dei corpi. Finché un giorno, ormai quarantottenni, le sorelle non si ritroveranno vis à vis nell’appartamento paterno proprio dopo la morte del genitore, e la loro visita a quelle stanze contese, impregnate dall’odore del sigaro abitualmente fumato dal fu Ernesto Cappelli, diventerà occasione per una lotta verbale senza esclusione di ricordi: come se quella dimora fosse l’«arena» perfetta e tanto attesa nella quale le due donne, tra “silenzi e grida”, potessero finalmente procedere «al reciproco disconoscimento».
Si capisce subito, già dalle prime pagine, che L’importanza dei luoghi comuni di Marcello Fois è un autentico “dramma da camera”. E quando, scena dopo scena, le suture narrative e descrittive sembrano ridursi a didascalie e indicazioni di regia, progressivamente assorbite dal ritmo esclusivo e battente dei dialoghi, è quasi spontaneo immaginare le gemelle Cappelli colpirsi a mani nude e mettersi a turno alle corde su un palcoscenico divenuto ring, come nella migliore tradizione del teatro borghese (ma anche come nel Fois spietato di Cerimonia, pièce del 2000 pubblicata da CLUEB). Così anche le ripartizioni del romanzo – La geografia e tutte le coordinate, Le case che noi siamo, Teoria generale del Tutto, Ma ci basta – possono essere considerate indifferentemente quattro atti oppure quattro round. Senza vincitrici di sorta.
Non è vincente Alessandra, nonostante l’attitudine al controllo che ne condiziona la gestione degli affetti (marito e prole) e quella degli affari (è un’organizzatrice di eventi). I fallimenti di Marinella, invece, vengono enumerati a voce alta uno dopo l’altro, dall’ambizione frustrata di ricercatrice all’incapacità di costruire una relazione sentimentale soddisfacente (ma forse ha un nuovo amore, o semplicemente si illude di averlo e allora lo confida proprio alla sua “nemica”). Fois le fa sostare quanto basta in una casa di bambola arredata con oggetti morti, vuoti e inutili, dove è la traccia sbiadita impressa sulla carta da parati a rivelare l’importanza di quelli mancanti; una scatola domestica in cui la quiete dell’assenza è sempre disturbata da strani rumori, come versi di una fauna fantastica che anima le tubature e i serramenti. Quella tra le gemelle è una sfida segnata da un conto aperto con il passato, in cui importa «stare a vedere chi per prima abbassa gli occhi», ma anche capire come relazionarsi, con riflessi pronti e ferini, con gli imprevisti e le sfide del presente: per esempio con la vicina di pianerottolo, che interrompe il loro agone lasciando intendere di saperne molto di più di entrambe sul “caro” estinto…
L’importanza dei luoghi comuni è un libro che fin dall’ambiguità del suo titolo suggerisce la natura inevitabile di alcuni spazi di confronto. Piaccia o non piaccia, “i luoghi comuni sono importanti”, o comunque non altrimenti aggirabili, né in metafora né in materia: è così quando si tratta di fare i conti, anche solo nominandolo, con tutto l’ovvio che per paura, dolore o maligna buonafede tacciamo a noi stessi e agli altri; ed è così anche quando si tratta di un “dove” al quale apparteniamo senza scampo, e dal quale ce ne andiamo sapendo che per tutta la vita ne saremo attratti e respinti in eguale misura. L’appartamento e il nodo di relazioni di questa storia non fanno eccezione: da una parte ci sono “solo” le quiete stanze di un padre vigliacco da assolvere o da condannare definitivamente, dall’altra il punto d’incontro e la cesura di due anime divise nel bel mezzo dell’infanzia, già provate indelebilmente dall’avere condiviso all’origine, e per nove mesi, la dimora eccellente dell’utero materno.
[Alessandra] – Fai la spiritosa con me? Io al tuo posto non sottovaluterei l’importanza dei luoghi comuni… Le società sopravvivono grazie a quei tre o quattro impavidi che hanno la faccia tosta di ribadirli senza pudori…
[…]
[Marinella] – Che fai? Pretendi negli altri il tuo cinismo? Insieme a quei quattro che ribadiscono i luoghi comuni, magari questo mondo ha bisogno di qualcuno che sappia apprezzare un po’ di poesia…
A ciascuno la sua filosofia: e quelle di Alessandra e Marinella, ovviamente, non possono che essere opposte ed escludenti. Dunque, per l’appunto, complementari.
Cecilia Mariani