Il fantasma di Harlot
di Norman Mailer
traduzione di Pier Francesco Paolini
Bompiani, 1992
pp.1033
Di cosa parla quest’opera voluminosa? Prima di rispondere dovreste cominciare una piccola caccia al tesoro perché il libro in questione non è più in stampa da anni, probabilmente mai più lo sarà, vi tocca cercarlo in rete dove non avrete molta difficoltà a trovarne ancora qualche copia. Questo è il vostro primo compito. Se accettate vuol dire che ormai siete nel gioco, vi ho “rigirati”, siete spie e “lavorate” per me adesso... Scherzo, ovviamente... Lo fareste solo per il vostro piacere di lettori...
Cos’è una spia? Qualcuno che raccoglie informazioni, riconosce se quella ottenuta sia vera o falsa, impedisce che altri la utilizzino, niente di diverso da quello che tutti noi facciamo ogni giorno, ora e minuto con le nostre facoltà. Raccogliamo, selezioniamo, ne scartiamo alcune per utilizzarne altre, siamo “spie” per noi stessi... Cos’è un’informazione? La lista degli ingredienti sulla confezione dei nostri biscotti preferiti o magari il consiglio su un buon libro fuori catalogo trovato in rete. Cose di questo tipo, anche.
Alcuni tra noi lavorano per una grande mente che dirige le operazioni, quella che solitamente conosciamo come agenzia di intelligence. Il libro, uno dei grandi romanzi americani del ‘900, racconta, in particolare attraverso la vita dell’agente segreto Harry Hubbard e del suo padrino Hugh “Harlot” Montague, quella della Cia disegnando un affresco della vita della mente dell’agenzia, “ombra”, tra ossessioni e paranoie, della mente dell’America stessa e di quelle di uomini e donne votati ad una causa per più di una generazione. Tutto qui? Affatto... E’ un romanzo di formazione, epistolare, teologico, psicologico, incapsulati uno dentro l’altro in una “ghost story”, anche.
Spie e fantasmi... Un binomio irresistibile non vi sembra? Una storia dove personaggi fittizi e reali si muovono insieme tra gli eventi importanti del secondo ‘900, dalla fine della seconda guerra mondiale fino agli anni ’80. Un romanzo di idee e intuizioni sottili se iniziamo a pensare quella che conosciamo come storia quale processo modellato dalle menti degli uomini e, affermando l’esistenza di Dio, cosa potrebbe significare se il creatore persona avesse forgiato il più grande sistema di controinformazione mai immaginato... Noi dunque per chi stiamo “operando” davvero?
Non dobbiamo dimenticare che uomini e donne delle agenzie, così viene detto loro o fatto credere, lavorano per il bene e la prosperità della patria che in terra è il bene voluto da Dio che guida il suo gregge e benedice i giusti. Un grande paese come l’America ha forgiato una religione a propria immagine e somiglianza, come il più prosaico Ellroy avvertirebbe, basata sulla “trinità di Camelot che era piacere, spaccare il culo e scopare”. Ecco che pagina dopo pagina ci accorgiamo di muoverci lungo una spirale che è anche quella della nostra mente e del nostro credo, sarà il libro stesso, come accade con tutti i grandi, ad interrogarci. Ci ricorderemo di Herman Melville, per ispirazione e allegoria... Questa cartacea balena bianca è uno dei possibili candidati al “grande romanzo americano”, sempre intravisto e mai portato a riva, e poi Honoré de Balzac, fonte diretta con il suo “Splendori e miserie delle cortigiane”, senza dimenticare durante la lettura di tenere accanto a noi una copia dell’Amleto di Shakespeare e delle Lettere di San Paolo.
Il libro potrebbe anche risultare una enorme glossa alla lettera H, indagate... Mailer, scomparso nel 2007, aveva promesso un seguito che sfortunatamente non ha mai visto la luce, sempre che tale non si voglia considerare “Il racconto di Oswald. Un mistero americano”, o forse questa è un’altra storia...
Augusto Petruzzi
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