di Sara Rattaro
Sperling & Kupfer, 2017
Pp. 252
€ 16,90 (cartaceo
€ 9,99 (ebook)
Due donne, due stanze d’ospedale in cui si trovano ricoverati i rispettivi mariti, ore di angoscia e attesa. Due vite, due famiglie, che potrebbero non incrociarsi mai ma che invece, come un crudele scherzo del destino, entrano in rotta di collisione: perché Giulia, di quell’uomo che ha tempestivamente soccorso in spiaggia colpito da un malore, è l’amante, e il fragile equilibrio su cui fino a quel momento si sono basate le vite di tutti loro rischia ora di rompersi per sempre.
Nel suo nuovo romanzo, Sara Rattaro indaga le zone d’ombra di un matrimonio come tanti, i silenzi, i segreti, le solitudini che ci portiamo dentro: lo fa con la consueta delicatezza che i suoi lettori conoscono bene, raccontando una storia di amore, passione, tradimento, legami famigliari e dolori nascosti, scegliendo la voce e il punto di vista assolutamente soggettivo e parziale della protagonista, Giulia. Una donna complicata, fatta di contrasti: Giulia è luce ed oscurità, è verità e segreti, è moglie ed amante. Ed è, soprattutto, un’anima ferita, che non è mai riuscita a perdonarsi per le scelte di quando era solo una ragazzina, in balia di una madre autoritaria e delle convenzioni da rispettare. Il peso di quel segreto ha scavato una voragine dentro di lei, influenzando la sua vita di adulta, il rapporto con una figura materna tanto ingombrante, i legami sentimentali, perfino la percezione di sé stessa. C’è molto in questo romanzo, in cui la riflessione su matrimonio e tradimento è solo uno degli aspetti più evidenti, ma che cela diverse possibilità di lettura a partire dal racconto di una maternità sofferta, negata, il fil rouge che sembra legare molti testi della Rattaro.
È stato quindi molto interessante avere la possibilità poche settimane fa di incontrare nuovamente la scrittrice genovese e confrontarsi con lei su L’amore addosso, in una piacevole chiacchierata ospiti dei Bagni Liguria, a Sestri Levante, in occasione della Notte Rosa. Tra letture di brani particolarmente intensi, domande e riflessioni sugli aspetti più intriganti del romanzo, è stata l’occasione ideale per cogliere qualcosa di più della scrittura emozionale di Sara Rattaro e delle numerose sfumature di cui si compone quest’ultimo romanzo. Il tradimento, si diceva, è uno dei temi centrali della storia che si apre, appunto, con la consapevolezza di due matrimoni solo in apparenza perfetti, due famiglie legate loro malgrado da segreti e bugie. Tema chiave, di cui l’autrice mette in luce le diverse sfumature, spingendoci a riflettere su cosa sia davvero, in fondo, il tradimento, non solo all’interno del matrimonio ma anche nei confronti di noi stessi, dei nostri figli. È un dolore che cambia per sempre la percezione che abbiamo dell’altro, un dubbio che si insinua e corrompe ogni cosa:
Nei giorni successivi non accadde nulla. Osservavo Emanuele e lo vedevo traditore. Era come se i suoi soliti gesti e movimenti mi apparissero diversi. Il modo in cui guardava il cellulare, i luoghi in cui lo lasciava, la frequenza con cui squillava erano diventate tutte cose nuove per me, e per questo sospette.
Il dubbio, il sospetto, il senso di colpa, si legano agli interrogativi su che cosa, davvero, sia andato storto dopo quattordici anni di matrimonio all’apparenza felice, normale. La quotidianità, l’abitudine, e l’incapacità di esternare le proprie insoddisfazioni, troppo presi a mantenere le apparenze:
Preferiamo rimpiangere matrimoni infelici o posti di lavoro alienanti piuttosto che rischiare di stare meglio. Siamo così, addestrati all’abitudine.
Sara Rattaro e Debora Lambruschini dopo la presentazione |
È sempre bello innamorarsi. Si, è sempre bello anche se non puoi vivere l’amore, se ti devi nascondere o se sai che da adesso in poi non dormirai più. Ma, nonostante le avvertenze scritte in rosso, ti senti appagato, vivo e così giovane da pensare di ipotecarti ancora il futuro. Perché a innamorarsi e a fare follie non sei quasi mai tu, ma la parte migliore di te, e questa a volte sembra essere più che sufficiente per infilarsi in un mare di guai.
È il ritratto, ancora una volta, di adulti imperfetti, irrisolti, di apparenze da mantenere ad ogni costo, di vecchie ferite mai rimarginate. E di un complicato rapporto madre-figlia, quello tra Giulia e sua madre: una donna dominante, il personaggio più controverso del romanzo eppure, ci ha rivelato l’autrice, simile a molte donne, a molte madri, che lei stessa ha incontrato nella sua vita. È il tradimento che pesa di più, impossibile da perdonare o anche solo comprendere del tutto, quello che cambia ogni cosa per i protagonisti di questa storia e la prospettiva stessa con cui la osserviamo. La riflessione sulla maternità, il rapporto genitori-figli, si diceva, è un tema ricorrente nei romanzi di Rattaro: la maternità negata, sofferta, tutt’altro che facile, è raccontata in questa storia da angolature differenti.
Se, come si è visto, non mancano numerosi spunti di riflessione e temi interessanti, L’amore addosso, tuttavia, non convince davvero fino in fondo: la scrittura di Rattaro sempre emozionale ed attenta, la vicenda intrigante, certo, ma qualcosa, nel romanzo, non funziona completamente. Dialoghi e situazione in qualche caso appaiono un poco forzati, alcuni personaggi troppo abbozzati, stereotipati, la trama quasi da romance a tratti. Ma nonostante qualche difetto, ci sono lampi di luce e una scrittura intima, emozionale, si diceva, che permettono di soprassedere sulle mancanze e catturano il lettore. È lei, Giulia, la protagonista e voce narrante della vicenda, in fondo, a conquistare il lettore appunto: con tutti i suoi difetti, le mancanze, le debolezze, che la rendono reale, con la confusione e il dolore che si porta dentro, il suo sguardo parziale e soggettivo sulla storia, le sue contraddizioni, i contrasti. È luce ed oscurità, è insopportabile qualche volta, è piena di difetti e nevrotica. È vera.
Di Debora Lambruschini
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