di Nelson Martinico
Edizioni Spartaco, 2017
pp. 384
€ 14 (cartaceo)
[La Hispania è] «una terra dura, meravigliosa, carica di suggestioni. Popolata da gente rude, irascibile e fedele, abilissima a cavallo. Ti auguro non solo di visitarla, ma di governarla».
Mario non sapeva di avere appena pronunciato una profezia.
(p. 58)
Quando sentiamo parlare di Sertorio, i pensieri si fanno sfocati, perché spesso i programmi scolastici citano solamente questo grande comandante mariano, in grado di combattere contro le forze armate di Pompeo e fondare in Spagna un vero e proprio stato alternativo a Roma. Ma cosa è veramente accaduto prima della sua morte, nel 72 a.C.?
Le pergamene di Sertorio, romanzo di Nelson Martinico uscito da pochi mesi per le Edizioni Spartaco, ha il merito di ricostruire la vita di Quinto Sertorio fin dalla sua infanzia, fermandosi prima della sua morte (il cui racconto, nelle ultimissime pagine, viene affidato ad alcuni passi di Plutarco). L'immagine che ne emerge, senza dubbio romanzata, è quella di un ragazzo e poi uomo vigoroso, coltissimo, esperto di anagrammi fino allo sfinimento (d'altra parte, i romani erano soliti interpretare così i segni del fato), amante della poesia e delle usanze degli altri popoli. Talvolta spietato, in altri momenti sapientemente votato al perdono, Sertorio si distingue fin da subito per le sue doti belliche contro i Teutoni: memorabile è la battaglia di Aquae Sextiae, al fianco di Mario, che avrà modo di apprezzare la fedeltà di Sertorio anche in seguito, nella guerra civile contro Silla. Sapiente oratore, con la parola pronta anche in processi decisamente delicati, Sertorio ha una fama che si propaga ben oltre i confini di Roma: infatti anche i popoli nemici gli riconosceranno sempre la grandezza di fine parlatore e guerriero indomito, nonostante la menomazione in battaglia che lo porta a restare orbo già in giovane età.
Come viene bene evidenziato da Martinico, è l'intreccio di queste qualità, indissolubili e coerenti nel corso degli anni, a segnare l'incredibile carisma di Sertorio. Ma non è solo la vita politica e militare a interessare l'autore: l'accesso a Sertorio attraverso la prima persona da io-narrante permette di indagare i suoi pensieri, l'amore che sente per Clunia, schiava successivamente liberata, e per la coraggiosa e libertina Flavia, dedita a riti bacchici. Per quanto Sertorio cerchi di dimenticare entrambe queste donne, madri dei suoi figli, il ricordo resta imperituro (anche se bisogna tener presente l'approccio all'amore totalmente diverso da quello di oggi).
Sono queste incursioni attraverso l'interiorità del personaggio a segnare la vera e propria ricostruzione di una umanità, certamente approfittando delle fonti storiche a disposizione, ma anche lasciandosi andare a una maggiore libertà narrativa. Al contrario, l'autore Nelson Martinico si è accuratamente documentato per ricostruire le battaglie, attraversando la storia romana con le sue usanze, la mentalità del tempo, i valori diffusi,...
Romanzo ricchissimo, pronto a incursioni un po' didascaliche soprattutto nella prima parte, Le pergamene di Sertorio è decisamente un libro per appassionati: uno schema finale con le principali tappe della carriera di Sertorio sarebbe stato utile per avvicinare chi ha i ricordi un po' arrugginiti su questa parte della storia, dal momento che nella narrazione (anche comprensibilmente) non si fanno riferimenti alle date. Infatti occorre mettere a sistema gli eventi narrati con quanto sta accadendo nel contempo a Roma, per apprezzare al meglio la ricostruzione, gestita in una lingua ricca, magniloquente, impreziosita da una notevole ricerca lessicale, in particolar modo aggettivale, andando contro le tendenze della letteratura di questi ultimi anni.
GMGhioni