di Danilo Chirico
Bompiani, 2017
458 pp.
€ 18,00
Andate a piazza dell'Immacolata a Roma e chiedete qualche grammo d'erba; poi dirigetevi a Tor Bella Monaca e chiedete un po' di cocaina. Vi renderete subito conto di quanto è semplice comprare la droga a Roma. Nelle piazze e nelle strade dei quartieri giovanili come San Lorenzo, così come nelle ville bene dei Parioli, basta voltare l'angolo per trovare il proprio pusher di fiducia.
Ma questa non è ancora mafia.
Andate sulla Cristoforo Colombo, a Rebibbia vicino la metro, o ancora sul Lungotevere dell'Acqua Acetosa, vicino al bowling Brunswick. Accostatevi con la macchina e abbassate il finestrino: tempo due secondi e si avvicinerà una ragazza est europea o africana dai vestiti succinti che vi proporrà un preziario dei servizi.
Ma questa non è ancora mafia.
Andate a Ostia, scegliete uno stabilimento, affittate un ombrellone e qualche lettino. Fate qualche domanda in giro e vi accorgerete che il litorale appartiene quasi interamente a poche famiglie. Andate a piazza Anco Marzio per un gelato dopo il bagno e fate qualche nome. Vi diranno che no, certe cose non si posso chiedere. Che loro non pagano qualcuno per evitare di trovarsi le vetrine fracassate, i bossoli di proiettile sotto casa, la clientela spaventata e costretta alla fuga.
E questa è già mafia.
Ma ancora, date un'occhiata ai conti della metro C, lievitati negli anni fino a diventare inverosimili. Parliamo delle Olimpiadi 2024 che dovevano farsi nella capitale, dello stadio Olimpico, degli abusi edilizi, del municipio di Ostia commissariato dal 2015 per infiltrazione mafiosa. Parliamo di assessori e commissioni decisi a tavolino, di soldi riciclati, di sale Vlt che spuntano come funghi, di un sistema in cui è difficile capire cosa è giusto e cosa è sbagliato.
Un sistema chiaroscuro, appunto.
Il libro di Danilo Chirico è tutto questo. Affronta un tema riconosciuto e sfruttato, sia a livello di libri che di serie tv e film (pensiamo alle produzioni Sky/Cattleya Romanzo criminale e Gomorra, alla recentissima 1992 sul caso Mani Pulite; ma anche a La trattativa di Sabina Guzzanti, solo per citare i più recenti), tuttavia lo fa in un modo convincente e spregiudicato, oltre che con un livello di complessità altissimo.
Quando nominiamo Mafia Capitale o gli eventi dell'Expo di Milano sappiamo bene a chi e cosa ci riferiamo: i fatti di cronaca parlano chiaro e ci riportano a nomi e figure imprenditoriali e politiche rinomate. Tuttavia quando si vuole costruire un intero romanzo intorno a questi eventi e lo si vuole ambientare nei quartieri di Torpignattara, San Basilio, Eur, le cose si complicano: è necessario trattare di quelle cose e di quelle persone senza nominare quelle cose e quelle persone. Eppure Chirico riesce a districarsi con eleganza e credibilità fra personaggi storici, figure politiche reali e nomi inventati, creando così una rete realistica, una fotografia del qui e ora convincente per il lettore, con la quale sussurrargli nell'orecchio che sì, ciò che sta leggendo non è solo finzione; che quei movimenti che ha visto uscendo di casa, quei ragazzini sorridenti, quella roba che sente al telegiornale, tutte queste cose sono a due passi dal giardino dove porta a spasso il cane.
Noi siamo fiduciosi e stiamo lavorando con protocolli, task force, un sempre maggiore impegno perché quello che è accaduto con Italia '90 e i Mondiali di Nuoto, Expo a Milano e Mafia Capitale non si ripeta. Ecco perché in platea vedete così tanti colleghi, che ringrazio. Siamo tanti e concentrati su questo obiettivo.
Chiaroscuro ci parla però non solo di Roma, sebbene le vicende si svolgano nella capitale: ci parla di di un'Italia che da nord a sud vive in questa dicotomia insanabile, che ormai è parte integrante del sistema politico, imprenditoriale, sociale e culturale italiano. È affascinante (anche se disarmante) comprendere, nel seguire l'evoluzione dell'inchiesta portata avanti dal pm Federico Principe, come non ci sia modo di scollegare le attività "sporche" da quelle "pulite": il chiaro della legalità sfocia nell'ombra della corruzione, mentre lo scuro delle attività mafiose si stringe con un abbraccio mortale alla luce delle norme e delle leggi, molte volte bypassandole, più spesso reinventandole. È disarmante (anche se affascinante) intuire le frustrazioni che devono vivere ogni giorno magistrati, poliziotti, carabinieri quando mesi o anni di indagini, pedinamenti e coperture saltano o portano a nulla per una sola parola pronunciata da un personaggio di spicco durante una festa a base di cocaina e prostitute.
Tutto questo viene coronato dalla presenza di personaggi, Federico Principe in primis, credibili, veri, tragici; fragili ma non deboli, tuttavia, umanissimi nelle quotidiane avversità. Il protagonista soprattutto si deve destreggiare fra la l'inchiesta che sta portando avanti e i problemi personali. Come tutti noi del resto, che ogni giorno ci svegliamo, vediamo le nostre vite finire chissà dove e dobbiamo comunque portare avanti i nostri impegni. Allora è con lui e con le sue scelte sbagliate che si empatizza, perché in lui rivediamo noi stessi, costretti spesso agli stessi errori, condannati da un passato che spesso rischia di non rimanere tale. La famiglia, le amicizie, gli amori, tutte queste cose ce le portiamo appresso come un bagaglio che si fa sempre più pesante e da cui è difficile staccarsi anche solo per un istante.
Noi siamo, volenti o nolenti, le nostre convinzioni, le nostre disgrazie, i nostri fallimenti.
Noi siamo, volenti o nolenti, Federico Principe.
Ma di quanto si alza la pressione quando dai nostri fallimenti può derivare l'annientamento di un intero sistema di legalità? Questa è la domanda da porsi.
David Valentini