di David Constantine
Nutrimenti, 2017
Traduzione di Nicola Manuppelli
pp. 256
€ 17 (cartaceo)
Ho letto le sue lettere, dice Katrin, soprattutto quelle che ha ricevuto cinquant'anni fa. Non mi ha mai detto di non farlo. Non mi ha mai detto di bruciarle senza leggerle. E sto parlando con il suo migliore amico, che lo conosceva a quei tempi, e tutto quello che mi dice mi fa pensare che la mia seconda paura, la peggiore, sia ragionevole. - E non può smettere di indagare sul passato di Eric? - No, non ora. - Nemmeno se le fa male? - No, non riesco a smettere ora. E non sono sicura che mi stia facendo male. Mi sento viva solo quando scopro nuove cose su Eric. (p. 64)
Ventidue anni insieme: una vita condivisa, una casa con angoli dedicati alla lettura e al rito della sigaretta, uno studio a testa, dove dedicarsi alla propria attività. Anche la casa, quando arriva la malattia, subisce cambiamenti, resta avvolta dall'aura del dolore, della sofferenza, dell'addio. Il tutto cullato dalle letture a voce alta che i due coniugi si sono scambiati fino all'ultimo giorno. Katrin sapeva bene la gravità del tumore del marito Eric, eppure non si è mai davvero preparati all'addio. Sola, nella grande casa ormai silenziosa, piena d'assenza, Katrin ritrova delle vecchie lettere in soffitta: erano sempre state lì, non c'erano misteri, come d'altra parte la donna non aveva mai sentito l'esigenza di violare la privacy di Eric. Non ancora, almeno. Nel silenzio assordante del suo lutto, Katrin non può fare a meno che sciogliere i nastri che legano i pacchi di lettere della giovinezza del marito, provare a catalogare tutto, dalle foto ai biglietti dei treni, dalle lettere ai documenti vari, con l'obiettivo di fare ciò che a cui ha dedicato la vita: scrivere una biografia del giovane Eric.
Infatti, sono gli anni in cui era ancora uno sconosciuto a interessare fortemente Katrin: gli anni in cui Eric ha avuto una relazione appassionata con Monique a Parigi, gli anni del suo matrimonio tormentato con Edna, da cui ha avuto il suo unico figlio, Thomas. Katrin è arrivata dopo, ha sempre saputo e ha sempre potuto fare domande a Eric, ma non ha mai sentito l'esigenza di approfondire quel passato in cui lei non esisteva ancora. Fino alla morte del marito, fino alle lettere e alla vicinanza telefonica del migliore amico di Eric, Daniel, che è pronto ad affrontare un viaggio pur di essere lì e raccontare i suoi ricordi.
Intanto c'è il lutto da affrontare e il dolore che colpisce Katrin proprio nello stesso punto in cui il cancro aveva colpito Eric. Sarà un segno? Suggestione? Ad aiutare la donna a gestire il suo dolore, la dottoressa Gracie, coraggiosa nel combattere a sua volta proprio un cancro, eppure determinata a godersi fino all'ultimo la sua vita, i figli e la famiglia.
Nel complesso tentativo di gestire l'ansia e la sofferenza, Katrin sente di doversi scuotere dal torpore, deve uscire e non rintanarsi nella casa ormai vuota di vita, ma piena di cimeli del passato. Ma tutto questo è terribile, per quanto la donna giunga abbastanza presto a questa consapevolezza:
Sta giungendo alla conclusione che la pienezza della vita di altre persone non la ritemprerà, che si tratti di vivi o di morti. Né il loro presente vivo né il loro passato risuscitato le faranno da elisir di lunga vita. (p. 119)
La biografia di Eric è un modo per uscire da sé stessa e tornare a riversare il tanto amore che ha sul marito, sulla sua memoria, perlomeno. E scrivere di lui è un'operazione lenta e minuziosa, richiede pazienza, perseveranza e una certa dose di rischio: Katrin sa che in quelle lettere sono raccontati sentimenti di altre donne, dettagli di un Eric che potrebbero sconvolgerla... Nonostante tutto, la biografia prosegue, di pari passo con il tentativo di tornare ad aggrapparsi alla vita.
La biografa, romanzo che segna l'arrivo nelle librerie italiane di David Constantine, già acclamatissimo all'estero, è un libro singolare, che sfugge al diktat della letteratura contemporanea di essere fulminea, piena di azione. La biografa, al contrario, chiede riflessione e un ritmo di lettura lento, ponderato, pieno di pause di riflessione, perché il lettore non può correre di riga in riga sul dolore di Katrin, sul suo tardivo accudimento di un passato drammaticamente sepolto. È una lettura rispettosa, quella che richiede David Constantine al suo lettore: di lasciarsi andare alla nostalgia dei dettagli, alla malinconia un po' polverosa di chi vuole provare a ricomporre il passato per mettere insieme i frantumi del presente.
GMGhioni