Dente per Dente
Francesco Muzzopappa
Fazi Editore, 2017
pp. 218
€
12,75 (cartaceo)
€
7,99 (e-book)
Se uno farà una lesione al suo prossimo, si farà a lui come egli ha fatto all'altro; frattura per frattura, occhio per occhio, dente per dente.
Levitico, Antico Testamento
Dente per dente è la
storia di una clamorosa vendetta attuata in dieci punti, anzi in
dieci comandamenti. Il giovane Leonardo, ventottenne della provincia
di Varese con la particolarità di avere soltanto otto dita, è
fidanzato con Andrea, una brillante ragazza di successo, figlia di un
imprenditore, alquanto credente e devota a Dio (o almeno si professa
tale). Andrea infatti, pur non essendo più vergine e avendo
trascorso un'adolescenza movimentata, da adulta non fa sesso
prematrimoniale, o almeno così crede il povero fidanzato Leonardo,
il quale è così tanto innamorato da scegliere persino una fedina
per chiederle la mano.
Cominciamo dalla parte triste. Perdere due dita a quindici anni ti rende popolare come la sifilide o la gonorrea.
L'adolescenza non l'ho vissuta, l'ho subita.
Prendiamo le ragazze: quelli come me li fiutavano a distanza. Ero quel tipo di ragazzino triste con una leggera peluria sul labbro, destinato a ragazzine tristi con una leggera peluria sul labbro.
[…] Mi chiamo Leonardo, ho ventotto anni e abito in provincia di Varese. Non sono stato pensato per essere un oggetto sessuale, per cui non immaginatemi bello, charmant e provvisto di muscoli pronti a guizzare fuori dalle braccia o dal petto. Evitate anche di immaginarmi in costume da bagno. Lo dico per voi.
Il giorno in cui decide
di farle la fatidica proposta, trova la sua religiosa e devota
quasi-fidanzata a letto con il vicino, un modello dalle sembianze (e
dalla macchina) perfette e invidiabili. Crolla il mondo fatato del
giovane Leo che tanto ha amato Andrea, quanto arriva ad odiarla. Due
anni di relazione sgretolati nel letto della ragazza intraprendente
(ed evidentemente poco devota, quanto meno non al quasi-fidanzato) e
sotto ai piedi di Leo che coglie loro sul fatto, proprio il giorno in
cui si era deciso a fare la fatidica proposta.
LEI non è semplicemente “bella”. E' bella come potrebbe esserlo una donna partorita dalla mente di un dio che legge riviste di moda e grandi classici della letteratura, perché LEI ha il fascino di una top model e la forza di Jane Eyre. Andrea è la prova vivente che se a Adamo è stata tolta una costola per creare la donna, be', ne è valsa la pena.
L'ho amata da subito, di un amore che è un tornado, di quelli che portano nomi di donna e abbattono case, fanno volare le mucche e radono al suolo interi villaggi.
Come abbia fatto, proprio io, a conquistare una ragazza del genere ha del sensazionale.
Attorno a loro ruotano
alcuni personaggi marginali, ma immancabili come i genitori di Andrea
e il collega di lavoro “comunista” di Leonardo.
Tutto l'amore esagerato
di Leo si scontra con l'odio provato dal suo collega nei confronti
della splendida fanciulla, tanto che il collega non si sorprenderà
più di tanto di scoprire il motivo della rottura del loro rapporto.
E il collega si rivelerà prezioso per poter attuare alcuni punti,
anzi comandamenti, della lista vendicativa. Farà infatti da spalla a
Leonardo, in alcuni casi in forma attiva (i due ragazzi si recheranno
assieme in un night club), in altri in forma passiva attraverso dei
suggerimenti (per esempio come dar fuoco all'albero di famiglia nella
villa dei genitori di Andrea).
Certe situazioni
sconfinano nell'irrealtà (e non solo): l'esplosione del pappagallo
(uccello amato dall'ex fidanzata di Leonardo) e la Madonna squagliata
al microonde.
Loreto è il pennuto che i suoi genitori le hanno regalato per i ventiquattro anni.
Per quel che mi riguarda, regalare un pappagallo come animale domestico non ha molto senso. Quando torni a casa, non ti danza intorno scodinzolando come un cane e non ti riempie di fusa come farebbe un gatto.
Il pennuto, tra l'altro, ha innate doti da cabaret. Si crede uno stand-up comedian del Saturday Night Live. Mi vede e mi chiama OTTODITA (non so chi gliel'abbia insegnato) con la voce rauca e i movimenti autistici. Ma il dettaglio che più mi da fastidio è quella O trascinata che rende l'insulto davvero insopportabile.
Oooo.ttodita! Oooo.ttodita!
“Carina la bestiola” è stato il mio primo commento, pronunciato mentre fissavo questo raro esemplare di stronzo verde. Nel tempo libero, ne sono certo, si diletta a fare terribili scherzi telefonici a sfondo sessuale.
Si possono considerare
“licenze poetiche”, meglio "licenze narrative", i passaggi eccessivamente umoristici che nel
complesso si leggono come momenti goliardici dello scrittore e del
protagonista stesso. Due eccessi che, per la tipologia di storia, si
possono perdonare. Il libro si chiude con una molla impazzita che
farà crollare tutta la struttura della vendetta e con una nuova
parentesi che profuma di lieto fine.
Uno stile frizzante,
sagace e pungente per una storia indolore, senza pretese, rapida e a
tratti nuda e cruda ricca di battute, perfetta per essere letta un
pomeriggio al mare sotto l'ombrellone.
Alessandra Liscia