di Paola Mastrocola
Einaudi, 2013
pp. 344
€ 9,99 (ebook)
€ 12,50 (cartaceo - Einaudi ET)
Che ne sappiamo tutti noi, quando facciamo un gesto, quando guidiamo greggi di pecore, per esempio, cosa ne sappiamo di quel che provochiamo nella vita degli altri? Che ne sa Fil di sua madre, di suo padre? Non lo sa, non lo può sapere che decideranno di partire, che lo cercheranno per mezzo mondo, che a non trovarlo diventeranno matti...
Filippo Cantirami è sempre stato un bravo ragazzo, o perlomeno uno che voleva essere ritenuto un bravo ragazzo dagli altri, senza mai scontentare i suoi genitori, gli insegnanti, le ambizioni che tutti gli altri avevano su di lui. Ma cosa vuole davvero, Filippo? E perché una mattina entra in un prestigioso college di Oxford insieme a centosessantotto pecore? Eppure il discorso che tiene insieme al suo amico Jeremy su un nuovo algoritmo che spiega certe dinamiche dell'attuale economia è geniale. Anzi, la conferenza è talmente interessante da tenere con le orecchie ben tese l'uditorio, nonostante il lieve belato di alcune pecore e il farsi spazio tra le sedie di altre. Pura follia? Un film dell'orrore? Questa, che parrebbe una bravata goliardica, viene prontamente riferita dalla ex-fidanzata di Filippo, casualmente a Oxford proprio quel giorno, alla sorella del protagonista. Appena la notizia arriva ai genitori, scoppia un'enorme bomba in famiglia, che sbrindella ogni certezza e dissemina domande: perché Filippo è a Oxford e non a Standford, dove sta terminando il dottorato? Perché con lui ci sono tutte quelle pecore? E perché non ha avvertito del suo speech, né risponde adesso alle ripetute chiamate della madre?
A movimentare ancor di più la situazione, la zia Giuliana, amatissima da Filippo, ha già in mano un biglietto per Stanford per passare un po' di tempo nel campus con il suo nipotino speciale, da sempre vezzeggiato e portato in palmo di mano. I Cantirami, stranamente, non avvertono Giuliana, che parte e si trova, come prevedibile, là da sola; ma, quel che è meno prevedibile, nessuno conosce Filippo Cantirami a Stanford, se non un ragazzo italiano, Jeremy Piccoli, che quasi con timore ma anche con grande trasporto verso la donna, inizia a raccontare una storia quantomeno strana.
Intanto, anche in Italia i genitori di Filippo iniziano a scoprire qualcosa di terrorizzante: Fil non ha mai iniziato il dottorato a Stanford; anzi, non ha mai neanche terminato il master a Londra! Dunque, cosa aveva fatto per tutti quegli anni?! Le famiglia inizia a indagare prima in Italia, tra le vecchie conoscenze di Filippo, poi decide di partire, all'insegna di Oxford, ultimo luogo dove è stato visto il figlio. Intanto, anche zia Giagiù (come la chiama Fil) ha scoperto tutta la storia da Jeremy, ne sa anche più dei genitori, e intende ritrovare suo nipote con un nuovo volo per l'Inghilterra.
La questione si fa sempre più intricata: mentre i famigliari rincorrono Filippo per mezzo mondo, lui continua a non rispondere alle email e a tenere il telefono spento. Cosa stia facendo e dove stia andando, non si sa e anche il lettore non può immaginarlo. Contano però gli indizi che lungo la strada preannunciano la decisione sofferta ma irrevocabile di Fil di abbandonare l'accademia, con tutte le sue e rigide regole, che d'altra parte riflettono i tempi:
Era iniziata una strana stagione della Storia, dove tutto doveva essere "oggettivamente misurato", e quindi valutato secondo certe tabelle internazionali. Si lavorò molto a queste griglie di valutazione, veri e propri schemi o gabbie, arrivando a edificare una macchina burocratica veramente impressionante.
Per chi coltiva una genialità che richiede tempo per riflettere, meditare, elaborare, spesso queste gabbie stridono con l'opera del pensiero: il rischio, come sempre, è quello di uscire dal sistema e, da questa nuova distanza acquisita, giudicare impietosamente ciò che invece prima sembrava normale («Se siete su un tappeto che corre, qualunque tappeto, non scendete. Se lo fate, vedrete gli altri correre come dei pazzi, e voi non sarete più dei loro. Non sarete più niente»).
Nel suo romanzo, come sempre Paola Mastrocola riesce a unire più livelli di lettura alla piacevolezza della narrazione: accanto all'"indagine" casereccia dei Cantirami, che tiene senza dubbio incollati alla pagina per scoprire dove sia finito Fil, la scrittrice affronta con occhio sarcasticamente spietato il mondo accademico, stillicidio di spontaneità e di naturalezza, se si vuole provare a far carriera. Ma c'è anche il tema pervasivo in questi anni della velocità: cosa accade se si vuole andare veramente controcorrente e quindi provare a non essere vittime dei tempi imposti dalla società? Un romanzo che, pur suscitando non poche risate nella prima parte, ha il potere di ribaltare la nostra prospettiva: forse la stramberia iniziale è meno singolare dell'apparente normalità. Leggete per credere.
GMGhioni
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