Labirinti dell'Eros. Da Omero a Platone
di Roberto Luca
Marsilio, 2017 (prima ed.)
pp. 242
€ 23,00
Sia d’esordio una citazione al terzo dei saggi sulla
Storia della Sessualità, La cura di sé,
a firma di Michel Foucault, le cui analisi risultano per ogni epoca, dove non
completamente esaustive, almeno illuminate.
Conviene invece distinguere tre cose: l'atteggiamento individualistico [...], la valorizzazione della vita privata, vale a dire l'importanza riconosciuta ai rapporti familiari, alle forme dell'attività domestica [...]; infine, l'intensità dei rapporti con sè.
Proprio il testo foucaultiano può
essere d’aiuto per tenere insieme la cultura dei contemporanei insieme con quella
degli antichi. Nell’indagine che prende quale principio l’opera onirotica
(scienza dell'intepretazione dei sogni) del greco Artemidoro e la eleva a interlocutrice dell’analisi d’un soggetto che abbia di sè cura e cultura, si
delineano, neppure troppo acquattate, le direttrici per un’indagine sull'etica e sulla morale. Ancora in Foucault può esser letto il proposito di una storia della
questione sessuale che si privi della pur interessante analisi sulla
contingenza dell’amplesso e preferisca indagarne le costituzioni sociali dentro
l’ordine del discorso sociale. Dispiace per il lettore poco avveduto nella lettura delle
quarte di copertina.
Abbandonare l’amplesso, dunque, o almeno tollerarlo dentro
la trama della <<vita quotidiana>> quale aneddoto ed evento. Certo,
in Foucault si manifesta la norma d'un discorso nient'affatto frammentario al pari di quello narrato dal collega Roland Barthes quale destrutturazione del
cicaleggio sulla materia amorosa. Dell’erotica non si può che compiere un’etica
che permetta, dentro le proprie più intime pratiche, la ricerca di un
principio. Cosa bisogna intendere per “etica”? Non si necessita di molto
cammino, è infatti appena dopo l’introduzione del volume “L’etica degli
antichi” che il filosofo Mario Vegetti descrive le virtù etiche teorizzate da
Aristotele quali appartenenti <<senza dubbio>> all’ambito della
morale, la quale non è che <<l’insieme dei valori e di regole di comportamento condivisi da individui e gruppi>>.
Ecco che allora l’Eros, non ancora ars
amandi ma nuda ars vivendi, si
manifesta abitato dallo spirito della quotidianità civile. Solite, le opere
interrogate in “Labirinti dell’Eros” da Roberto Luca, edito tra i saggi di
Marsilio: L’Omero dell’Iliade e dell’Odissea; i Fragmentate dei presocratici; il Platone del Simposio sopra quello del Fedro
e del Repubblica. Ovunque Eros si
presenta in un proliferare di discorsi: è opera incessante di convincimento,
accusa d’adulterio, insieme descrizione ora veritiera ora menzognera. Prima
che si compia, si dice Eros; in seguito, si dice Eros. L’ambiente della sua
messa è in opera è su tutti quello del linguaggio. Pare dunque una delle più
acute decisioni dell’autore l’introduzione delle appendici dedicate al
<<lessico di Eros>>, ora “dolceamaro”, ora iracondo. Eros è dunque
la divinità che per l’erudito Fedro, uno dei commensali al convivio di Agatone
nel Simposio platonico, risulta
essere più antica, poiché non ne <<esistono progenitori>>. Si
necessita allora di indagarne da un lato la mitologia, dall’altro, quasi
fenomenologicamente, le manifestazioni pratiche.
Emerge attraverso una saggia tripartizione teorica
dell’opera di Luca che s’inerpica tra l’epica, la letteratura e la filosofia,
la figura dell’oggetto d’amore. Come non osservare con trasporto la sorte cui
le materie relegano la bella Elena, presentata quale fedifraga in Omero,
oltraggiata nei versi dell’Encomio del
sofista Gorgia, oggetto di biasimo da parte di Ecuba per l’Euripide de Le Troiane. Insieme di norme, Eros,
il quale possiede legittima ascrizione nel termine philòtes, insieme <<relazione sessuale>> e
<<legame individuale>>. Ma ancora, con Socrate, si potrebbe chieder
conto a Eros della sua più nuda essenza. Donde la proposta dell’autore di una
metafisica del Bello che dell’oggetto erotico, ora in forma di fanciulla ora in
quella di giovinetto, ritrovi manifestazione terrena. Il Bello, nella manifestazione
della Bellezza, risulta, secondo una citazione del Fedro, ancora per opera di Platone <<più evidente e di essere
amabile in sommo grado>>. Sembra allora che Eros sia l’unico legame
dell’intellegibile con il sensibile, proprio in virtù della sua apparizione tra
il semibuio dell’ambiente: <<l’istanza partecipativa>> che gli
oggetti del mondo posseggono verso la più autentica Idea diviene trasparente e
assoluta quale materia dell’invisibile. Discorso dell’Eros, che è discorso di
Eros su sé stesso, monologare ininterrotto del dirsi e farsi soggetti dell'erotica. A Massimo Cacciari, che al saggio appone a margine uno scritto
inedito, la conclusione: <<l’amore da solo nulla sa, e la conoscenza da
sola nulla muove>>.
Antonio Iannone