Nessuna notizia dello scrittore scomparso
di Daniele Bresciani
Garzanti, 2017
319 pp.
17,60 € (cartaceo)
9,99 € (e-book)
... perché il piacere di essere padrone assoluto di una vita è qualcosa di inspiegabile. Decidere che non solo quell'uomo o quella donna moriranno, ma scegliere il quando e il come... Be', scegliere il quando e il come è prerogativa di una divinità.
È tutta in questa riflessione del protagonista la chiave del romanzo di Daniele Bresciani, giornalista (otto anni alla Gazzetta dello sport, poi vicedirettore di Vanity Fair e Grazia), alla sua seconda prova come scrittore con il bel giallo recentemente uscito per Garzanti. Non solo togliere la vita a qualcuno, ma anche stabilirne i tempi e i modi. Che cosa c'è di più onnipotente? Che cosa può dare una sensazione più forte, più inebriante? Certo, siamo nel campo del disturbo psichico, del delirio, della paranoia. Ma i sentimenti che determinano le scelte dello scrittore Pietro Severi, quello scomparso del titolo, partono proprio da queste pulsioni. E da queste domande: per raccontare di un assassinio è necessario sapere che cosa vuol dire dare la morte? È necessario uccidere?
Partiamo dall'inizio, però. Pietro Severi è uno scrittore famosissimo. Dopo due libri passati pressoché inosservati, ha ottenuto un successo strepitoso con il suo terzo, I sette cerchi. Un insieme di episodi nerissimi, in cui si raccontano alcune morti. Tragiche. Semplici morti, per quanto la morte possa essere semplice, o invero uccisioni? Il mistero incombe. Ma incombe anche su di lui, perché Pietro è scomparso: l'ultima volta è stato visto fare il bagno nelle acque gelide di una baia d'Irlanda, Paese in cui si è rifugiato a seguito del suo successo. È morto? L'evidenza sembra portare a pensarlo, anche se il corpo non è ancora stato ritrovato. Ma qualcuno è convinto che Pietro non sia morto...
E poi c'è Emma, una giovane giornalista, che con Pietro ha avuto una storia d'amore segreta, nascosta a tutti, anni prima. E proprio a lei, in redazione, arriverà un pacco con le iniziali dello scrittore: dentro ci sono delle pagine che raccontano una storia strana, cupa e tenebrosa: di un padre assassino, di due bambini che, giocando, volano contro un ulivo. E di uno dei due che porterà sul viso per tutta la vita i segni di quel volo. Parlano di un quaderno grigio, che rivela verità spaventose, agghiaccianti. Ma c'è qualcuno che quelle pagine le vuole. A tutti i costi. E non si farà scrupoli, di nessun tipo, per riaverle.
Basta così, non rivelo null'altro della trama di questo giallo, che ha molto da dire e molto da far scoprire.
La costruzione del romanzo è abbastanza originale, tutta giocata sul doppio livello, dalla parola scritta all'azione reale, una sorta di metaletterario che fa viaggiare il lettore da ciò che è il romanzo dello scrittore (e che nel libro viene riportato in corsivo) e ciò che invece è proprio della realtà, del presente. È bravo Bresciani a gestire questi passaggi che, se non ben governati, potrebbero ingenerare confusione. Cosa che invece qui non accade. L'andamento altalenante a cui è portato il lettore, avanti nel presente e indietro nel passato, è sempre chiaro. E questo è un pregio. Anche la costruzione della tensione, soprattutto nell'ultima parte del romanzo, è ben congegnata (basti dire che chi scrive, presa dal racconto, ha voluto finire il libro nottetempo e al momento clou si è dovuta alzare per verificare che porte e finestre fossero ben serrate! ... questo per dire che la lettura è coinvolgente quanto basta).
Qualche piccolissima caduta di verosimiglianza c'è (diciamo che se qualcuno di mia conoscenza ci lasciasse le penne in circostanze misteriose, e io stessa mi sentissi in pericolo, eviterei di partire da sola, in macchina per recarmi in un luogo isolato, senza custode notturno e per di più dimenticando il caricatore del cellulare a casa). Ma, come promesso, non svelo niente. Anche perché le sorprese sono tante, per cui il piacere della lettura nel corso di questo romanzo non viene mai meno.
La parte che io ho trovato un poco più fragile sta nei dialoghi, che, secondo me, avrebbero potuto essere più asciutti, più centrati sull'argomento, frenando un po' la tendenza a riempire i colloqui di particolari che alla storia sono poco utili. Comprensibilmente i dialoghi tra i personaggi servono in certi momenti ad allentare la tensione, ma a volte, se troppo diluiti, rischiano di «ammosciarla».
Ben delineati i personaggi, in particolare Matteo, che personalmente mi è piaciuto moltissimo, nella sua caratterizzazione di figura positiva ed elemento chiave, sebbene comprimario, della risoluzione del giallo. E, naturalmente, Emma, la protagonista femminile della storia: a volte ingenua, ma sempre generosa, mossa da uno spirito di amicizia e di buona volontà. Decisa nelle sue scelte, è una giovane donna battagliera e testarda.
Bresciani, da giornalista doc, ha voluto inserire la vicenda principale nell'ambiente, da lui ben conosciuto, della redazione di un settimanale, cogliendone perfettamente le giornate tipo, i dialoghi, lo spirito, le gelosie tra colleghi, le chiacchiere alla «macchinetta del caffè», le stagiste scombinate... Una parte che ho letto con grande emozione, compartecipazione e un pizzico di nostalgia, essendo io stessa coinvolta nella medesima situazione: giornalista presso una grande casa editrice sono passata, purtroppo non indenne, assieme ad altri colleghi nel tritacarne dei tagli aziendali.
... vogliono le dimissioni di quattro persone, e se non se ne andranno con le buone, ovvero con una buonuscita, toccherà convincerle in altra maniera...
E chi sarebbero? domandò Ettore.
Questo a loro non interessa. Basta risparmiare dei contratti a tempo indeterminato, uno vale l'altro.
Parole, purtroppo, già sentite. Che possono «uccidere». O fare molto male.
Sabrina Miglio