di Carrie Fisher
Fabbri Editori, 2017
Traduzione di Sara A. Benatti
pp. 256
€ 18 (cartaceo)
Che persona vuoi sembrare agli occhi degli altri? Come pensi che ti veda la gente? Forse non li lasci avvicinare abbastanza da vederti. Decidi per loro. Credi di riuscire a convincere la gente che sei come appari? Fai in modo che le persone ti incontrino nel tuo territorio. Non li aiuti. (p. 121)
Se pensiamo a un caso in cui il personaggio interpretato sul grande schermo ha quasi sostituito l'identità stessa dell'attrice, viene subito in mente Leia di Star Wars, magistralmente interpretata da una Carrie Fisher diciannovenne, con poca esperienza sul set, ma con molta voglia di diventare famosa. Certamente, all'inizio il film non prometteva il successo mondiale e immortale che ha avuto poi: Carrie ci è finita immischiata quasi per caso, senza dubbio attratta dalla opportunità di avere uno dei ruoli principali.
È proprio da questi esordi che parte I diari della principessa, il libro autobiografico in cui Carrie Fisher si dedica al legame indissolubile che l'ha legata a Leia per anni. E nelle pagine troviamo una grande spontaneità d'espressione, un parlare a ruota libera per paragrafi non eccessivamente lunghi, in uno stile diretto che ben si adatta a lei:
È proprio da questi esordi che parte I diari della principessa, il libro autobiografico in cui Carrie Fisher si dedica al legame indissolubile che l'ha legata a Leia per anni. E nelle pagine troviamo una grande spontaneità d'espressione, un parlare a ruota libera per paragrafi non eccessivamente lunghi, in uno stile diretto che ben si adatta a lei:
Non solo non sono una bugiarda, non sono nemmeno una che esagera. Semmai mi piace smorzare un po' le cose per non far sembrare tutto una coreografia di drag queen per il Martedì grasso. (p. 59).
Più volte additata di rivelare troppi dettagli della propria vita privata, Carrie finalmente condivide il suo punto di vista su "Carrison", ovvero sul legame che l'ha unita a Harrison Ford durante le registrazioni del primo film della saga. La questione era già nota, certamente, ma ora Carrie Fisher la racconta al di là del gossip, con la delicatezza, la distanza e la innata ironia («Mi comporto come una persona che cerca di sollevare il morale di tutti in un rifugio antiaereo», p. 156) che la contraddistinguono.
Sono però le pagine di diario, quelle "strappate" dal vero diario di quegli anni, ad abbandonare qualunque ironia, alla volta della passione, delle immaginazioni sognanti e dell'incespicare sentimentale di una diciannovenne che non sa spiegarsi perché quella che doveva essere una relazione occasionale si è trasformata in altro. E non è difficile intravedere in quelle pagine, con poesie improvvisate e interrogative martellanti, la disperazione di chi desidera essere riamata eppure sa di non poter oltrepassare la linea dell'amante. Ma forse Harrison è stato anche un modo per portare Carrie a conoscersi meglio, a fondersi con il suo personaggio e ad affrontare il successo da una prospettiva senza dubbio inaspettata.
Sono però le pagine di diario, quelle "strappate" dal vero diario di quegli anni, ad abbandonare qualunque ironia, alla volta della passione, delle immaginazioni sognanti e dell'incespicare sentimentale di una diciannovenne che non sa spiegarsi perché quella che doveva essere una relazione occasionale si è trasformata in altro. E non è difficile intravedere in quelle pagine, con poesie improvvisate e interrogative martellanti, la disperazione di chi desidera essere riamata eppure sa di non poter oltrepassare la linea dell'amante. Ma forse Harrison è stato anche un modo per portare Carrie a conoscersi meglio, a fondersi con il suo personaggio e ad affrontare il successo da una prospettiva senza dubbio inaspettata.
Sì, perché dopo le pagine del diario, circa a metà dell'opera, si avanza rapidamente, per raccontare gli anni del successo, la "lap dance" degli attori che venivano portati da una fiera all'altra a firmare migliaia di autografi per potersi garantire una vita agiata. Eppure, al di là della mercificazione dell'attore e di qualche capriccio da star, Carrie ha sempre amato incontrare i suoi fan e ascoltare le loro storie. In fondo, il film di Star Wars è riuscito in un'impresa prima impensabile:
Se riesci a trovare un linguaggio comune valido a cinque come a ottantacinque anni, hai trovato qualcosa di speciale, e i fan di Star Wars ce l'hanno. (p. 229)
Ed è con la saggezza dell'età matura e una sempreverde vivacità che si conosce meglio Carrie Fisher in queste pagine senza dubbio imperdibili per chi ama la saga, ma avvincenti anche per chi vuole per qualche ora addentrarsi nel mondo del cinema, con gli occhiali a specchio della fama e il brivido da palcoscenico.
GMGhioni
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