Oriana
Fallaci
Rizzoli,
2016
pp.
368
€ 8,90
Grazie ancora di tutto, anche dei consigli meno uno. Quello d’essere sempre innamorata. Ti dico una cosa terribile: io non sono mai innamorata. Che devo farci? Non mi riesce. Così, ogni tanto, fo finta: ma dopo un po’ i poverini si accorgono che fo finta e se ne hanno a male. O che è colpa mia?! È come il whisky: lo bevo per educazione. Non mi riesce di assaporarlo. Se lo assaporo mi fa male. Il fatto è che innamorarsi fa male ed io non voglio sentire male. Ma come fai, come fai, come fai ad essere così giovane e fiducioso?!?
La paura è un peccato raccoglie la corrispondenza epistolare privata
di Oriana Fallaci e riporta 120 lettere che lei scrisse ai familiari,
agli amici intimi, ma anche ai suoi preziosi contatti professionali.
Risultano tenere e particolarmente cariche di pathos quelle scritte
alla sua mamma, in cui descrive la città straniera di turno nella
quale si trova, il cibo - se le è gradito o meno - e persino lo stress
derivato dalla paura dell'aereo. Partecipa attivamente, sempre per
mezzo epistolare, alla scelta del nome del suo nipotino, inviando al
fratello e a sua moglie un elenco dettagliato dei nomi maschili che
le piacciono e quelli da non scegliere assolutamente. Infine spesso
allega alle sue missive, dei francobolli da collezione per il padre.
Famiglia, ma non solo. Trova posto nella raccolta anche la storica
lettera di risposta che Oriana scrisse alla sua piccola fan,
Mariella, di appena tredici anni. Il consiglio più vivo che si sente
di darle è di leggere tantissimo e la prega di non rimanerci male se
quella sarà l'unica lettera che le scriverà, perché -dichiara la
Fallaci- non ama occuparsi della corrispondenza. Concetto questo che
ribadirà in più missive a più destinatari, ma che come è
evidente, non rispecchia il vero dato l'ingente quantità di
materiale reperito nei suoi archivi privati.
Non sempre la solitudine è una prigione. A volte, per alcuni, è una conquista che difende da ulteriori ferite e offese. Solo i deboli e i poveri di spirito hanno paura della solitudine e si annoiano a stare da soli. Io non sono debole. Sono molto forte, e durissima ormai. Non sono neanche povera di spirito. Quindi non ho paura della solitudine. E ciò che avvenne all’Oak bar del Plaza mi conferma anche che la solitudine è saggezza.
Coltiverà anche tantissime amicizie preziose e importanti attraverso
le lettere. La coppia Charles Conrad Jr., detto “Pete”,
astronauta, e sua moglie Jane Dreyfus saranno i destinatari di una
proficua corrispondenza fatta di scherno, di episodi personali e
sfoghi, come si conviene con gli amici più intimi. E se fosse una
classifica, tra i primi posti di chi ha ricevuto più lettere da
parte di Oriana si posiziona anche Pietro Nenni, socialista,
carissimo amico e contatto prezioso della giornalista. Quando si
instaurerà il rapporto d'amore con Alexandros Panagulis, anch'egli
diventerà il destinatario prediletto della Fallaci. E a lui andranno
calorosi complimenti, consigli personali e professionali, che a
leggere le lettere sembra quasi di sbirciare dalla finestra il
rapporto d'amore unico che essi avevano.
Tu mi chiedi dunque consigli che hai già superato. Ma vi sono altri consigli che voglio darti e che userai in futuro. Quelli che io definisco i Sette Comandamenti dello scritto. Primo: leggere molto. Leggere ciò che scrivono gli altri capire come lo scrivono. Secondo: non annoiare mai, mai. Terzo: avere il coraggio di non dire tutto perché non si riesce mai a dire tutto. Quarto: avere il coraggio di buttare via cose scritte e riconoscere che non tutto ciò che si scrive è oro. Quinto: scrivere e poi… riscrivere; è solo al momento di riscrivere che si scrive. Sesto: non aspettare l’ispirazione perché non si scrive per ispirazione, si scrive per disciplina. Scrivere è un atto di volontà che richiede un sacrificio orrendo, una fatica bestiale. Per scrivere ci vuole anzitutto una corda per legarsi alla seggiola come faceva Ugo Foscolo. Sette: non lasciarsi prendere dalla paura come ho sempre fatto io per eccessivo rispetto dello scrivere. […] E un libro è un figlio.
Sono lettere che ci mostrano un'Oriana in tante chiavi differenti, in
più ruoli: figlia, amica, punto di riferimento prezioso per contatti
prestigiosi, fidanzata, giornalista. Non mancano infatti lettere
professionali scritte per ottenere favori o interviste. Andò buca la
sua ambiziosa intervista a Fidel Castro, prima promessa e prenotata
con un appuntamento e poi saltata, le interviste televisive sagaci e
contrastanti rilasciate e commentate con alti ufficiali, con politici
e ambasciatori.
La verità è che Lei ha ritratto la parola data; mi ha tradita poiché si è pentito. E si è pentito perché ha avuto timore di parlare con me di Fidel Castro e degli argomenti per cui La consideravo un interlocutore ideale. (E anche io costituivo per Lei l’interlocutrice ideale.) In luogo di questo, Lei ha intravisto in quest’intervista il rischio che certi leader vedono in me: la donna scomoda, dal pensiero indipendente, la scrittrice che non è impressionata dal Potere e che lo affronta senza timore e senza timidezza per permettere al suo lavoro di entrare nella storia. Che pena! La ritenevo più audace, più agguerrito. Non c’è nulla che ammiri di più del coraggio e nutro sempre un grande rispetto verso coloro che non hanno paura di confrontarsi col mio.
E non mancano neppure le lettere scritte contro qualcuno. Ma anche a
favore di qualcuno: scrisse persino al Papa per congratularsi con Lui
per le dichiarazioni spesso rilasciate che incontrano il suo
pensiero. Scrive e mantiene ottimi rapporti con Pier Paolo Pasolini,
a cui invia il suo libro Lettera a un bambino mai nato in anteprima
per avere un suo parere. E ancora, tra le prime missive della
raccolta, compare la storia della sua carriera, narra infatti i suoi
esordi: all'età di sedici anni, non potendosi permettere
l'università, andò a bussare nell'ufficio di suo zio, noto
giornalista all'epoca, per ottenere un impiego come giornalista. E da
lì prese il via la sua carriera, le sue battaglie e la sua continua
ricerca di interviste con la storia.
Intanto mi permetto di ricordarti che quel che rende una intervista unica e inimitabile è l’ossatura di essa e…l’interlocutore dell’intervistato. Tu hai questi due vantaggi nel mio caso: sfruttali fino in fondo, senza pudori.
Nel mentre coltiverà sempre la sua passione per la scrittura
pubblicando svariati libri, parlando spesso nelle lettere del suo
ultimo romanzo storico Un cappello pieno di ciliegie, lasciato
incompiuto, immensa opera a cui ha dedicato tutte le sue estreme
forze durante la malattia che alla fine l'ha portata via. La stessa
malattia che le ha strappato negli anni la mamma e la sorella più
piccola.
Un altro terribile lutto colpisce Oriana il 17 luglio 1984: muore a cinquantadue anni la sorella Neera, anch’essa giornalista e scrittrice. La sua morte lascia Oriana senza un punto di riferimento importante, ancora una volta portato via dal cancro che si accanisce contro la sua famiglia.
In quegli anni ha assunto un'assistente ed è curioso leggere a quali
doveri doveva sottoporsi la sua collaboratrice, appoggiata ad un
ufficio aperto soltanto la mattina in America, per venire incontro
agli orari lavorativi italiani. Stesso periodo in cui si sottoponeva
alla chemioterapia negli Stati Uniti e limitava tantissimo i viaggi
in Italia. Il suo timore più grande purtroppo si realizzò: lasciare
incompiuta la sua grande e sudata opera Un cappello pieno di
ciliegie, romanzo storico che ricalca con minuziosa perizia e
ricercato materiale la storia di famiglia di Oriana da diverse
generazioni.
Caro Cassola, io non credo alla fine del mondo. O meglio, non credo che il nostro pianeta si spengerà in seguito all’uso della bomba atomica. Io sono d’accordo con coloro i quali sostengono che la prossima guerra non sarà una guerra atomica ma una guerra tecnologica. Vale a dire una guerra combattuta con armi orrendamente sofisticate, sì, ma non micidiali.
Alessandra Liscia