Ci vediamo un giorno di questi
di Federica Bosco
Garzanti, 2017
pp. 310
Copertina rigida 16,90€
E-book 9,99€
Sono passate due settimane dall'uscita in libreria del nuovo romanzo di Federica Bosco. Un tempo lunghissimo o brevissimo per una lettura: tutto dipende dal testo e dalla predisposizione del lettore. In questi quindici giorni io ho, prima, divorato Ci vediamo un giorno di questi in un paio d'ore; poi, l'ho ripreso nuovamente in mano e l'ho gustato pagina per pagina, provando a scoprire se la prima sensazione avuta alla sua conclusione fosse confermata o fosse solo una naturale conseguenza di una lettura vorace. Ma andiamo con ordine.
Cate e Ludo sono le amiche che ogni persona immagina cercando sul vocabolario la parola "amicizia": unite, complici, pazienti di fronte ai defetti di ciascuna e presenti in ogni momento della vita, nonostante le difficoltà e le endemiche differenze. Energica, solare e impetuosa l'una tanto quanto l'altra è timida e riservata, ordinaria in ogni sua manifestazione e nello stile di vita che ha scelto di abbracciare. Insieme crescono Gab, aprono Il posto di Cate tra i carruggi di Genova e si trovano ad affrontare la sfida più difficile della vita. Ci vediamo un giorno di questi snocciola capitolo per capitolo l'esistenza di due donne, sebbene scelga di farlo dal punto di vista di una, la più debole della coppia, che improvvisamente si trova ad affrontare dinamiche esistenziali fino a quel momento sopite. Ho scritto improvvisamente non a caso, perché tutte le bombe della narrazione sembrano innescate nello stesso momento e in maniera inaspettata, salvo poi risolversi in un battito di ciglia senza dare ai lettori il tempo di rendersene conto e di affezionarsi a una scena o un dialogo. La storia procede troppo veloce e le vicende che ruotano attorno ai protagonisti risultano così abbozzate da lasciare credere (e sperare) che il libro sia solo il trailer di una serie tv che racconterà in ogni puntata la vita di ciascuna delle personalità apparse, in maniera più o meno pervasiva, nella storia. Non vedo in questo incedere narrativo necessariamente un difetto, quanto invece il modo che Federica Bosco ha intelligentemente adottato per parlare al pubblico di lettori contemporanei, la cui soglia di attenzione è spesso molto bassa, che si racconta in storie che scompaiono dopo ventiquattro ore e che si fotografa mascherandosi dietro filtri e regolazioni di contrasto. Non è un difetto, è vero, ma dalla narrativa di spessore ci si aspetta altro.
Per questo ho preso nuovamente in mano Ci vediamo un giorno di questi, e dopo averlo gustato tutto d'un fiato la prima volta, ho cercato - ad esempio - di dare un'identità al suo pubblico di riferimento, dato che ho faticato inizialmente ad immaginare le coetanee delle protagoniste, quarantenni così giovanili da parlare e muoversi seguendo il mix perfetto di cultura pop contemporanea, esperti di Instagram, abbonate croniche a Netflix per non perdere nemmeno una puntata di Black Mirror, iscritte a Tinder ed esperte di Grindr al punto di consigliarlo all'immancabile amico omossessuale, cliché onnipresente in ogni comedy drama hollywoodiano dai tempi di Will & Grace. Forse sono io a non conoscere bene le passioni di chi è qualche generazione più anziana di me, ma credo che l'autrice avrebbe faticato meno a rendere verosimili i suoi incantevoli personaggi, tutti affascinanti e divertenti, se li avesse collocati in un'altra fascia di età. Il suo stile fresco ed incredibilmente leggibile, senza mai scadere nella banalità di aforismi da Baci Perugina, lascia, anche dopo la seconda lettura, un profondo rammarico: perché non scegliere una linea di racconto, concentrarsi profondità su una o due storie per eviscerarle fino in profondità e presentare un racconto completo sotto ogni punto di vista, invece che accennare alle sensazioni e non riuscire mai a concretizzarle in un punto di vista a tutto tondo?
Io, ad esempio, avrei voluto saperne ancora di più sulla vita del primo amore di Cate, uomo magnetico e particolare ma che non ho avuto il tempo di conoscere fino in fondo. O sulle sensazioni claustrofobiche provate da Ludo nella sua relazione malata con Pietro, per poter comprendere fino in fondo la psicologia dietro a molti gesti che noi donne scegliamo di compiere accanto al nostro partner: ciò che Federica Bosco accenna, in molte occasioni in modo efficace, non basta a placare la mia sete di sentimenti e sapere. C'è molto da sperare, allora, per i futuri romanzi della scrittrice, con l'auspicio che questi non siano più (solo) scene di film, libri e serie tv già viste e riunite insieme in un collage, bello ma poco intenso.
Federica Privitera
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