1917. L'anno della Rivoluzione Russa
di Roland Gaucher
Traduzione di Pietro Radius
Odoya
Pp. 351
€ 24
Sono passati cent'anni esatti da quell'Ottobre fatale e forse, mai come oggi, quegli oscuri e ingarbugliati tempi ci paiono più distanti e sepolti in un periodo storico così distante ed alieno ai nostri usi e costumi. Certo, da una parte le cerimonie ufficiali, i convegni degli studiosi e i volumi degli esperti sull'argomento che si rincorrono, ma, dall'altra parte, chi ci riconsegnerà l'odore acre di tabacco, i suoni striduli dei freni dei treni sulle rotaie e il vociare indistinto della folla di quei giorni? In un certo senso ci pensa Odoya a riportare la Rivoluzione d'Ottobre sulla nuda terra, con la ripubblicazione di questo 1917. L'anno della Rivoluzione Russa di Roland Gaucher.
Lo sappiamo e ce ne siamo accorti un po' tutti: Odoya è un editore che non ha paura, non ha paura di lanciare sul mercato, o anche, come in questo preciso caso, di rilanciare sul mercato volumi discussi e discutibili. E 1917. L'anno della Rivoluzione Russa non fa eccezione. Infatti l'autore non è uno storico a caso ma Roland Gaucher è un personaggio sicuramente chiacchierato: uno dei più noti pensatori dell'estrema destra francese, condannato a ben cinque anni per collaborazionismo con il regime di Vichy e diventato poi europarlamentare di una certa importanza. Perciò è partendo dalla parte opposta dei bolscevichi che Gauncher legge la rivoluzione. D'altronde non è una pratica così innovativa, considerando che, ora in maniera più segreta ora in maniera più manifesta, una certa ammirazione per le imprese dei "rossi di Russia" è stata sempre dichiarata dai "neri".
E quindi, partendo dal gennaio 1917, Gauncher rimette in piedi le fila del discorso, trattando le diverse fasi della Rivoluzione e poi andando a sezionare i momenti capitali di questo evento storico cruciale. Ma come lo fa? Beh compie ciò in un modo molto particolare, allontanandosi dai rigidi stilemi dello storico di professione, magari saltando qualche passaggio fondamentale (praticamente assente la componente bellica, invece basilare per comprendere pienamente la dinamica rivoluzionaria) e trattando un po' all'acqua di rose tutti i principali attori dell'Ottobre russo.
Insomma se qualcuno ha voglia di una trattazione ampia, rigorosa e completa della Rivoluzione Russa è meglio che scelga un altro volume. Ma il libro di Gaucher risulta altresì interessante, per altri motivi. Infatti la narrazione è, anche grazie alla traduzione di Pietro Radius, frizzante e viva, quasi carnale. Magari 1917 non ci riconsegna la fedeltà storica di quei giorni, ma ce ne dà, in un certo qual modo, il sapore, l'odore e il "tatto".
La signora Suchanov ruppe l'attenzione portando del tè e dei panini al salame. Poi Lenin si alzò in piedi. Avrebbe parlato per tre ore. Di volta in volta sarcastico, amichevole, tagliente, persuasivo, dimostrò la necessità dell'insurrezione immediata e stigmatizzò coloro che osavano opporsi a questa opportunità storico.
Ecco qui un buon esempio di quanto affermato. In una notte fondamentale, la notte prima della grande insurrezione popolare, pare decisiva, almeno nella narrazione di Gaucher, l'entrata in scena dei "panini al salame della signora Suchanov" i quali danno le energie necessarie a Lenin per corroborare e convincere gli altri bolscevichi a rivoltarsi. In un altro passaggio invece si intuisce bene come l'autore, uomo di estrema destra lo ricordiamo, voglia, nella prosopopea della rivoluzione popolare, anche ricordare le figure antisovietiche che resistettero fino all'ultimo in Pietrogrado.
Loro non avanzavano rivendicazioni per sé, ma per un'idea, più grande e più bella; non per la zuppa ma per l'ideale, signore più grande e onorevole; non per lo stomaco ma per il sangue; non per i compagni di gioco ma per i fratelli d'armi. Quegli uomini fantastici e sorpassati furono i soli difensori di Pietrogrado, difensori di un certo modo di vivere, che comprendeva un certo modo di morire.
Le pagine di gran lunga stilisticamente migliori e più accorate sono quindi dedicate ai campioni dello zarismo e del governo borghese. Ecco perché 1917. L'anno della Rivoluzione Russa è un libro interessante: perché racconta il Soviet visto con gli occhi del "nemico giurato". Un punto di vista certamente antiretorico.
Mattia Nesto