Storia del Giappone
di Rosa Caroli e Francesco Gatti
Editori Laterza, 2017
Pp. 268
€ 22
Dopo un'attesa lunga ben 13 anni nel 2017 è uscito l'attesissimo videogioco Nioh ((仁王 Ni ō?, alla lettera "Il re benevolo") prodotto da Team Ninja. Questo gioco, oltre che segnalarsi per l'eccezionale gameplay e le innovative scelte di gioco proposte, ha fatto gridare da più parti al capolavoro anche a seguito di un comparto storico piuttosto robusto, seppur "liquido" come un titolo videoludico impone. Già perché Nioh affonda a piene mani nella storia e nel folklore del Giappone, ambientato com'è nel sedicesimo secolo con la citazione e l'apparizione di personaggi storici fondamentali come, in ordine sparso, Hattori Hanzō, Tokugawa Ieya e Ishida Mitsunari. Ecco allora come la ripubblicazione, per Editori Laterza, di questo Storia del Giappone di Rosa Caroli e Francesco Gatti proprio nel 2017 è un'ottima occasione per fare i conti con le vicende di un Paese che, è inutile negarlo, ha finito per influenzare la cultura e l'immaginario di tutto il mondo.
Il volume, composto dal nucleo di un precedente libro edito, guarda caso, nel 2004 (lo stesso anno nel quale si iniziò a parlare del "progetto Nioh"), è ricco di dettagli e di puntuali descrizioni non soltanto delle vicende storiche (e belliche) del Giappone ma vi sono anche ampi e ricchi focus sulla cultura e società nipponica. Società e cultura che, come abbiamo già avuto modo di ricordare, hanno finito per influenzare pesantemente non soltanto il "vicino" Oriente ma anche l'Occidente e, in ultima analisi, l'intero mondo. Attraverso prodotti culturali come fumetti, cartoni animati e videogiochi il Giappone, forte di una cultura millenaria che si è sviluppata in imitazione/opposizione con quella cinese, ha forgiato l'immaginario del secondo Novecento e, come del resto ci ha confermato anche la recentissima Milan Fashion Week, anche il mondo dell'haute couture.
Un punto importante, che Caroli e Gatti sviluppano va detto in modo esaustivo ed interessante, è giustappunto il rapporto con il colosso cinese. Il Celeste Impero è visto infatti dagli abitanti delle isole giapponesi al tempo stesso come un modello da imitare e da seguire e come una seria minaccia, soprattutto per l'integrità e specificità dell' "homo nipponicus". Quindi legislatori e intellettuali giapponesi, nel corso dei secoli, non potranno fare altro che guardare con costanza al di là del mar Giallo per carpire le novità in termini statali, culturali ed anche religiosi e, al tempo stesso, conservare gelosamente una propria autonomia.
Tuttavia, contrariamente a quanto si possa o per lo meno si sia pensato per lungo tempo qui in Occidente, la società nipponica non è è mai stata, se non per un periodo storico ben circostanziato, una società chiusa e isolata nei confronti del resto del mondo. A cominciare dall'exemplum cinese furono numerosi gli interscambi, non soltanto economici, che i giapponesi ebbero con gli altri popoli, almeno per una larga fetta della loro storia. Poi certo, il periodo Edo, quello per capirci nel quale il Giappone si chiuse ermeticamente su di sé e il successivo e violento (re)-ingresso nella società internazionale, hanno fatto sì che lo spirito giapponese diventasse qualcosa di molto particolare. Da un lato infatti c'è stata un quasi subitaneo abbraccio nei confronti delle logiche capitaliste (di cui i giapponesi, insieme agli investimenti nell'industria pesante e in quella bellica ad alta tecnologia diventarono ben presto maestri) e, dall'altra parte, una meticolosa e mai doma conservazione delle tradizioni precipue nazionali, dal complesso dei valori religiosi, a quello famigliari passando per quelli militari mutuati dai samurai.
Questo impasto, molto particolare, tra antico e moderno fecero, in pochi anni, assurgere il Giappone a grande potenza internazionale e, nonostante la grande guerra di 15 anni, ovvero dall'invasione della Manciuria alle bombe nucleari di Hiroshima e Nagasaki che, di fatto, misero il Paese in ginocchio, ancora al giorno d'oggi rendono il Paese la Terza Economia planetaria.
Questo Storia del Giappone è un atlante utilissimo e pratico per comprendere meglio i perché, volenti o nolenti, tutti quanti siamo attratti da queste isole così lontane da noi che però, ad uno sguardo più attento, non sono poi così diverse dalla penisola italiana. Giapponesi e italiani (non a caso i primi "scopritori" veri del Giappone, grazie alle missioni religiose) hanno in comune infatti l'attaccamento alla famiglia, una rigida e magnifica tradizione gastronomica e una grande predilezione per il folklore. Leggendo questo volume sarà ancora più bello (e consapevole) sfogliare, rigorosamente da sinistra a destra, l'ennesimo manga della nostra collezione oppure riprendere in mano Nioh per una nuova "run" ricca di colpi di scena.
Mattia Nesto