Elizabeth Jane Howard. Un'innocenza pericolosa
di Artemis Cooper
Traduzione di Franca Di Muzio e Nazzareno Mataldi
Fazi Editore, 2017
pp. 463, € 18,50
Non sapeva mai se quello che la gente faceva per lei, o voleva che lei facesse, fosse dovuto alla sua persona o alla sua bellezza abbagliante. Non sapeva mai di chi o di cosa fidarsi. Ciò la rese una pessima giudice degli uomini.
Non sono una grande appassionata di biografie; mi pongono davanti a tutta una serie di problemi.
Se ho amato la produzione di un autore, ho il timore di scoprire sue abitudini personali poco gradevoli, tanto da spingermi a rivalutare le sue opere. Non si dice che sia sempre pericoloso conoscere gli autori dai quali si è stregati perché si rischiano tremende delusioni?
Continuo a cercare dettagli da mettere in parallelo ai romanzi e se non le trovo mi sento quasi defraudata.
Inoltre, la sequenza di date, eventi, incontri, eventuali stralci di lettere mi lasciano un sapore didascalico in bocca.
In questo caso però, mi sono fatta risucchiare. Dopo aver terminato la saga della famiglia Cazalet, mi sono trovata in difficoltà: non riuscivo a rinunciare alla compagnia dei personaggi e ad immergermi nelle atmosfere britanniche. Per cercare di prolungare la mia permanenza in quel mondo, ho deciso di rompere le mie esitazioni e leggere la biografia di Elizabeth Jane Howard.
I nonni di Jane, Alexander e Frances Howard, sono pressoché inalterati. Nei romanzi lui è William Cazalet, capo dell'azienda familiare di legname e chiamato "Il Generale", come nella vita reale; mentre la nonna, nota come "la Witchy" diventa "la Duchessa". I nonni Howard avevano quattro figli, tre maschi e una femmina, e lo stesso succede con i Cazalet di Jane. (...) Edward e Villy sono l'unica coppia modellata su persone reali.
I primi capitoli tendono a far pensare di non essere ancora usciti dalla saga della famiglia. Facciamo la conoscenza di Kit Somervell, ballerina del balletto russo che abbandona la carriere per sposare David Howard, appartenente ad una famiglia impegnata nel commercio di legname. Proprio come Edward e Villy.
Elizabeth Jane, primogenita della coppia, è una bambina bisognosa di attenzioni e di affetto, con una spiccata predilezione per le opere di Shakespeare, il desiderio di meritarsi l'approvazione della madre e in testa l'idea di recitare per il teatro. Proprio come Louise.
La seguiamo crescere in una famiglia numerosa, adorare i Natali nella grande casa dei nonni e restare disperatamente bisognosa di riconoscimenti. Seguiamo le pagine, ma è come se già sapessimo tutto: sappiamo che si sposerà giovane, con un uomo più vecchio di lei e impegnato sulle navi da guerra durante la Seconda Guerra Mondiale. Sappiamo che avrà una figlia (nei Cazalet sarà un maschio) ben prima di essere pronta a diventare madre e che non riuscirà a resistere in quel matrimonio, in parte per le scarse attenzioni del marito e per l'opprimente presenza della suocera. Sappiamo queste cose così bene da restare sorpresi di trovare il nome di Jane invece di quello di Louise.
Anche la sua vita sembra fatta per essere letta come un romanzo. Una volta catturati e a nostro agio tra i nomi e le vicende della vita dell'autrice, prendiamo il largo dalla saga dei Cazalet ed entriamo nel mondo vero e proprio di Elizabeth Jane. Emerge una figura che non ci saremmo aspettati. Dietro le immagini di quella donna incredibilmente affascinante e dagli occhi languidi, penseremmo quasi ad una mangiatrice di uomini. Scopriamo invece una Jane che non si scrollerà mai di dosso la necessità di avere affetto e approvazione; questo la porterà a stringere relazioni con molti uomini, in un'epoca in cui la licenziosità sessuale poteva non essere ancora così ben accettata. Una donna portata al perfezionismo e all'esagerazione fino a sconfinare nel vittimismo. Una donna che pur adulta e navigata, nasconderà sempre in sé un'innocenza di base che la porterà ad essere sempre e comunque delusa da ogni sua relazione, a sopportare tre matrimoni falliti e una serie di relazioni malate.
C'è poi l'aspetto della Jane scrittrice, che nelle prime parti viene lasciato piuttosto in sordina, ma che acquista forza e voce mano a mano che il tempo passa. Autrice prolifica, editor precisa e vulcanica organizzatrice di eventi e festival letterari, resterà sempre a disagio e spaventata dalla scena artistica e letteraria del suo tempo, sentendosi leggermente fuori posto. Se in vita era stata relegata al ruolo di "romanziera donna" di letteratura per donne, ci viene oggi presentata come una fine descrittrice dei sentimenti umani e come un'intelligente innovatrice di modelli di scrittura non sempre compresi.
Artemis Cooper (che l'ha conosciuta da adolescente e poi sua biografa negli ultimi anni di vita) scrive una biografia che ha la scorrevolezza di un romanzo. Le testimonianze e i documenti sono connessi da una scrittura sciolta e di piacevole lettura, senza nessun accenno o pesantezza didascalica.
Una biografia che mi ha fatto rivalutare i miei pregiudizi sul genere e che per me è stato quasi un sesto volume della saga che mi ha tanto appassionata.
Ah, giusto un'ultima curiosità. Esiste una vera famiglia Cazalet, con tanto di omonimi che, al successo della saga si sono trovati leggermente in imbarazzo.
Jane disse si aver voluto che la sua famiglia avesse un passato ugonotto e pescò "Cazalet" senza fare ulteriori ricerche. Se le avesse fatte, avrebbe scoperto che il nome che aveva dato al personaggio basato sul suo affascinante ma irresponsabile padre era anche quello di un giudice dell'Alta Corte (Edward Cazalet).
Giulia Pretta
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