#CriticARTe - Estro e talento. Il genio del Genovesino a Cremona



 Particolare dell'Adorazione dei Magi,
Parma, Galleria Nazionale
ph. Sabrina Miglio



Genovesino
Natura e invenzione nella pittura del Seicento a Cremona

Museo Civico Ala Ponzone Cremona
6 ottobre 2017 - 6 gennaio 2018
martedì-domenica 10.00-17.00

biglietto intero 10 €

(comprende l'accesso alla Pinacoteca e alla collezione Le stanze per la musica)

info: www.mostragenovesino.it





Una prima volta in assoluto. Una mostra monografica, interamente dedicata a Luigi Miradori, detto il Genovesino, tra i protagonisti della pittura seicentesca dell'Italia settentrionale, non era mai stata realizzata. A colmare la lacuna ci ha pensato, con l'esposizione Genovesino. Natura e invenzione nella pittura del Seicento a Cremona, la città lombarda, palcoscenico privilegiato dell'autore ligure. Che non fu, come spesso accade, profeta in patria. Ligure di nascita, da qui il soprannome, Miradori infatti a Genova lasciò soltanto un paio di tele misconosciute. Spostatosi poi nella Piacenza dei Farnese, dove però non trovò fortuna, sembrava destinato a rimanere nel limbo dei pittori del Barocco settentrionale che, pur riempiendo di tele tante nostre chiese e chiesette, rimasero poco o per niente conosciuti. La fortuna invece sorrise a Luigi Miradori a Cremona, dove entrò nelle grazie del governatore spagnolo della città, don Álvaro de Quiñones, e dove divenne, in breve tempo, il pittore prediletto sia della committenza ecclesiastica che della nobiltà locale.

Tante sono le opere attribuite al Genovesino tuttora presenti sul territorio cremonese, alcune visitabili in mostra, altre nelle sale del Comune o nelle chiese. Particolarità interessante è che tra le oltre 50 opere ospitate nell'esposizione, alcune sono state restaurate per l'occasione e altre, provenienti da collezioni private, sono visibili al pubblico per la prima volta.
Il percorso della mostra si configura come un vero e proprio cammino tra le diverse rappresentazioni pittoriche del Miradori: una delle caratteristiche peculiari del Genovesino è infatti l'assoluta originalità del suo repertorio, cosa che rende la visita un'esperienza varia e appagante. Si va infatti dalle compassate rappresentazioni di tema ecclesiastico (mai però realizzate con stilemi convenzionali, ma sempre con un guizzo personale, di cui il pittore era assolutamente consapevole, tanto che egli stesso firmò due tele con la scritta «gioco di pennelli di Luigi Miradori») agli stravaganti quadri di genere ispirati alla cultura picaresca, dalle grandi pale d'altare alle piccole e malinconiche riflessioni sul tema della morte e della Vanitas umana. Il Genovesino arrivò a Cremona già con una solida formazione pittorica, che non nascondeva un'impronta naturalistica, un affidamento alle suggestioni caravaggesche e uno sguardo alle anticipazioni barocche. Il tutto condito da uno studio ininterrotto delle stampe provenienti dal Nord e da un contagio diffuso con le esperienze liguri, emiliane e milanesi coeve.
La mostra si apre con la Suonatrice di liuto, conservata ora a Genova, tela attribuita al Miradori solo a partire dal 1951, grazie allo studio di Roberto Longhi.

Suonatrice di liuto, Genova, Palazzo Rosso
ph. Sabrina Miglio
Una chiara raffigurazione simbolica della vanità delle cose terrene, rappresentata dai gioielli abbandonati sul tavolo e dal teschio in alto a destra. Chiari sono gli elementi caravaggeschi della scena.
Proseguendo nel percorso si incontra una teoria di opere di argomento religioso: molto particolare per la tematica scelta, quasi mai raffigurata, il dipinto I funerali della Vergine. O ancora un'Ultima cena, che vede sbucare da sotto il tavolo il diavolo intento a incatenare Giuda, riconoscibile dal sacco dei denari. Una tavola, questa, mai esposta al pubblico, proveniente da una collezione privata.

Ultima cena
Collezione privata

Si arriva poi alla rassegna delle piccole tele legate sempre al tema della vanitas e della caducità delle cose umane, con una serie di dipinti raffiguranti putti e piccoli cupidi cicciottelli addormentati su spaventosi teschi o impegnati a giocare con intenti simbolici, come nella tela Due bambini con uno scandaglio.

Due bambini con uno scandaglio
Collezione privata


Fino ad arrivare poi alla serie dei ritratti. Mirabile il Ritratto di un monaco olivetano della famiglia Pueroni, tra gli esiti più alti della produzione artistica del Miradori. Il bianco cangiante della veste che disegna la figura del monaco, facendola stagliare dal fondo scuro, la macchia del rosso della poltrona e del sigillo di ceralacca che chiudeva la lettera in mano al monaco hanno fatto cogliere nell'opera forti accenti di somiglianza con la pittura iberica. Tanto che per molto tempo il dipinto era stato attribuito allo spagnolo Francisco de Zurbaràn. Solo l'attento studio di Mina Gregori, che scelse proprio il Genovesino per la sua tesi di laurea, e a cui si deve tanto della conoscenza di questo pittore, permise l'esatta attribuzione.


Ritratto di un monaco olivetano
della famiglia Pueroni
collezione privata
ph. Sabrina Miglio
Particolare del
Riposo durante la fuga in Egitto
ph. Sabrina Miglio

Ma l'opera forse più suggestiva (anche se è difficile e arbitrario in un'esposizione del genere stabilire o suggerire una graduatoria) è il Riposo durante la fuga in Egitto, un vero capolavoro che vede, su piani distinti, due raffigurazioni antitetiche: la serenità della Sacra famiglia in primo piano e l'atrocità della Strage degli innocenti sul fondo, con i corpi dei piccoli che precipitano dall'alto, in una quinta teatrale posta nel cannocchiale prospettico dell'arco. E, in primissimo piano, la dolcezza dell'angelo che nutre l'asinello, speculare all'altro angioletto che porta i datteri alla Madre di Gesù. Questo quadro rappresenta una delle interpretazioni più intense dell'episodio evangelico in tutta la pittura del Seicento.


Riposo durante la fuga in Egitto - 1651
Ma tanti altri sono i quadri del Genovesino che vale la pena di scoprire in mostra. Per poi spostarsi in Palazzo comunale ad ammirare le grandi tele della Moltiplicazione dei pani e dei pesci e L'Ultima cena. E infine entrare nel Duomo di Cremona, scrigno di tanti tesori pittorici, per godere della vista delle Storie di San Rocco.