Il cinema della felicità
di Maurício Gomyde
traduzione di Paola D'Agostino
Milano, Garzanti, 2017
di Maurício Gomyde
traduzione di Paola D'Agostino
Milano, Garzanti, 2017
pp. 256
€ 16,90 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
Pedro è un giovane aspirante regista, curatore di un cineforum situato nel sottoscala del SubCultural, un locale conosciuto più per il divertimento che per la selezione cinematografica del protagonista. Egli deve combattere con un serio problema alla vista, ovvero una degenerazione progressiva della sua capacità visiva, che lo costringe a portare delle spesse lenti ambrate in ogni occasione. In ogni caso, Pedro, come tutti i sognatori, non si scoraggia e crede fino in fondo nel proprio lavoro e nel suo desiderio di diventare un cineasta affermato.
Pedro è un giovane aspirante regista, curatore di un cineforum situato nel sottoscala del SubCultural, un locale conosciuto più per il divertimento che per la selezione cinematografica del protagonista. Egli deve combattere con un serio problema alla vista, ovvero una degenerazione progressiva della sua capacità visiva, che lo costringe a portare delle spesse lenti ambrate in ogni occasione. In ogni caso, Pedro, come tutti i sognatori, non si scoraggia e crede fino in fondo nel proprio lavoro e nel suo desiderio di diventare un cineasta affermato.
Ancora una volta aveva sfidato la logica: attraverso il cinema, che ha il senso della vista al suo centro, intendeva dimostrare a sé stesso che la vita aveva ancora significato. (p. 24)
Pedro crede nel potere del cinema, confidando nella sua magia, e nella sua capacità di ricreare l'impossibile:
Pedro: Il lavoro di un regista è far credere alle persone quello che è quasi impossibile da dimostrare.
Cristal: E uscire dal cinema con l'illusione che la vita sia perfetta.
Pedro: Io lo chiamo cinema Felicità.
(p. 57)
Tutto ciò continua fino a quando, un giorno, la direttrice del circolo gli comunica che ha deciso di chiudere il cineforum, a causa del sempre più esiguo numero di spettatori, e di sostituirlo con un discoteca, per ottenere un introito maggiore. Per Pedro è una terribile notizia, che si aggiunge ad un'altra cattiva sorpresa, ovvero la separazione dei genitori, la quale colpisce il suo orizzonte come un fulmine a ciel sereno. Nella sua vita, tuttavia, giunge Cristal, giovane cameriera dai capelli rosso fuoco, per la quale Pedro perde la testa. Sarà lei a rimetterlo sulla strada del sogno cinematografico, infondendogli una nuova linfa vitale per cercare di realizzarlo.
Una volta chiuso il libro, però, nasce spontanea una considerazione che lascia un po' l'amaro in bocca, ovvero la consapevolezza che – soprattutto nella prima parte – se per i personaggi si fosse inserito qualche cambiamento di direzione più repentino e imprevisto, magari completamente inaspettato, la storia avrebbe potuto giovarne parecchio. Si può infatti dire che gran parte del merito del libro risieda non nell'immaginabile love story tra il protagonista sognatore e la bella cameriera del locale che ospita il cineclub, oppure ancora nelle difficoltà del giovane cineasta spiantato, ma piuttosto nella caparbietà con cui Pedro cerca di superare gli ostacoli che gli mette davanti la malattia, provando a girare il film migliore della sua vita, quello con cui potrà concorrere per il Cacao d'oro, uno dei più prestigiosi premi del settore. La pellicola, ispirata (anche in questo caso facilmente presumibile) al suo nuovo amore, sarà una vera e propria sfida per Pedro, il cui scopo diventerà quello di portarla a termine. In ogni caso, si tratta di una lettura piacevole, in grado di farci fare un salto nel Brasile contemporaneo, per scoprire i sogni di un giovane artista ed apprezzare la sua capacità di oltrepassare gli ostacoli per realizzare i propri sogni. Un bel racconto sulla magia del cinema, sulla capacità di infondere vita e gioia nelle vite di ognuno, di elevarli da una condizione magari non troppo felice, per portarli a credere nelle favole, nell'irrealizzabile, nell'impossibile che diventa vero.
Una volta chiuso il libro, però, nasce spontanea una considerazione che lascia un po' l'amaro in bocca, ovvero la consapevolezza che – soprattutto nella prima parte – se per i personaggi si fosse inserito qualche cambiamento di direzione più repentino e imprevisto, magari completamente inaspettato, la storia avrebbe potuto giovarne parecchio. Si può infatti dire che gran parte del merito del libro risieda non nell'immaginabile love story tra il protagonista sognatore e la bella cameriera del locale che ospita il cineclub, oppure ancora nelle difficoltà del giovane cineasta spiantato, ma piuttosto nella caparbietà con cui Pedro cerca di superare gli ostacoli che gli mette davanti la malattia, provando a girare il film migliore della sua vita, quello con cui potrà concorrere per il Cacao d'oro, uno dei più prestigiosi premi del settore. La pellicola, ispirata (anche in questo caso facilmente presumibile) al suo nuovo amore, sarà una vera e propria sfida per Pedro, il cui scopo diventerà quello di portarla a termine. In ogni caso, si tratta di una lettura piacevole, in grado di farci fare un salto nel Brasile contemporaneo, per scoprire i sogni di un giovane artista ed apprezzare la sua capacità di oltrepassare gli ostacoli per realizzare i propri sogni. Un bel racconto sulla magia del cinema, sulla capacità di infondere vita e gioia nelle vite di ognuno, di elevarli da una condizione magari non troppo felice, per portarli a credere nelle favole, nell'irrealizzabile, nell'impossibile che diventa vero.
Valentina Zinnà