Un'immagine dell'autrice |
Cuba è stata da sempre una delle "mete letterarie" preferite di grandi poeti e scrittori come Ernest Hemingway e Reinaldo Arenas, vuoi per le sue spiagge assolate, vuoi per la splendida musica che ne pervade ogni angolo, vuoi soprattutto per gli ideali di libertà che ha trasmesso in tutto il mondo e che hanno ispirato milioni di persone.
Sarà per tutti questi motivi che ogni storia ambientata tra le strade de L'Avana possiede un fascino particolare, e Un posto chiamato incanto, l'ultimo romanzo di Susana López Rubio edito da Dea Planeta Libri, non fa eccezione, tanto che sfogliando le sue pagine mi è parso davvero di sorseggiare un buon cocktail Gangster mentre seguivo con trepidazione le avventure dei protagonisti.
Il racconto inizia nel 1947, quando una nave proveniente da Lisbona porta un nuovo carico di migranti a Cuba. Tra questi c'è un ragazzo spagnolo di diciannove anni, Patricio, il quale non possiede nient'altro che i suoi sogni e la speranza che questo Paese possa regalargli un futuro migliore: ben presto il giovane trova lavoro presso i Grandi Magazzini El Encanto (titolo originale del testo), un luogo magico ove conoscerà il grande e contrastato amore della sua vita, Gloria, e dove vedrà lo scorrere della Storia intrecciarsi alla sua vita.
Un posto chiamato incanto è un magico affresco che tiene il lettore col fiato sospeso fino al colpo di scena racchiuso nelle ultime pagine: per i lettori di Critica letteraria abbiamo intervistato la sua autrice, che ci rivelerà qualcosa in più su questo bellissimo libro.
Il suo ultimo romanzo è ambientato a L'Avana negli anni '50: gli eventi narrati sono accaduti realmente? E L'incanto è un luogo esistente?
Sì, i grandi magazzini de L'incanto sono esistiti per davvero. Anche se i protagonisti del libro sono delle mie creazioni, la storia è ricca di personaggi reali. Ava Gardner, Frank Sinatra, John Wayne, Christian Dior, Che Guevara... Sono stati tutti clienti de L'incanto e gli aneddoti che racconto nella storia sono avvenuti per davvero.
Lei ha scritto due libri per bambini: La mejor familia del mundo e Martin en el mundo de las cosas perdidas. Cosa l'ha portata a cimentarsi con il genere della narrativa per adulti?
Volevo seriamente scrivere un romanzo, ma allo stesso tempo avevo una sorta di timore reverenziale. Avevo timore di non essere all'altezza. Finché L'incanto non ha incrociato il mio cammino. Mi piace pensare che è stata la storia ad avermi incontrata. Il mondo de L'incanto mi ha dato la fiducia che mi occorreva per imbarcarmi nell'avventura di scrivere per la prima volta un romanzo.
Questa storia trae spunto dalla sua infanzia a Cuba?
Quando ero una bambina i miei genitori lavoravano nella compagnia aerea Aviaco e avevano molti amici cubani. Eravamo soliti trascorrere le estati in Florida. La prima persona che mi parlò de L'incantò fu proprio un'amica cubana di mia madre e, dal primo istante, la storia dei grandi magazzini mi affascinò.
"A mio nonno, che ha prestato il nome al protagonista": potrebbe dirci qualcosa di più in merito a questa scelta?
Mio nonno si chiamava Patricio ed è stato una persona molto speciale per me. Dare il suo nome al protagonista è un omaggio alla sua memoria.
Come si è documentata?
La documentazione è stata una sfida meravigliosa. Ho trascorso mesi setacciando fotografie e documenti dell'epoca, ed ho anche avuto il privilegio di parlare con degli anziani impiegati de L'incanto e col le loro famiglie.
Gloria, la coprotagonista del libro, è una donna testarda, intelligente, autonoma e anticonformista: le assomiglia?
Mi piacerebbe assomigliare a Gloria, però mi identifico maggiormente con Patricio: un incorreggibile ottimista che non smarrisce mai la speranza, nemmeno nei momenti più difficili. Anche se ovviamente anche Gloria ha molte mie caratteristiche.
Nel libro colpisce l'episodio di Che Guevara che entrò ne L'incanto lo stesso giorno del trionfo della rivoluzione cubana: questo fatto accadde realmente?
Certamente! Tutte le stelle di Hollywood ed i cantanti di maggior successo dell'epoca furono clienti de L'incanto. E sì, la giacca che porta il Che nella famosa fotografia di Alberto Korda, venne comprata proprio nei magazzini de L'incanto.
Ci sono altri aneddoti incentrati su questo luogo?
A proposito di curiosità: negli anni 50 se una donna desiderava acquistare un vestito di Dior lo poteva fare esclusivamente a Parigi o ne L'incanto. La collezione New Look era disponibile soltanto nell'atelier di Parigi o nei grandi magazzini di L'Avana. Infatti, il designer di moda in persona li visitò all'inizio degli anni 50, a dispetto del fatto che aveva una terribile paura di volare.
La storia di Gloria e Patricio avrà un seguito?
Lo spero! Penso che, una volta che è stata scritta, la storia smetta di appartenere allo scrittore e divenga proprietà dei lettori. E se i lettori volessero un seguito... Chi lo sa?
Intervista a cura di Ilaria Pocaforza
Sarà per tutti questi motivi che ogni storia ambientata tra le strade de L'Avana possiede un fascino particolare, e Un posto chiamato incanto, l'ultimo romanzo di Susana López Rubio edito da Dea Planeta Libri, non fa eccezione, tanto che sfogliando le sue pagine mi è parso davvero di sorseggiare un buon cocktail Gangster mentre seguivo con trepidazione le avventure dei protagonisti.
Il racconto inizia nel 1947, quando una nave proveniente da Lisbona porta un nuovo carico di migranti a Cuba. Tra questi c'è un ragazzo spagnolo di diciannove anni, Patricio, il quale non possiede nient'altro che i suoi sogni e la speranza che questo Paese possa regalargli un futuro migliore: ben presto il giovane trova lavoro presso i Grandi Magazzini El Encanto (titolo originale del testo), un luogo magico ove conoscerà il grande e contrastato amore della sua vita, Gloria, e dove vedrà lo scorrere della Storia intrecciarsi alla sua vita.
La copertina italiana del libro |
Un posto chiamato incanto è un magico affresco che tiene il lettore col fiato sospeso fino al colpo di scena racchiuso nelle ultime pagine: per i lettori di Critica letteraria abbiamo intervistato la sua autrice, che ci rivelerà qualcosa in più su questo bellissimo libro.
Il suo ultimo romanzo è ambientato a L'Avana negli anni '50: gli eventi narrati sono accaduti realmente? E L'incanto è un luogo esistente?
Sì, i grandi magazzini de L'incanto sono esistiti per davvero. Anche se i protagonisti del libro sono delle mie creazioni, la storia è ricca di personaggi reali. Ava Gardner, Frank Sinatra, John Wayne, Christian Dior, Che Guevara... Sono stati tutti clienti de L'incanto e gli aneddoti che racconto nella storia sono avvenuti per davvero.
Lei ha scritto due libri per bambini: La mejor familia del mundo e Martin en el mundo de las cosas perdidas. Cosa l'ha portata a cimentarsi con il genere della narrativa per adulti?
Volevo seriamente scrivere un romanzo, ma allo stesso tempo avevo una sorta di timore reverenziale. Avevo timore di non essere all'altezza. Finché L'incanto non ha incrociato il mio cammino. Mi piace pensare che è stata la storia ad avermi incontrata. Il mondo de L'incanto mi ha dato la fiducia che mi occorreva per imbarcarmi nell'avventura di scrivere per la prima volta un romanzo.
Questa storia trae spunto dalla sua infanzia a Cuba?
Quando ero una bambina i miei genitori lavoravano nella compagnia aerea Aviaco e avevano molti amici cubani. Eravamo soliti trascorrere le estati in Florida. La prima persona che mi parlò de L'incantò fu proprio un'amica cubana di mia madre e, dal primo istante, la storia dei grandi magazzini mi affascinò.
"A mio nonno, che ha prestato il nome al protagonista": potrebbe dirci qualcosa di più in merito a questa scelta?
Mio nonno si chiamava Patricio ed è stato una persona molto speciale per me. Dare il suo nome al protagonista è un omaggio alla sua memoria.
Come si è documentata?
La documentazione è stata una sfida meravigliosa. Ho trascorso mesi setacciando fotografie e documenti dell'epoca, ed ho anche avuto il privilegio di parlare con degli anziani impiegati de L'incanto e col le loro famiglie.
Gloria, la coprotagonista del libro, è una donna testarda, intelligente, autonoma e anticonformista: le assomiglia?
Mi piacerebbe assomigliare a Gloria, però mi identifico maggiormente con Patricio: un incorreggibile ottimista che non smarrisce mai la speranza, nemmeno nei momenti più difficili. Anche se ovviamente anche Gloria ha molte mie caratteristiche.
Nel libro colpisce l'episodio di Che Guevara che entrò ne L'incanto lo stesso giorno del trionfo della rivoluzione cubana: questo fatto accadde realmente?
L'edizione spagnola del romanzo |
Certamente! Tutte le stelle di Hollywood ed i cantanti di maggior successo dell'epoca furono clienti de L'incanto. E sì, la giacca che porta il Che nella famosa fotografia di Alberto Korda, venne comprata proprio nei magazzini de L'incanto.
Ci sono altri aneddoti incentrati su questo luogo?
A proposito di curiosità: negli anni 50 se una donna desiderava acquistare un vestito di Dior lo poteva fare esclusivamente a Parigi o ne L'incanto. La collezione New Look era disponibile soltanto nell'atelier di Parigi o nei grandi magazzini di L'Avana. Infatti, il designer di moda in persona li visitò all'inizio degli anni 50, a dispetto del fatto che aveva una terribile paura di volare.
La storia di Gloria e Patricio avrà un seguito?
Lo spero! Penso che, una volta che è stata scritta, la storia smetta di appartenere allo scrittore e divenga proprietà dei lettori. E se i lettori volessero un seguito... Chi lo sa?
Intervista a cura di Ilaria Pocaforza
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