L'impero del sogno
di Vanni Santoni
Mondadori, 2017
Pp. 276
€ 18
Il futuro è là che aspetta solo te
l'eternità sarà per tutti noi
quel ragazzo coraggioso è già un eroe
e vincerà, sì vincerà
adesso va
(Galaxy Express 999, Oliver Onios)
A livello accademico ma non solo, un tema sempre più dibattuto è quello dell'autentica identità del nostro mondo/tempo contemporaneo. Una questione complessa certamente che però trova uno spunto di riflessione in più, forse inconsapevolmente, dal nuovo romanzo di Vanni Santoni (che abbiamo intervistato qui) L'impero del sogno, uscito per Mondadori. Il libro di Santoni ci offre infatti un ampio spettro dell'essenza del nostro tempo contemporaneo: una commistione, mai così profonda e, per forza di cose, interconnessa, tra dato umano, dato tecnologico e dato, diciamo così, mnemonico. Un'epoca come la nostra, da qualsiasi parte la si guardi, non può che presentarsi come priva di un'identità forte o comunque ben definita; forse, proprio questa "erranza di un'univoca identità", risulta proprio essere la cifra caratteristica del contemporaneo. Ma, dopo questa premessa filosofica, andiamo a trattare del romanzo che è bello, corposo e ricco, ricchissimo di spunti.
Utilizzando personaggi e situazioni già presenti nel fortunato La stanza profonda (ed anche in lavori precedenti) Santoni organizza un mondo al tempo stesso piccolissimo/localissimo ed enorme/vastissimo. Già perché se l'azione, a parte un paio di "trasferte" verso la fine del romanzo, non dista mai troppo da Firenze e dal suo immediato contado, è anche ramificata su più epoche o meglio dimensioni della percezione.
Il protagonista Federico Melani si ritrova a sognare, a sognare di continuo, a desiderare di continuare a sognare ancora e ancora perché il prodotto della sua mente, mentre il corpo riposa, è qualcosa di molto particolare. Egli, senza saperne bene il motivo, si ritrova infatti al centro di una specie di set da film fantasy o da classico videogioco RPG. Dopo aver superato una serie imprecisata di ostacoli, rappresentati da labirinti, segrete, catacombe e dungeon di varia natura, si ritrova a partecipare ad una "riunione plenaria" di esseri e creature che non possono non essere definite come fantastiche.
Draghi, elfi, ma anche sapienti e streghe, investigatori ed alieni (e molti altri) fanno infatti di quest'insolita accolita di "persone" chiamate ad udienza da tre misteriose ragazze. Queste fanciulle sono le garanti, le quali dovranno presiedere all'elezione della delegazione (così vengono chiamati i gruppi composti dalle varie creature) che si prenderà cura del misterioso uovo al centro della scena.
Questo il piano del sogno, che Federico continua ad inseguire nella vita reale. Prima cerca di derubricarlo come una banale proiezione onirica ma poi, e la pervicacia e complessità di queste immagini sia la loro veridicità, lo portano ad essere, letteralmente ossessionato da questo sogno. Fino a diventarne, via via che l'azione prosegue, sempre più protagonista.
Santoni usa un registro che si potrebbe definire medio, un italiano chiaro e netto, con talvolta delle "puntate" verso stili più aulici sempre ben connessi con la vicenda principale. L'autore inoltre utilizza anche tutto un campionario, trovata sicuramente gradita, graditissima a tutti gli appassionati del genere, caratteristico dei videogiochi, dei libri fantasy e dei giochi di carte o da tavolo stile Magic, Dungens&Dragons etc.
Nell'epoca in cui tutto è contemporaneo, lo sono perfino le zweihänder dei lanzichenecchi in questa storia, L'impero del sogno è un romanzo ribollente di trovate interessanti, come quello di resuscitare e rendere onore a luoghi magici e "dei" posti praticamente "sull'uscio di casa" (uno su tutti il dio Phersu, "il sanguinario arlecchino degli Etruschi"), con una storia che appassiona e con un buon numero di plot-twist degni di menzione.
Chiunque si sia seduto, almeno una volta, attorno al falò dei "mondi collassati" dell'universo di Dark Souls, qui si troverà a casa. Magari brandendo giusto una possente zweihänder.
Utilizzando personaggi e situazioni già presenti nel fortunato La stanza profonda (ed anche in lavori precedenti) Santoni organizza un mondo al tempo stesso piccolissimo/localissimo ed enorme/vastissimo. Già perché se l'azione, a parte un paio di "trasferte" verso la fine del romanzo, non dista mai troppo da Firenze e dal suo immediato contado, è anche ramificata su più epoche o meglio dimensioni della percezione.
Il protagonista Federico Melani si ritrova a sognare, a sognare di continuo, a desiderare di continuare a sognare ancora e ancora perché il prodotto della sua mente, mentre il corpo riposa, è qualcosa di molto particolare. Egli, senza saperne bene il motivo, si ritrova infatti al centro di una specie di set da film fantasy o da classico videogioco RPG. Dopo aver superato una serie imprecisata di ostacoli, rappresentati da labirinti, segrete, catacombe e dungeon di varia natura, si ritrova a partecipare ad una "riunione plenaria" di esseri e creature che non possono non essere definite come fantastiche.
Draghi, elfi, ma anche sapienti e streghe, investigatori ed alieni (e molti altri) fanno infatti di quest'insolita accolita di "persone" chiamate ad udienza da tre misteriose ragazze. Queste fanciulle sono le garanti, le quali dovranno presiedere all'elezione della delegazione (così vengono chiamati i gruppi composti dalle varie creature) che si prenderà cura del misterioso uovo al centro della scena.
Questo il piano del sogno, che Federico continua ad inseguire nella vita reale. Prima cerca di derubricarlo come una banale proiezione onirica ma poi, e la pervicacia e complessità di queste immagini sia la loro veridicità, lo portano ad essere, letteralmente ossessionato da questo sogno. Fino a diventarne, via via che l'azione prosegue, sempre più protagonista.
Santoni usa un registro che si potrebbe definire medio, un italiano chiaro e netto, con talvolta delle "puntate" verso stili più aulici sempre ben connessi con la vicenda principale. L'autore inoltre utilizza anche tutto un campionario, trovata sicuramente gradita, graditissima a tutti gli appassionati del genere, caratteristico dei videogiochi, dei libri fantasy e dei giochi di carte o da tavolo stile Magic, Dungens&Dragons etc.
Nell'epoca in cui tutto è contemporaneo, lo sono perfino le zweihänder dei lanzichenecchi in questa storia, L'impero del sogno è un romanzo ribollente di trovate interessanti, come quello di resuscitare e rendere onore a luoghi magici e "dei" posti praticamente "sull'uscio di casa" (uno su tutti il dio Phersu, "il sanguinario arlecchino degli Etruschi"), con una storia che appassiona e con un buon numero di plot-twist degni di menzione.
Chiunque si sia seduto, almeno una volta, attorno al falò dei "mondi collassati" dell'universo di Dark Souls, qui si troverà a casa. Magari brandendo giusto una possente zweihänder.
Mattia Nesto