di Alessia Gazzola
Longanesi, 2017
pp. 360
€ 17,60 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
Mi tolgo il camice, infilo i fogli nella borsa e gli corro dietro. Alla fine, come sempre. (p. 295)
Torna in libreria Alice Allevi, con Arabesque, ed è una grande festa per i lettori dell'Allieva (qui le nostre recensioni). Sì, perché Alessia Gazzola sa bene come far affezionare alla sua protagonista e come lasciare i lettori col fiato sospeso alla fine di un romanzo, in trepida attesa del successivo. Complice il successo della serie tv omonima, tripudio d'ascolti lo scorso anno su Rai 1, e un finale come sempre pieno di punti interrogativi nel precedente Un po' di follia in primavera, questo romanzo era ancora più atteso.
Novità in vista per la dolce, impulsiva, intraprendente, pasticciona e geniale Alice Allevi: ormai la specializzazione in Medicina Legale è compiuta, in lontananza il desiderio di concorrere per il dottorato. Come sanno bene i lettori affezionati, l'Istituto romano dove ha studiato e lavorato finora ha un'attrattiva in più: CC, ovvero Claudio Conforti, ora mentore ora detrattore di Alice, spavaldo e affascinante come non mai. Bene, se nel precedente romanzo la proposta di matrimonio di Arthur, il bel giornalista pieno di ideali, si era dissolta, adesso Alice deve fare i conti con il suo fantasma, ma soprattutto con la presenza quotidiana del suo più dolce tormento: Claudio. Sarà proprio lui a far pensare ad Alice, neanche a tante pagine dall'inizio del romanzo, che «la felicità esiste, si può sentire. Se non altro, mi ha dimostrato questo» (p. 80). Ma che avrà mai fatto? Si tratta dell'ennesima illusione o finalmente di qualcosa di più duraturo? D'altra parte sappiamo che Alice ogni tanto si butta, a costo di farsi del male, e lo sa anche lei:
Sono qui perché non so perdere il vizio di farmi un po' di male, fa parte del mio modo di sentirmi viva. (p. 254)
A complicare come sempre la vita di Alice, un caso di morte, il primo affidatole da un pm, ma presto la perizia si trasforma in qualcosa su cui indagare. Infatti quella che sembrava una morte naturale dà da pensare: alle prese con la sua prima autopsia in completa autonomia e senza supervisione, Alice scopre che non tutto è come sembra, e il suo sesto senso anche questa volta non sbaglia. La bella ma arcigna Maddalena Vichi, ex ballerina classica, ex moglie di un coreografo in vista, poi insegnante in una prestigiosa scuola di danza, è stata ritrovata morta nel giardino della sua villa, vestita di un abito da sera, a dir poco singolare per le prime ore del giorno. Potrebbe trattarsi di una dissecazione spontanea della carotide, cosa non frequente ma senza dubbio possibile, oppure...? Non ci sono segni di colluttazione, né la donna ha segni di violenza sul corpo, ma Alice non abbandona la sua pista e presto concorda anche Calligaris, l'ispettore che da sempre assiste ai colpi di genialità e alle figuracce della giovane anatomopatologa. Come sempre, non mancano le sue riflessioni che esulano dal caso e danno un valore in più al loro lavoro:
Ogni giorno la morte fa sfumare i sogni di molta gente, mia piccola Alice, anche quei desideri stupidi tipo 'stasera ho voglia di pizza', e ti dirò, è proprio la stroncatura dei piccoli sogni a farmi più tristezza. (p. 97)
Quel che Alice apre è un vaso di Pandora decisamente stracolmo e la morte di Maddalena ha socchiuso il coperchio: sta alla protagonista aprirlo e pian piano spalancarlo. Questa indagine intricatissima fa riaprire un vecchio caso archiviato come suicidio, ma forse un po' troppo frettolosamente. Infatti, quando Alice, su richiesta della pm, rianalizza le ossa della povera ragazza morta, allieva dodicenne molto promettente proprio di Maddalena, qualcosa non torna. Ma immaginate l'ansia, quando la dottoressa Allevi si accorge che ad aver fatto la perizia, all'epoca, era stato proprio Claudio Conforti?! L'allieva riuscirà a parlare con il suo suscettibile e permaloso maestro? E lui capirà?
Sono solo alcuni dei tanti quesiti che rendono questa nuova indagine appassionante dalla prima all'ultima pagina: tra schermaglie amorose, litigi furibondi, colpi di scena, indizi più o meno nascosti (ma mai abbastanza), piacevoli vicende collaterali che vedono tornare personaggi molto amati, Arabesque irrompe con la leggerezza di ottimi passi di danza nelle nostre ore di lettura e chiede, come ogni balletto che si rispetti, di non essere interrotto fino alla chiusura del sipario.
E ora, di nuovo, irrimediabilmente, aspettiamo con ansia il prossimo romanzo.
GMGhioni