Ogni storia è una storia d'amore
di Alessandro D'Avenia
Milano, Mondadori, 2017
pp. 324
€ 20,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
di Alessandro D'Avenia
Milano, Mondadori, 2017
pp. 324
€ 20,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
È un lungo canto d'amore quello che Alessandro D'Avenia intona nel suo ultimo libro, uscito il 31 ottobre scorso per Mondadori. Una lunga carrellata di vicende sentimentali, trentasei racconti per altrettante storie d'amore, alle quali si aggiunge un mito eterno, quello di Orfeo ed Euridice. Un racconto, quest'ultimo, in grado di narrare un sentimento capace di sfidare la morte, con il protagonista pronto a scendere nell'oltretomba per riportare alla luce della vita il suo unico amore. Una storia che, come dice D'Avenia, parte dalla fine, da dove le vicende d'amore in genere finiscono, ovvero dal matrimonio, per tornare indietro, farsi ombra e gareggiare con l'eternità.
Proprio per queste caratteristiche uniche, D'Avenia sceglie di raccontarci questa favola un poco alla volta, utilizzandola come intermezzo tra una triade di racconti e l'altra, come una parentesi mitica collocata in un'epoca indefinita e remota, staccandosi così dalla – talvolta crudele – realtà storica delle vicende narrate.
In queste sezioni D'Avenia mette anche un po' di sé, ed è innegabile osservare che sia questa una delle maggiori differenze rispetto ai libri precedenti: lo scrittore siciliano, infatti, non solo stavolta si butta in un tipo di pubblicazione completamente diversa da quelle a cui ci aveva abituati (una raccolta di racconti separati l'uno dall'altro, invece di un romanzo unitario), ma inserisce un po' di sé stesso, come già aveva in parte tentato con L'arte di essere fragili (recensito da Valentina e Gloria per Critica Letteraria), inserendo dettagli squisitamente autobiografici e rivelatori della sua persona.
Il fil rouge dei racconti, un filo che compare significativamente anche sulla copertina del libro, è, come già detto, l'amore, provato da artisti di ogni genere ed epoca, verso donne che sono poi diventate le loro muse, esseri astratti che agevolano l'ispirazione eppure contemporaneamente donne in carne ed ossa per soddisfare il bisogno d'essere amati.
Scorrendo le pagine del libro troviamo diverse vicende, ognuna etichettata dal nome della donna amata – e non dall'artista famoso – e raccontata da un personaggio che ha assistito a quell'amore da vicino: una voce esterna a garantire l'autenticità del sentimento, sebbene a darle corpo sia lo stesso D'Avenia.
Scopriamo la dolcezza inquieta di Keats, la passione feroce di Dante Gabriel Rossetti, la malinconica dolcezza di Leopardi. E ancora il viaggio continua con le donne amate da Vincent Van Gogh, Federico Fellini, Alfred Hitchcock.
L'obiettivo del viaggio, come anticipato dallo stesso autore nel Prologo, è dare una risposta ad un interrogativo: l'amore salva? La letteratura ci ha abituato a muse eteree e impercettibili, non umane, elevate su un piedistallo a garantire lo scorrere continuo dell'ispirazione del poeta, mute ed eterne garanti della poesia. Ma se Silvia, Teresa Fattorini, lasciò un'ombra tardiva nel cuore di Leopardi, Fanny divenne il tormento reale del poeta recanatese, lasciandogli una profonda sofferenza.
Tra tutti i racconti, però, spicca un'assenza importante, quella che, forse può essere considerata la storia d'amore per eccellenza: Dante e Beatrice. Vicenda che, però, è presente in ogni coppia raccontata, in nuce: in ogni storia si vede una scintilla di quell'amore vissuto all'ombra di un talento, cresciuto e nutrito dalla fervida mente di uno scrittore. Ad ogni donna, infatti, corrisponde un grande artista, che sia uno scrittore, un pittore, un musicista o un cineasta, non importa: queste donne diedero forma e colore alle loro ispirazioni, diventando muse ispiratrici.
Quello di D'Avenia, quindi, è un lungo viaggio nel tempo e nello spazio, alla ricerca di ciò che l'amore ha portato nella vita di questi grandi artisti.
In ogni caso, per conoscere la risposta alla domanda che dà inizio al libro, occorre leggere l'opera fino in fondo, e tirare le somme, riflettere sulle storie lette, soffermarsi su Orfeo e Euridice, e capire che l'amore ci salva perché ci costringe a tendere all'infinito. Come dice lo stesso autore, amare significa donarsi all'altro accettando di perdere il controllo:
Proprio per queste caratteristiche uniche, D'Avenia sceglie di raccontarci questa favola un poco alla volta, utilizzandola come intermezzo tra una triade di racconti e l'altra, come una parentesi mitica collocata in un'epoca indefinita e remota, staccandosi così dalla – talvolta crudele – realtà storica delle vicende narrate.
In queste sezioni D'Avenia mette anche un po' di sé, ed è innegabile osservare che sia questa una delle maggiori differenze rispetto ai libri precedenti: lo scrittore siciliano, infatti, non solo stavolta si butta in un tipo di pubblicazione completamente diversa da quelle a cui ci aveva abituati (una raccolta di racconti separati l'uno dall'altro, invece di un romanzo unitario), ma inserisce un po' di sé stesso, come già aveva in parte tentato con L'arte di essere fragili (recensito da Valentina e Gloria per Critica Letteraria), inserendo dettagli squisitamente autobiografici e rivelatori della sua persona.
Il fil rouge dei racconti, un filo che compare significativamente anche sulla copertina del libro, è, come già detto, l'amore, provato da artisti di ogni genere ed epoca, verso donne che sono poi diventate le loro muse, esseri astratti che agevolano l'ispirazione eppure contemporaneamente donne in carne ed ossa per soddisfare il bisogno d'essere amati.
Scorrendo le pagine del libro troviamo diverse vicende, ognuna etichettata dal nome della donna amata – e non dall'artista famoso – e raccontata da un personaggio che ha assistito a quell'amore da vicino: una voce esterna a garantire l'autenticità del sentimento, sebbene a darle corpo sia lo stesso D'Avenia.
Scopriamo la dolcezza inquieta di Keats, la passione feroce di Dante Gabriel Rossetti, la malinconica dolcezza di Leopardi. E ancora il viaggio continua con le donne amate da Vincent Van Gogh, Federico Fellini, Alfred Hitchcock.
L'obiettivo del viaggio, come anticipato dallo stesso autore nel Prologo, è dare una risposta ad un interrogativo: l'amore salva? La letteratura ci ha abituato a muse eteree e impercettibili, non umane, elevate su un piedistallo a garantire lo scorrere continuo dell'ispirazione del poeta, mute ed eterne garanti della poesia. Ma se Silvia, Teresa Fattorini, lasciò un'ombra tardiva nel cuore di Leopardi, Fanny divenne il tormento reale del poeta recanatese, lasciandogli una profonda sofferenza.
Tra tutti i racconti, però, spicca un'assenza importante, quella che, forse può essere considerata la storia d'amore per eccellenza: Dante e Beatrice. Vicenda che, però, è presente in ogni coppia raccontata, in nuce: in ogni storia si vede una scintilla di quell'amore vissuto all'ombra di un talento, cresciuto e nutrito dalla fervida mente di uno scrittore. Ad ogni donna, infatti, corrisponde un grande artista, che sia uno scrittore, un pittore, un musicista o un cineasta, non importa: queste donne diedero forma e colore alle loro ispirazioni, diventando muse ispiratrici.
Quello di D'Avenia, quindi, è un lungo viaggio nel tempo e nello spazio, alla ricerca di ciò che l'amore ha portato nella vita di questi grandi artisti.
In ogni caso, per conoscere la risposta alla domanda che dà inizio al libro, occorre leggere l'opera fino in fondo, e tirare le somme, riflettere sulle storie lette, soffermarsi su Orfeo e Euridice, e capire che l'amore ci salva perché ci costringe a tendere all'infinito. Come dice lo stesso autore, amare significa donarsi all'altro accettando di perdere il controllo:
Questo è il rischio dell'amore: smettere di controllare la vita, accettare la paura di essere mortali e cominciare ad essere realmente viventi. (p. 61)
Solo amando ci si moltiplica all'infinito nell'altro che condivide i nostri passi, solo amando si accetta il riflesso infinito che produce l'amare essendo riamati, un gioco di specchi e rimandi che moltiplica il senso delle singole vite. Quello che hanno fatto questi grandi artisti è stato prolungare all'infinito le loro vite e quelle delle loro muse, tendendo verso il centro della vita stessa, laddove si è più fragili e dove si accetta il rischio di donarsi all'altro. Un libro, quindi, quello di D'Avenia, da leggere non solo perchè ci fa aprire una finestra sulla vita interiore dei grandi protanogonisti del passato, ma anche perchè spalanca un portone verso il centro del nostro amare, per colpire a fondo nell'intimo e farci tuffare nel più misterioso dei sentimenti.
Valentina Zinnà
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