Gli "Esercizi di memoria" di Andrea Camilleri

Andrea Camilleri al Teatro Franco Parenti, Milano
Foto di Elena Sizana
Andrea Camilleri è un monumento nazionale, uno – se non “Lo” – scrittore italiano più amato dal grande pubblico, che si è affezionato tanto a lui, quanto al suo Montalbano, i cui nuovi episodi vengono attesi con trepidazione e puntualmente premiati con un successo di pubblico inaudito, e gli indici d’ascolto schizzano alle stelle. Le sue edizioni Sellerio sono ormai iconiche, chi non riconoscerebbe i libricini blu immediatamente tra gli scaffali della libreria? Questo è il Camilleri che ci piace, con le caratteristiche che lo rendono familiare e confortante: il suo forte accento siciliano, la prontezza nelle risposte, l’intelligenza e la finezza delle battute.

Ora Camilleri ha 92 anni, e non vede più. La vecchiaia lo ha reso cieco, ma non sordo al richiamo della vita, e tanto meno arrendevole di fronte alle sfide della sua età. Continua ad apparire in televisione (emozionante vederlo alzarsi in piedi da Fabio Fazio, in segno di vicinanza ai genitori di Giulio Regeni) e a mostrarsi al pubblico, nonostante alla perfetta forma mentale non corrisponda altrettanta veemenza fisica, con tanto coraggio e l’immancabile simpatia.


Illustrazione di Olimpia Zagnoli

Abbiamo avuto la fortuna di vederlo dal vivo, al Teatro Franco Parenti, lunedì 30 ottobre, in occasione della presentazione del suo ultimo libro Esercizi di memoria, edito Rizzoli. Camilleri non vede, eppure continua a scrivere, grazie al supporto di Valentina Alferj che da ormai 15 anni lo assiste nella scrittura. «Ormai conosce il vigatese meglio di me, e mi corregge!». Essendo dettati, i suoi libri riacquistano una cifra di oralità (in verità mai assente nella sua modalità espressiva), e vivono come delle opere teatrali. Egli stesso dice di riuscire a “farsi scrivere” proprio immaginandosi le storie come se recitate su un palco, con i personaggi che diventano attori, che pronunciano le loro battute e sono vivi e parlanti. Non si è esaurita la fucina camilleriana di storie.

 Cosa sono allora questi “esercizi di memoria”? Una raccolta di 23 racconti squisitamente autobiografici, che rievocano episodi straordinari della sua lunga vita, che – vale la pena sottolinearlo – ha visto tutto, dal 1925 a questa parte, e ha incontrato personaggi straordinari del mondo del teatro, del cinema, della letteratura.

Si tratta di, come recita il titolo, un esercizio, un allenamento che l’autore ha fatto per tenere attive le sue facoltà di ricordare, e che ha deciso di pubblicare convinto da un dettaglio importante: «mi è stato suggerito di provare a fare un libro diverso: perché non chiedere a sei tra i più apprezzati illustratore italiani, di differenti generazioni, di contribuire con un disegno che potesse rappresentare il “sentimento” del mio libro? Vi chiederete: e perché mai, essendo appunto diventato cieco, l’idea di avere delle illustrazioni che non avrei mai potuto vedere mi ha convinto a pubblicare i miei esercizi? […] E allora, anche se non li vedo, mi sono fatto raccontare nei minimi particolari le illustrazioni dei miei compagni di libro, me le sono ricostruite nella mia immaginazione e, lo confesso, mi sono piaciute assai». Cinque illustratori italiani (Gipi, Alessandro Gottardo, Lorenzo Mattotti, Guido Scarabottolo e Olimpia Zagnoli) più Tullio Pericoli per la copertina hanno arricchito il libro con dei loro disegni, ispirati dalle vicende e dalle ambientazioni delle storie.

Illustrazione di Gipi
Storie esilaranti, di una comicità schietta e semplice. Come quando racconta di dei Premi Letterari che ha vinto, a volte a lui sconosciuti, come quello dell’Isola di Ouessant, nord della Francia, destinato a uno scrittore nato in una qualsiasi isola del mondo che ha premiato Il birraio di Preston con la seguente motivazione: «bon livre». «Gente concreta da quelle parti, di poche parole!», esclama Camilleri, tra le nostre risate spassionate. O ancora, quando rievoca l’incontro con i briganti della Banda Giuliano, attiva nel dopoguerra in Sicilia, e in particolare con un vecchio bandito-filosofo, che in una situazione tutt’altro che comune, se ne esce con dei fini pareri filosofici: «La vera filosofia ti interesserà quando ti imbatterai in Kant, Schiopenhauer e meglio di tutti in Hegel».

Impossibile stabilire quale tra i 23 racconti sia il meglio riuscito, il lettore potrà solo scegliere il suo preferito. Tutti sono caratterizzati da una prosa asciutta e diretta, efficacissima e così vivace, e come dice Lella Costa, interlocutrice della serata al Parenti, speriamo che possa far seguito un secondo volume. Se mai avremo questa fortuna però, gli altri esercizi dovranno superare il giudizio più temuto da Camilleri, quello della moglie Rosetta: «Ho fatto 120 spettacoli di teatro, di fronte a critici che si chiamavano Silvio D’Amico, Renato Simoni... Il giudizio che temevo era il suo. La prova più terribile, leggerle ad alta voce un racconto: “Mmh”, mugugnava. M’infuriavo!». Noi lettori, di certo meno rigidi, non possiamo far altro che sperare in un si stampi! della signora Camilleri.